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L’orrore del nazismo nei racconti dei soldati della Wehrmacht

In Germania viene pubblicato il libro di due storici che racconta le aberrazioni della Wehrmacht raccolte dalle testimonianze dirette di soldati ascoltati a loro insaputa nelle carceri alleate: parole piene di crudeltà spaventosa.
A cura di Nadia Vitali
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"Soldati, protocolli del combattere, dell'uccidere e del morire" è il titolo del libro in uscita in Germania scritto dagli storici Sonke Neitzel e Harald Welzer che raccoglie testimonianze e conversazioni tratte dalle pagine degli archivi dell'Intelligence britannica e dello Oss statunitense: racconti dei soldati della Wehrmacht delle proprie azioni di guerra, storie gonfie di spavalderia e inclinazione perversa al male, ben al di là di quello che può essere il semplice "dovere" di un militare di un paese in guerra.

Oltre centocinquantamila pagine di trascrizioni di colloqui tra prigionieri tedeschi, dai soldati semplici agli ufficiali, ignari di essere ascoltati e che vennero selezionati a caso dai servizi alleati al fine di studiare la psicologia del nemico. Ancora una volta la Germania,con la dignità che solo un'autocritica profonda riesce a conferire, si ritrova a fare i conti con la pagina più amara ed ingiustificabile del proprio passato e di quello dell'intera umanità.

La Wehrmacht (letteralmente forza di difesa) era composta principalmente da uomini comuni, certamente non dai nazisti fieri e convinti selezionati per il corpo delle SS, e questo aveva sempre alimentato la convinzione, nel dopoguerra, che, sebbene fosse stata una forza implacabile, la correttezza rappresentasse la sua prerogativa principale: un esercito impegnato in una guerra sanguinaria ma non in crimini feroci che oltrepassano l'umana immaginazione, giustificati solo dal sadismo. Di certo, non ci si aspettava di confrontarsi con soldati semplici che rammentano ai compagni di prigionia di quando con gioia ammazzarono donne e bambini, provando pietà, tutt'al più, "per i cavalli".

La conferma che quel paese, in prima linea con il pacifismo anche di recente con i dubbi relativi all'attacco a Gheddafi, all'avanguardia nel rispetto dell'ambiente e politicamente corretto al punto da costituire il maggiore modello per l'intera Europa, si rese protagonista di una sorta di invasamento generale che portò alla nefasta II guerra mondiale: l'adesione alla follia hitleriana fu ampia ed investì anche tante persone presunte "normali", come i soldati di cui i due storici hanno studiato le conversazioni.

Nel libro si narra, tra l'altro, dell'odio feroce nei confronti gli italiani: in qualunque luogo dell'Italia si arrivasse il tenente esordiva con naturalezza dicendo "cominciate ad ammazzarne un po'";  "Il tenente ci diceva, ammazzatene venti, così avremo un po' di pace, alla minima loro sciocchezza via altri cinquanta. Ra-ta-ta-ta con le mitragliatrici, lui urlava, "crepate, maiali", odiava gli italiani con rabbia". E anche delle uccisioni di civili, donne e bambini, verso i quali non si provava neanche una minima pena o rimorso; "In Caucaso, se uccidevano uno di noi, il tenente non aveva bisogno di impartire ordini. Pistole pronte, donne, bambini, tutto quel che vedevamo, via!".

Anche i marinai della Kriegsmarine si raccontano con una certa soddisfazione dell'affondamento di una nave che trasportava bambini dall'Inghilterra in salvo verso gli Stati Uniti e il Canada, mentre gli aviatori della Luftwaffe ricordano: "Avevamo un cannone da 20 mm, volando bassi su Eastbourne abbiamo visto una festa in una villa, abbiamo sparato, ragazze in abito sexy e uomini eleganti schizzavano via nel sangue, amico mio che divertimento!". Gli stupri all'ordine del giorno: "“ In quella casa a Radom in Polonia ci portavano con i camion. Ogni donna doveva avere una quindicina di uno di noi ogni ora, ogni due settimane era obbligo sostituirle” e per le partigiane ancora più crudeltà: "In Russia prendemmo una spia, le infilzammo i seni con spini, le infilammo la canna del fucile di dietro, poi ce la facemmo. Poi la buttammo giù dal camion, le tirammo granate attorno, figurati, urlava ogni volta che esplodevano vicino!". (fonte REPUBBLICA)

La storia è importante e per questo non andrebbe mai dimenticata bensì esaltata e studiata con attenzione: nessuno di noi può dirsi alieno da queste aberrazioni, il pericolo c'è sempre, insito alla nostra natura di uomini, tanto razionali ma anche tanto ignobili e capaci di malvagità inimmaginabili.

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