Luca Scacchetti, l’architetto umanista
Che importanza ha oggi il disegno in Architettura? Quale è il ruolo dell’architetto nella società contemporanea? Sono solo alcune delle domande a cui ha magistralmente risposto Luca Scacchetti, urbanista e architetto, designer, pittore, incisore, scultore e anche ottimo scrittore, progettista “istituzionale”, cioè attento nei progetti a trovare sempre un equilibrio tra innovazione e forme consolidate, in una via di mezzo tra avanguardia, tradizione e classicità. Gran viaggiatore appassionato e dedito al fare. Vive a Milano e lavora ovunque, dalle Americhe alla Cina.
L’importante è portare qualità in ogni gesto, qualità vera, quindi con un senso di responsabilità, e rendersi conto che l’architetto è un mestiere al servizio degli altri.
Il portfolio, che lo Studio Scacchetti ha costruito negli anni, comprende progetti e costruzioni su committenza pubblica e privata, che spaziano da edifici civili, pubblici, alberghi, residenze, spazi urbani, inclusa la progettazione di nuovi quartieri, aree urbane e lottizzazioni, in tutta Italia e in Francia, Spagna, Olanda, Russia, Grecia, Cipro, Giappone, Armenia, Kazakistan e Cina. A ciò si aggiungono interventi di interior design, allestimenti, disegno di arredi e di prodotti e consulenza per aziende. La filosofia dello studio è quella di un approccio interdisciplinare al progetto e di una ricerca di un rapporto formale e spaziale con il luogo in cui si opera.
Ogni progetto è condizionato fortemente dal luogo, se così non è non è un buon progetto. È solo la presunzione di alcuni architetti che prevede un’internazionalizzazione e ripetizione delle stesse forme indipendentemente dal luogo. Il luogo modifica le nostre scelte e noi dobbiamo avere la generosità e la capacità di far modificare le nostre forme dalla terra.
Luca Scacchetti, classe 1952, docente allo Ied, a Brera e al Politecnico, ricerca incessantemente nelle sue opere misura ed adeguatezza, rapporto di coesistenza tra ciò che c’era e ciò che sarà. In equilibrio precario tra tradizione e quanto più di contemporaneo si possa immaginare, spesso i suoi lavori si lasciano guidare dalla forza del genius loci. L’architetto e designer milanese racconta il paesaggio quotidiano di una città, nell'era del computer, attraverso il disegno manuale che è qui ancora espressione dell'idea, opera autonoma, origine di ogni atto figurativo, percorso metodologico. Progettista postmoderno (nell'accezione positiva del termine) riprende la tradizione rinascimentale e la connette al contemporaneo.
Nel Post Moderno c’erano degli aspetti assolutamente vitali per l’architettura, che poi sono degli aspetti di sempre, sono la coscienza di una tradizione. Quindi ogni scelta che noi facciamo, la più contemporanea o la più moderna, è un modo per esprimersi nei confronti di quello che c’era prima. Anzi, direi che tutta la storia dell’uomo è un continuo ribadire o negare, affermare o contraddire il gesto dei nostri padri. Questo è l’aspetto interessante del Post Moderno, che rende il rapporto con la tradizione uno degli elementi della composizione.
In occasione del Fuorisalone di Milano, lo scorso aprile 2013, Luca Scacchetti ha realizzato The View, un’installazione poetica e legata alla sua collocazione all’interno del Cortile seicentesco dell’Università Statale di Milano. The View è un ragionamento sul tema della casa in cui i confini tra interno ed esterno, rapporto tra muratura e finestre, si rompe, diventa labile, diventa un abitare, occasione per guardare fuori. Ogni casa è un affaccio sull’esterno e vista dall’esterno è un affaccio sull’interno. All’architetto milanese interessa molto in questo momento lavorare sulla linea di confine tra il dentro e il fuori e metterla in qualche modo in crisi.
Una delle difficoltà maggiori in architettura è il tema che può apparire il più semplice e che è quello della casa. In realtà la casa è una sorta di tema madre che contiene anche tutti gli altri. La cosa difficile è reinventare, rinnovare, alzare la qualità del tema dell’abitazione, perché è un tema consuetudinario e nella consuetudine è di certo più difficile portare innovazione e ricerca. Ma sicuramente, la casa, è il tema centrale dell’architettura e dei miei progetti.
Tra i suoi progetti più importanti va menzionato il quartiere Expo a Shanghai: progettazione di massima e definitiva del lotto pilota del quartiere Expo (22 edifici di cinque piani e quattro edifici a torre) che ospita, oltre alle residenze per circa 2500 abitanti, servizi collettivi, spazi verdi, parcheggi interrati e attrezzature commerciali; l’Aeroporto Guglielmo Marconi a Bologna: il progetto affronta il tema aeroportuale come porta d’ingresso alla città e al suo territorio; la ristrutturazione dell’Aeroporto Internazionale Leonardo da Vinci a Roma: l’area internazionale dell’aeroporto viene suddivisa in una serie di sottotemi, che vengono trattati come progetti a se stanti; l’Hotel Litta Palace a Milano; disegna mobili e complementi d’arredo per diversi celebri brand come Poltrona Frau per cui progetta la serie per ufficio Corinthia, composta da arredi in acciaio.
Trovo sbagliato sbandierare l’innovazione come pretesa culturale astorica, senza che alle spalle ci siano ragioni culturali, comportamentali, storiche appunto, l’innovazione si determina non per capriccio, ma per necessità reali di certi momenti storici (ad esempio ora la questione energetica ed ecologica).
Negli spazi di lavoro del suo studio di Milano, un grande open space in cui si scambiano ruoli ed idee, abbiamo avuto la possibilità di intervistarlo e di conoscere uno degli ultimi architetti rinascimentali del nostro tempo.