Lo scrittore francese David Foenkinos: “L’arte è un rifugio, i libri mi hanno salvato”
Un professore che lascia tutto per mettersi a fare il custode del Museo d'Orsay. Niente ha più senso se non stare tutto il giorno a guardare il quadro di Amedeo Modigliani in cui viene ritratta la sua amante Jeanne Hébuterne. Questi gli elementi principali attorno a cui ruota la trama di "Verso la bellezza" (in Italia edito Solferino), l'ultimo libro dell'autore francese David Foenkinos, ospite ieri sera al Festival Salerno Letteratura nell'ambito dell'incontro "L'arte che ci riscatta". Un appuntamento sognato a lungo, come dice lo scrittore:
Ho la fortuna di essere tradotto in tutto il mondo, viaggio molto, ma ho avuto poche occasioni di venire in Italia, il paese della bellezza e della pittura. Il pubblico di Salerno è stato adorabile, il luogo dell'evento meraviglioso. Oggi approfitterò di una mezza giornata libera per godermi Napoli e le sue bellezze.
Non è la prima volta che l'autore mette al centro delle sue opere lo strano connubio che da sempre unisce la vita umana all'arte, basti pensare ad altre sue opere di successo come "Charlotte" (2014) e "Il mistero Henry Pick" (2016). Eppure, in questo caso sembra proprio volerci suggerire una sua personale visione filosofica.
La scelta del protagonista di "Verso la bellezza" simboleggia il bisogno di ridare importanza alla bellezza? Solo l’arte può salvarci?
Ovviamente, l'arte, non può salvarci da tutte le situazioni, ma può essere di grande conforto, offrendoci consolazione. In alcuni casi, la bellezza è simile ad una fasciatura, una specie di cerotto curativo per la bruttezza che ci circonda. Il mio personaggio ha appena vissuto un dramma, quindi ha voglia di rifugiarsi in ciò che per lui rappresenta la "bellezza": il Museo d'Orsay. Ai suoi occhi si tratta quasi di un luogo religioso.
Quando siamo circondati dalla sofferenza è difficile vedere la bellezza. Questo significa che anche l'arte ha dei limiti?
Certamente. L'arte ha, indubbiamente, dei limiti, perché ci sono delle situazioni che non possono essere alleviate. Ma, in cuor mio, sento che l'arte è una forza in grado di superarci. Quando ho scritto il mio romanzo "Charlotte" ero affascinato dalla forza di questa donna che cerca nell'arte un mezzo di sopravvivenza. Al tempo stesso, l'arte può essere anche un modo per estraniarsi dalla realtà, allontanandosi dal reale e, quindi, sopportandolo.
Come mai ha deciso di iniziare a scrivere? Quando è nata l’ispirazione?
Non ho deciso io di scrivere. É diventata un'ossessione da quando avevo 16 anni, dopo una grave malattia al cuore. Adoro raccontare storie e mi piace dare un tocco personale. Non uso in maniera forzata spunti che mi arrivano dall'ambiente che mi circonda, ma aggiungo sempre qualcosa di mio. "Verso la bellezza" è un libro che trae ispirazione da ciò che ho vissuto. Quando ho trascorso dei mesi all'ospedale, i libri mi hanno permesso di superare le difficoltà. Mi hanno consolato.
Nei suoi libri, spesso, tutto parte da un mistero. Cosa vuole comunicare ai lettori?
Sì, "Verso la bellezza" gira intorno a un mistero, che si scopre solo verso la fine. Mi piace l'idea che non si conoscano realmente le motivazioni di un personaggio. Anche se ci metto molto tempo a perfezionare il testo, è molto importante per me che il lettore si districhi in una storia intrigante.
Al Festival Biografilm di Bologna sarà presentato il film “Chi l’ha scritto? Il mistero Henry Pick” tratto da un suo libro. É soddisfatto del risultato? In cosa il film si discosta il libro?
Sì, sono veramente molto felice del film. Fabrice Luchini è favoloso. Ovviamente, nel film ci sono molte differenze, perché nel libro ci sono più personaggi e maggiori storie. A differenza del romanzo, il film si concentra esclusivamente sull'inchiesta condotta da un giornalista depresso che vuole conoscere chi si nasconde dietro un autore misterioso.