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Lodo Guenzi sui portici di Bologna patrimonio Unesco: “Ricordo baci, nevicate e l’omicidio Biagi”

I portici di Bologna sono stati nominati patrimonio dell’umanità dell’Unesco nei giorni scorsi. Un riconoscimento a una delle città italiane più nota per la sua Cultura alta, come ribadisce anche Lodo Guenzi de Lo Stato Sociale, che quei portici li conosce bene e li ha vissuti per tutta la sua vita.
A cura di Francesco Raiola
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I portici di Bologna sono stati nominati patrimonio dell’umanità dell’Unesco nei giorni scorsi. Un riconoscimento a una delle città italiane più nota per la sua Cultura alta, come ribadisce anche Lodo Guenzi de Lo Stato Sociale, che quei portici li conosce bene e li ha vissuti per tutta la sua vita. È a lui che abbiamo chiesto cosa significhi questo riconoscimento per la città e quale importanza hanno avuto per lui che ha spaziato tra i baci dell'adolescenza, la scritta contro Salvini e Marco Biagi.

Ciao Lodo, cosa significa per un bolognese questo riconoscimento Unesco per i portici di Bologna?

Ci fa piacere, la prenderemo in gag come tutte le cose che succedono, ho già letto delle cose sul web che fanno abbastanza ridere e, insomma, noi ci rapportiamo così ai riconoscimenti che arrivano, prendendoci per il culo. Credo che la Cultura alta sia così storicamente radicata nella città con l'Università più antica del mondo, che fortunatamente ce la giochiamo in surplus, prendendoci in giro più che si può. Bologna, a metà tra l'Università e il bar.

Quando Lodo pensa ai portici di Bologna quali sono le cose che gli vengono in mente?

Tra le immagini che mi vengono in mente c'è quella di una nevicata ad aprile, che si stagliava dal portico della mia scuola, il Galvani, una nevicata strana con il sole, chissà cos'era, avevo 15 anni, una cosa del genere. Poi c'è quella dell'ombra su un muro giallo durante il primo bacio, dato senza sapere cosa stessimo facendo e poi c'è casa di Marco Biagi, il portico di via Valdonica con la stella rossa lasciata incisa per un po'. Questa cosa ha avuto a che fare con la mia vita, dato che mia madre è stato il giudice di quel processo, quindi quell'avvenimento si è molto intrecciato ad alcuni anni della mia vita.

In un’intervista dicesti: “Ci sono i portici, dove si tende a guardare da vicino, negli occhi le altre persone”. C’è qualche aneddoto legato anche al gruppo che puoi raccontarci?

Io sono quello del centro, rispetto agli altri, quello cresciuto in mezzo ai portici, gli altri ci si sono avvicinati, salvo Bebo che si è trasferito a Roma per non rischiare. Carota e Albi adesso stanno in  mezzo ai portici, mentre Checco è innamorato della Bolognina: mi ricordo lunghe vasche con Albi in via Zamboni, cercando di fargli capire come diceva Guccini, alla fine abbiamo fatto un sacco di cose ma non abbiamo capito nulla.

Lodo, nel frattempo, però, so che sei lontano da Bologna in questo momento, preso da un po’ di progetti, ci fai una panoramica?

Sono un po' in tour con Lo Stato Sociale, poi sto portando in giro per l'Italia il mio monologo teatrale che si chiama "Uno spettacolo divertentissimo che non finisce assolutamente con un suicidio", sto girando un film a Torino, sto preparando la presentazione della finale del Campiello a Venezia, una cosa qua, una cosa là, ci si vede in giro regaz.

Ma poi la cancellarono quella scritta contro Salvini, a proposito di portici?

Sì, quella scritta la cancellarono all'interno di un progetto che aveva a che fare con la pulizia dei palazzi storici, la cancellarono a prescindere dal contenuto della scritta, da quello che so io. Del senso di quella scritta nel quartiere più di destra di Bologna ne abbiamo già ampiamente parlato e non c'è bisogno di ripeterlo. L'ho trovata una cosa che non faceva bene ad un mondo migliore da venire, ovvero un mondo in cui non abbiamo Salvini tra le palle. Detto questo, il tema della riqualificazione dei muri è un tema molto controverso in cui bisognerebbe fare una serie di riflessioni.

Tipo?

Tipo sull'importanza delle tracce che si lasciano, sull'importanza di alcuni graffiti, sull'importanza di alcune opere d'arte, su come una manata di vernice da passare sopra un muro sia concepita automaticamente come una sconfitta del degrado. Il degrado non è il fatto che passeggiando per una città riconosci il passaggio di una generazione su quella città, non è far scomparire i giovani, gli artisti, le scritte, il degrado è altro, è rendere una città, culturalmente, ogni anno più povera, sgomberare gli spazi sociali, sgomberare le occupazioni non dando da vivere alle persone che hanno bisogno di un tetto sulla testa. Il degrado è una cosa più profonda, non si tratta di una lattina per terra o una scritta su un muro.

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