Libri: gli italiani che leggono diminuiscono, ma il mercato cresce
In Italia si legge complessivamente un po' di meno, e il mercato libraio dipende, sempre di più, da una nicchia di "lettori forti" (ossia quelli che leggono almeno un libro al mese): è questa la fotografia scattata dall'ultima rilevazione dell'Associazione Italiana Editori (Aie), realizzata con la collaborazione del Centro per il libro e la lettura (Cepell). Secondo la ricerca, la percentuale di "italiani che leggono" si attesta al 56%, e si riferisce a tutte quelle persone d'età compresa dai 15 ai 75 anni che hanno letto almeno un libro nel corso dell'ultimo anno (o anche solo una parte di esso). L'indagine sottolinea, inoltre, come la lettura dipenda ancora fortemente dal contesto socio-economico, culturale e geografico di partenza: le fasce più deboli (ossia quelle con un titolo di studio più modesto, competenze tecnologiche molto limitate e provenienti da aree più povere) sono infatti quelle che leggono meno libri.
Marino Sinibaldi: "Le differenze geografiche, anagrafiche, di genere e di reddito incidono sulla lettura"
Una situazione che preoccupa lil presidente del Cepell, Marino Sinibaldi: “Si può guardare a questi dati da una duplice prospettiva – ha commentato – Oltre al calo dei lettori, c'è una preoccupante polarizzazione sempre più netta tra chi legge da sempre e lo ha fatto in questi mesi di più, acquistando più libri e dedicandoci più tempo, e chi alla lettura non si avvicina". Un gap che è stato allargato dagli sviluppi della pandemia: "Il divario si è approfondito, come altre disuguaglianze durante la pandemia. Le differenze geografiche, anagrafiche, di genere, di reddito pesano sulla lettura ancora più che in passato. Questo è oggi il campo della sfida e di un necessario cambio di rotta". Ecco perché, per Sinibaldi, è indispensabile riavvicinare gli italiani alla lettura: "Non possiamo deludere le attese di un pubblico di lettori forti ed esigenti. Ma dobbiamo concentrare impegni, azioni e anche fondi per ridurre quelle disuguaglianze che sono un grave problema culturale, sociale e infine politico”.
L'editoria di varia è in crescita
Buone notizie, invece, per l'editoria di varia (ossia l'offerta di libri di narrativa e saggistica venduti nelle librerie fischi, negli store digitali e nella grande distribuzione), che potrebbe chiudere l’anno con una crescita insperata, compresa tra l’11% e il 16%. A confermarlo sono le proiezioni realizzate da Aie e Nielsen Q, che sono state presentate al Salone internazionale del libro di Torino. Un altro dato importante è quello che concerne le librerie fisiche, che sono tornate a superare quelle online: infatti, rappresentano attualmente il primo canale di vendita (499,9 milioni di euro, contro i 479,1 milioni delle librerie online e i 58,1 milioni della grande distribuzione). A livello di quote di mercato le librerie hanno il 48,2%, tre punti percentuali in più rispetto al 2020 ma oltre dieci in meno rispetto al 2019, nel periodo pre pandemico. L’online e la grande distribuzione, invece, pesano rispettivamente il 46,2%, e il 5,6%.