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Loredana Lipperini ricorda la scomparsa di Graziella De Palo: “Un’ombra sulla storia d’Italia”

Loredana Lipperini ha raccontato a Fanpage la storia di Graziella De Palo, giornalista italiana scomparsa in Libano e sua amica del cuore, di cui ha parlato nel libro “L’arrivo di Saturno” e nel podcast “Omissis”.
A cura di Francesco Raiola
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Oggi, 22 anni fa, scomparvero, in Libano, Graziella De Palo e Italo Toni, due giornalisti che in un anno cardine per la storia italiana avevano scoperto qualcosa di grande e spaventoso che probabilmente portò alla loro morte. Quella di De Palo e Toni è una storia che avviene in momento in cui l'Italia è colpita dalla strage di Bologna, dalla caduta del Dc9 di Ustica, col terremoto dell'Irpinia mette in ginocchio il Sud, ma soprattutto è una storia di misteri, spie, non detti, segreti di Stato e omissis, come si chiama anche il Podcast di Radio3 – uscito oggi su RaiplaySound – in cinque puntate scritto da Loredana Lipperini, giornalista e scrittrice, amica di De Palo e autrice anche di un libro, "L'arrivo di Saturno" che ripercorre proprio questa storia e che Bompiani ha deciso di ripubblicare.

Lipperini racconta la loro storia, quella di due ragazze che diventano amiche e percorrono un pezzo di strada insieme, diventando giornaliste, una d'inchiesta e l'altra culturale, finché la storia prende una piega che solo in pochi sanno come è andata a finire e di cui oggi si conosce ancora poco. Alla fine di agosto 1980 De Palo e Toni partono per il Libano, l'1 settembre sono in Ambasciata a Beirut e comunicano al Consigliere Tonini, che svolge le funzioni dell’ambasciatore in vacanza, Stefano D’Andrea, che il giorno dopo hanno un appuntamento importante: “Se fra tre giorni non siamo rientrati in albergo date l’allarme, venite a cercarci" dice Toni presagendo qualcosa. E in effetti, il giorno dopo, il 2 settembre, i due giornalisti scompaiono. Le tracce si perdono e questa diventa una storia di depistaggi, false piste e omissis, appunto.

Qualche anno dopo una testimonianza a La storia siamo noi racconta che a prelevare De Palo e Toni fuori al loro albergo sia stata un'auto guidata da un commando palestinese a cui qualcuno aveva detto che i due giornalisti erano spie al servizio di Israele. Resta impossibile, tuttora verificare e indagare cosa sia veramente successo, anche perché sulla vicenda c'è un Segreto di Stato che è stato prolungato fino al 2030. Abbiamo chiesto a Loredana Lipperini di raccontarci il libro, il podcast e soprattutto la storia della sua amicizia con Graziella de Palo.

Quando capì che era arrivato il momento di fissare su carta la storia della sua amica Graziella De Palo e di Italo Toni?

Non c’è stato un momento preciso. Dall’ottobre 1982, quando ho saputo della scomparsa di Graziella, che all’epoca pensavo temporanea, come tutti, questa storia ha a lungo galleggiato nell’irrealtà. Non può essere capitato a lei, mi dicevo. Con il passare degli anni, e con l’emergere dei depistaggi e dell’enormità della vicenda, ho continuato a pensarci. Ma bisogna arrivare al 2015 per trovare la sollecitazione definitiva. Semplicemente, trasferendomi nella casa che era di mia madre, non ho più trovato le lettere di Graziella, forse smarrite durante il trasloco. E ho pensato che allora, se non potevo più rileggere le sue parole, dovevo trovarne di mie, per raccontarla.

Come è stato ripercorrere la vostra storia?

Ripercorrere la storia di Graziella è stato possibile grazie al lavoro gigantesco, e sfiancante, delle famiglie De Palo e Toni. Hanno conservato tutto, i fogli, i nomi, gli appuntamenti. Hanno registrato gli incontri con colonnelli, funzionari, sottosegretari e ministri. In pratica, c’era già tutto, per chi avesse avuto voglia di parlarne (e se n’è parlato pochissimo). La storia personale, invece, non è mai stata dimenticata. L’amicizia di due adolescenti, poi giovani donne, è qualcosa che segna, qualcosa che ti plasma e determinata quel che tu sarai. Quello che io sono oggi. Per Graziella non c’è stato alcun futuro, però.

E, invece, come è stato trovare una voce, un punto di vista per farlo?

La voce è diversa per il romanzo e per il podcast: per L’arrivo di Saturno ho scelto deliberatamente di accompagnare la storia di Graziella con una vicenda non realistica. Perché sembrava, quel che le è avvenuto, a sua volta irreale. Per il podcast ho proceduto con una scrittura più lineare e pensata per la radio.

A Maria Vittoria Serru confidò che c’era in ballo una cosa “grossa. Troppo grossa”. A 42 anni di distanza come è fissata questa storia nella sua memoria?

Credo che abbiamo tutti perso una ragazza che sarebbe diventata una grande giornalista e che anzi lo era già. E di certo abbiamo perso un pezzo di verità sulla parte più oscura della storia d’Italia. “La cosa grossa” di cui Graziella parlò a Mavi era di certo una pista non immaginabile nel momento in cui aveva deciso, con Italo Toni, il viaggio in Libano.

Cosa vorrebbe ricordare che sente di aver perso?

Per quanto riguarda i miei ricordi, non ho perso nulla: dal momento in cui ho conosciuto Graziella al ginnasio fino a quando l’ho incrociata in piazza del Pantheon, un anno prima della sua scomparsa.

Qual è il vostro ricordo più caro che porta con sé? 

Non ce n’è uno solo. Diciamo tutte le volte che abbiamo pianto insieme per uno di quei piccoli dispiaceri che capitano alle ragazze, ma subito dopo scoppiavamo a ridere perché ci trovavamo buffe.

In che modo quanto avvenuto ha cambiato la direzione della sua vita?

È difficile dirlo. È uno dei miei più grandi rimpianti, ma è poco rispetto allo strazio di due famiglie che non hanno mai potuto piangere i propri cari su una tomba.

Bompiani ha riproposto il suo romanzo e la Rai ha prodotto un podcast: cosa ci può insegnare questa storia, oggi?

Beh, direi tutto. Ripercorrere quel tempo significa capire quanto ancora non sappiamo, e quanto certe ombre si allunghino ancora su di noi. Ci insegna a chiedere verità, e giustizia. Ci insegna che chi ha messo e mette in giro la narrazione tossica sui giovani sfaccendati non ha mai, mai, avuto ragione, ieri come oggi.

La verità è sommersa ancora sotto il segreto di stato almeno fino al 2030: crede che si riuscirà mai a fare pienamente luce su quanto accaduto?

Me lo auguro. E non solo io.

Immagino si sia fatta un’idea su cosa significhi che, riguardo questa storia, “la verità farebbe male” e che sarebbe “a rischio la sicurezza nazionale” come è stato risposto a chi ha chiesto verità…

Anche due. È evidente che tutto quel che riguarda il lodo Moro viene ostinatamente nascosto. Ma, come diceva Pasolini, nella frase che chiude il podcast, “non potranno mentire per sempre”.

Combattiamo sempre con la memoria, molto spesso con la perdita della memoria, personale e collettiva. Che ruolo ha la letteratura, oggi, in questo processo di archiviazione?

Per come la interpreto e la vivo io, questo è IL ruolo della letteratura.

Qual è la vibrazione che lei sente oggi, quando ricorda la vostra amicizia?

Quella parola “costruiamo”, che ci dicemmo ragazzine, pensando che avremmo edificato la nostra amicizia pietra su pietra.

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