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Luciano Canfora: “Di questo passo la nuova classe politica italiana crescerà con riferimenti a Salò e nazismo”

Il professore Luciano Canfora ha spiegato a Fanpage perché è pericoloso che la futura classe politica del Paese cresca con riferimenti alla repubblica Sociale e al Terzo Reich.
A cura di Francesco Raiola
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Luciano Canfora è filologo, storico, grecista, saggista, autore di numerosi libri che trattano l'evoluzione della Democrazia, ma anche di Fascismo, come, tra gli altri, "La Democrazia. Storia di un'ideologia" (Laterza), "Giulio Cesare. Il dittatore democratico" (Laterza), "Il fascismo non è mai morto" (Dedalo). Partendo dall'inchiesta di Fanpage Gioventù meloniana, Canfora, professore emerito dell’Università di Bari, ha parlato del rischio che la futura classe politica del Paese possa crescere con riferimenti ideologici alla Repubblica Sociale e al Terzo Reich, ma anche di Democrazia, della differenza tra Fascismo e Nazismo, di Premierato e anche della difficoltà di condannare chi inneggia alla X Mas.

Professore, nell’ultima inchiesta di Fanpage si vedono giovani di Gioventù Nazionale inneggiare al fascismo e al nazismo. Crede che si possano ridurre a semplice folclore oppure fanno parte di un’ideologia a cui dovremmo fare attenzione?

Il fatto stesso che si tratti di persone nate 20 anni fa, cioè dopo l'anno 2000, che però continuano ad avere mentalmente un riferimento così esplicito al Fascismo, nelle sue varie forme, dimostra che la tradizione fascista è molto forte, si tramanda, talvolta estende la sua influenza, quindi chi parla di folclore si vuole bendare gli occhi. È il fatto stesso di questa lunga durata che dovrebbe illuminare gli scettici.

In più potrebbero essere la nostra futura classe dirigente…

Non so se sarà dirigente, ma certamente politica, quindi faremo i conti con persone il cui universo mentale, a ottanta anni dalla fondazione della Repubblica Sociale, ancora si richiama alla Repubblica Sociale, cioè al Terzo Reich.

Lei sostiene che allargando il significato di Fascismo a totalitarismo – come fanno molti politici per uniformare tutto – il rischio è che si perda il significato reale del termine Fascismo. Ci spiega perché è pericoloso questo slittamento semantico?

Intanto, come dice un pensatore famoso che si chiamava Hegel, nella notte tutte le vacche sono grigie e quindi non si distinguono, per cui la confusione non aiuta a capire. Quanto alla categoria abbastanza fatua di totalitarismo, dentro chi ci mettiamo? Ci mettiamo Garibaldi, che assume la dittatura quando arriva a Napoli? Ci mettiamo Robespierre e il Comitato di salute pubblica? Ci mettiamo Peron? Ci mettiamo Giulio Cesare? Ci mettiamo Bismark? Soltanto gli stupidi pensano che con una parola che non dice nulla, che non distingue, che non connota, che non specifica, si liberano del problema dicendo "tutti i cattivi, tranne noi".

Per entrare più nello specifico, poi, in molti, quando gli si chiede di stigmatizzare il fascismo, tirano in ballo il Comunismo: ci può raccontare se questa similitudine ha senso o perché l’equiparazione non ne ha, soprattutto in Italia?

Dunque, c'era un uomo famoso per la sua serietà che si chiamava Alcide De Gasperi, lo avrete sentito certamente nominare, il quale, tra l'altro, non è mai stato affiliato a movimenti a carattere comunistico: nel luglio del 1944 egli parla al Teatro Brancaccio a Roma, liberata da un mese e mezzo, era l'inizio di giugno 44, dove fa un grande comizio per la prima volta nella città che era stata sotto i tedeschi. Il suo è un discorso di prim'ordine in cui mette in chiaro i punti di contatto con le altre forze politiche e a un certo punto, come è ovvio, parla del Movimento comunista e della Russia Sovietica e dice: mentre Mussolini e Hitler varavano leggi razziali fondate sulla presunta superiorità di alcuni su altri, nell'Unione Sovietica centinaia di etnie diverse coabitavano affratellate e posso dire, soggiunge De Gasperi, che questo è vero cristianesimo. Allora, lasciamo la parola De Gasperi e non andiamo dietro, non so, a David Sassoli che al Parlamento Europeo fece passare quella strampalata delibera di equiparazione fra stalinismo e nazismo. Io preferisco De Gasperi che ha detto in modo semplice e chiaro la cosa principale, ovvero che la differenza fra Fascismo in tutte le sue facce, che vuol dire suprematismo, nazionalismo sfrenato etc, e Comunismo, che vuol dire fratellanza umana, è un abisso un po' più grande dell'Oceano Pacifico.

Parliamo di idee, perché talvolta l'applicazione di quelle idee hanno avuto risvolti vari…

No, non parliamo di idee, parliamo anche di applicazione, perché mentre nella cosiddetta – e sempre venerata da alcuni impreparati politicamente – grande democrazia americana, ancora adesso un poliziotto può prendere un nero e strangolarlo, mentre nell'Unione Sovietica si fondò l'Università Lumumba, nel nome del grande combattente congolese per la libertà del Congo ex belga, che fu università internazionale per tutti i giovani provenienti dai Paesi ex coloniali, quindi questa favola che le idee sono buone ma poi i cattivissimi non le applicarono serve per scaldare i cuori dei reazionari, ma non serve per capire la Storia.

Lei ricorda come Fascismo non fu solo le leggi razziali, è troppo facile stigmatizzare il Fascismo solo dalle leggi razziali e dall'ingresso in guerra, ma anche quello che venne prima (il '19, il biennio 21-22, il quadriennio contrassegnato dall’omicidio Matteotti): cosa si può rispondere a chi dice che il Fascismo è finito, passato e che non tornerà più?

Intanto dire che è troppo facile partire dal '38 con le leggi razziste, se posso permettermi, non è una formulazione molto precisa, perché il razzismo dei fascisti e di Mussolini in prima persona incomincia da molto prima delle leggi razziali. Per dire, la guerra coloniale, l'uso dei gas, contro l'Etiopia fu un esempio clamoroso di massacro di un popolo considerato inferiore, ma non ci fu soltanto la guerra coloniale: ancora prima il mondo ebraico era considerato ostile, il mondo dei neri e di altre popolazioni del globo considerato inferiore, quindi il razzismo accompagna il fascismo dall'inizio, perché è una categoria mentale inerente alla loro forma mentis.

C'è una Letteratura che ce lo ricorda, penso a Italiani, brava gente di Del Boca…

Certamente Del Boca ha fatto un grandissimo lavoro, ma potrei dire che c'è anche uno studioso italiano che si chiama Giorgio Fabre, che per Garzanti ha pubblicato qualche anno fa un tomo di 500 pagine, documentatissimo, intitolato "Mussolini razzista" che parte da quando lui era ancora socialista, perché nel cultura tardo-positivistica, che era fondata su elementi chiaramente naturalistici, pseudoscientifici, il razzismo trionfava. Stiamo attenti a dire che Mussolini è andato fuori di testa negli ultimi anni e prima non c'era male, perché quel fuori di testa, nel senso di razzismo consapevolmente praticato, comincia da molto prima. Dopodiché ci sono le altre varie fasi, quindi l'opportunismo di mostrarsi rivoluzionario e nazionalista al tempo stesso, ed è il biennio nero 21/22, l'opportunismo di avere i carabinieri al proprio fianco che fingono di non vedere e quindi arrestano soltanto i socialisti, l'opportunismo di essere repubblicano andare dal Re e dire "Maestà le porto l'Italia di Vittorio Veneto" e ricevere l'incarico di fare un Governo nel quale entrano i liberali, i popolari, i democratici e restano fuori i socialisti e i comunisti. Poi naturalmente i finti attentati, come quello di Bologna 31 ottobre del '26, il più clamoroso, che portano alla scelta – che il Re avalla e contro firma – delle leggi eccezionali dando il via alla dittatura apertamente tale, poi comincia la guerra coloniale, l'affiancamento alla Germania, la spinta bellicista, l'entrata in guerra e l'asservimento al Terzo Reich, dopo il 25 luglio, quindi questa è una storia con molte fasi, una peggio dell'altra.

Quando dicevo "è troppo facile" lo facevo perché chi giustifica gli anni prima delle Leggi razziali dicendo che è da quel momento che poi il fascismo cambia faccia…

Lo so, lo so, il duo Berlusconi Fini, quando si abbracciarono e fecero insieme il governo nel 1994, sdoganarono l'80% per cento del Fascismo con quella formula strampalata e molto incolta.

Quali sono, secondo lei, gli aspetti che oggi devono tenerci in guardia dal possibile ritorno di atteggiamenti che hanno a che fare col fascismo?

Il problema riguarda molti altri Paesi, per dire: i due candidati che si contendono la presidenza degli Stati Uniti d'America – e quindi uno dei due alla fine sarà presidente – si accusano reciprocamente di essere fascisti. Quando Trump ha avuto una delle sue condanne ha detto che viviamo, ormai, in un paese fascista. Biden, dopo qualche sortita di Trump, ha dichiarato "quello lì è un pericolo per la sopravvivenza della democrazia", quindi abbiamo due fascisti che si combattono, stando alle loro parole naturalmente. Poi abbiamo il presidente dell'Argentina, su cui stendiamo un velo pietoso, anche perché alle spalle ha una tradizione in cui il fascismo ha svolto un ruolo molto notevole, abbiamo i Colonnelli Greci, la storia della Spagna fino alla metà degli anni Settanta, quindi dire che soltanto i sognatori parlano di un fascismo che continua dopo il 1945 è un errore direi, tutto sommato, in malafede.

E in Italia?

Nella specifica storia nostra italiana, la questione non è nata l'altro giorno, credo che anche le persone più giovani si ricordino che cosa è stata la "trama nera", che cosa è stata Piazza Fontana, cosa sono stati i servizi deviati, che cosa è stato il tentativo di golpe di Borghese, che quasi è riuscito ed è arrivato nei sotterranei del Viminale e ci ricordiamo anche che quando si cominciano a picconare gli organi di controllo dello Stato, quando si sovverte la Costituzione, cambiandone l'impianto in direzione di tipo chiaramente autoritario, bonapartistico, siamo in una delle tappe del fenomeno fascistico.

Fascistico?

Io adopero l'aggettivo fascistico e non fascista perché fascistico vuol dire di tipo fascista, fascistoide.

Quando dice "picconare gli organi di controllo dello Stato" sta parlando del Premierato?

Il cosiddetto Premierato non si è capito cosa sia, si è capito soltanto che è un tentativo di carattere vagamente plebiscitario, ovvero dare più potere all'esecutivo attraverso la sceneggiata delle elezioni diretta, togliere molto potere al Presidente della Repubblica e a questo punto dare al Parlamento un ruolo meramente di parata. Non dimentichiamoci che il cavaliere Mussolini, che ebbe dal Re il piacere di fare il governo nel novembre '22 novembre, tra le primissime cose che fece, all'inizio del '23, fu cambiare la legge elettorale – la legge Acerbo -, che era proporzionale, rendendola ultra maggioritaria, creò il listone liberal-fascista, emanò una serie di leggi che toglievano spazio al capo dello Stato, cioè al Re, e passavano prerogative al capo del Governo, che era lui. Quindi il Premierato, nonostante la confusione linguistica e concettuale di cui si attornia attualmente, è nella scia di quei fenomeni che ho appena descritto.

Professore, come mai non riusciamo a indignarci quanto basta per chi inneggia alla X Mas?

Perché anni e anni di equiparazione tra Comunismo e Fascismo e altre bestialità del genere, di disprezzo e ironia nei confronti del concetto di antifascismo, attraverso i mezzi di comunicazione, attraverso i giornali, attraverso mille rivoli, ha reso l'opinione pubblica totalmente insensibile a questo problema, tranne minoranze avvertite. Quindi il compito è un po' più difficile di 30 anni fa.

Esiste anche un problema di conservazione della memoria di un periodo che alcuni vedono lontano?

Più che lontano direi abbellito in vario modo. Ci sono vari modi per abbellirlo, per esempio negli anni 70, mentre era in atto la trama nera, giusto per citare un fatto macroscopico della nostra Storia, molti dotti uomini, studiosi di sociologia e anche di Storia, cominciarono a dire che in fondo il fascismo era anche la fase della modernizzazione dell'Italia post-liberarle, quindi sullo stesso piano americano del New Deal americano, dello Stato Sociale weimeriano: questa era la via scientifica alla cauterizzazione dell'opinione pubblica. Contemporaneamente c'erano i vari Giulio Caradonna (che fu repubblichino e parlamentare missino, ndr) che facevano il loro mestiere aggressivo, sia in Parlamento che fuori, con le botte ai giovani antifascisti, la complicità con i servizi segreti deviati, insomma tutto quello che sappiamo. Insomma, esistono due vie diverse, quella pseudo scientifica e quella manesca per cancellare la vera faccia del Fascismo.

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