L’Europa approva il Recovery Fund ma taglia 6 miliardi alla cultura e ai giovani
Da un lato arriva una pioggia di denaro, dall'altro e in parte quello stesso denaro è già stato preso altrove. Non è un bluff, ma qualcosa di certo non va se, dopo quattro giorni e quattro notti di trattative, il Consiglio europeo ha sì trovato e siglato l’accordo sul Recovery Fund e sul piano di rilancio dell’economia Ue dopo l’emergenza Coronavirus, ma allo stesso tempo nell'ultima plenaria parlamentare, si sono resi noti i tagli ai programmi quadri per la cultura e per i giovani. Sotto la scure della Commissione europea presieduta da Ursula Von der Leyen, infatti, che giustamente stamattina festeggia il successo della trattativa sul Recovery Fund, finiscono nell'ordine Erasmus +, Europa Creativa e il Corpo Europeo di Solidarietà.
Un bel passo indietro rispetto alla prima bozza del 2018 che prevedeva, invece, di aumentarne i fondi: il programma Erasmus+ verrà tagliato di 5,4 miliardi passando dai 30 annunciati a 24,6 miliardi; Europa Creativa subirà una perdita di 330 milioni passando dai 1,85 miliardi a 1,52 miliardi e il Corpo Europeo di Solidarietà di 365 milioni con un budget di 895 milioni rispetto a 1,26 miliardi promessi.
Evidentemente, con gli scenari aperti dalla crisi del Coronavirus, l'Europa ha fatto le sue scelte e tra queste non appare, prioritariamente, il comparto culturale gravemente in crisi in tutti i Paesi. Alcuni esempi? In Germania, secondo il rapporto “The impact of the COVID-19 pandemic on the Cultural and Creative Sector”, lo studio redatto da KEA European Affairs per il Consiglio d'Europa, che fornisce una prima valutazione dell'impatto economico che la pandemia ha avuto sul settore culturale europeo, si stima la perdita oltre 21 miliardi di euro nel settore culturale. Così come, secondo i dati forniti da Unesco, la perdita di affari per il mondo del cinema è stimata intorno ai 7 miliardi di euro.
E in Italia? La crisi dei consumi in campo culturale è evidente e sotto gli occhi tutti, con una riduzione del 5% sempre secondo lo studio KEA, ma le previsioni sono foschissime, considerando che gran parte dei musei e dei teatri pubblici lavoreranno in perdita a causa delle limitazioni logistiche. Un esempio è il Teatro alla Scala di Milano che ad ogni recita, considerando un massimo di posti di 200 persone, rischia di perdere 50mila euro al giorno.
L'unica speranza è che dall'accordo trovato stanotte tra i leader europei riuniti nel Consiglio d'Europa per un'intesa sul Recovery Fund vengano fuori piani nazionali di rilancio del comparto culturale in grado di fronteggiare le perdite e i tagli che la stessa Commissione ha autorizzato sulla cultura. Difficile, in ogni caso, che riguardino progetti transnazionali come Erasmus, considerando le limitazioni che l'emergenza da Covid-19 imporrà fino all'arrivo di un vaccino. Probabilmente si sosterranno le economie culturali nazionali, meno quelle davvero europee di cui avremmo bisogno.