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L’Espresso pubblicato nonostante lo sciopero dei giornalisti, FNSI: “Atto grave e antisindacale”

I giornalisti de L’Espresso denunciano la scelta dell’editore di pubblicare il settimanale nonostante lo sciopero indetto nei giorni scorsi e cancellare la nota di protesta dal sito.
A cura di Redazione Cultura
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L'Espresso in sciopero
L'Espresso in sciopero

L'editore de L'Espresso ha deciso di pubblicare il settimanale nonostante lo sciopero dei giornalisti, chiudendolo grazie alle firme esterne. Il cdr (comitato di redazione, ndr) del giornale aveva protestato e scritto un comunicato critico nei confronti dell'editore e del direttore, che hanno deciso, però, di cancellarlo dal sito un'ora dopo la pubblicazione, negando, altresì., ai giornalisti le credenziali di accesso al giornale. È una vicenda brutta quella che sta succedendo in uno dei settimanali storici del giornalismo italiano, quell'Espresso che in questi ultimi anni ha visto cambi di editore e direttore.

Perché scioperano i giornalisti dell'Espresso

Il comunicato dei giornalisti recitava: "il giornale in edicola venerdì 6 settembre è stato ultimato mentre l'intera redazione giornalistica era in sciopero. Di conseguenza, la stessa redazione de L'Espresso non si riconosce nel prodotto editoriale pubblicato con queste modalità. Una scelta dell'editore che configura un grave attacco ai diritti dei lavoratori tra cui quello di scioperare, sancito dalla Costituzione" e infine specificava come visto che "le questioni poste all'azienda al momento della proclamazione dello sciopero non hanno ancora ricevuto risposta (…) i giornalisti de L'Espresso rimangono in stato di agitazione".

Chi apre il sito del giornale, però, non troverà questa comunicazione e il link all'articolo porta direttamente sulla homepage, dove si possono trovare i due comunicati precedenti, ovvero quello che annunciava lo sciopero e la risposta dell'editore e del direttore che preannunciavano, comunque, l'uscita del settimanale nonostante lo sciopero: "(…) al fine proprio di salvaguardare tutti gli sforzi messi in campo dell’Editore, il CdA ritiene di dover garantire la regolare uscita del giornale, ed ha quindi deciso di spostare la chiusura di questo numero a mercoledì sera, consentendo così nella giornata di mercoledì di completare le operazioni di titolazione e impaginazione, nel rispetto del diritto allo sciopero, seppur non condivisibile nelle motivazioni e negli obiettivi" era la conclusione.

La denuncia del FNSI

La FNSI ha deciso di ripubblicare il comunicato incriminato e anche il commento del sindacato che definisce la scelta dell'editore "grave e antisindacale": "Dopo aver fatto uscire il numero di oggi con i giornalisti in sciopero, comportamento grave e antisindacale che Federazione nazionale della Stampa italiana e Associazione Stampa Romana chiederanno che venga sanzionato, l'editore dell'Espresso ha deciso di esplorare nuove modalità per continuare a negare i diritti dei lavoratori: ha cancellato dal sito web il comunicato dell'assemblea (che riportiamo integralmente in fondo) e addirittura ha sottratto ai giornalisti l'aggiornamento del sito" hanno scritto FNSI e Associazione Stampa Romana in un comunicato congiunto".

La protesta del cdr de L'Espresso

Lo scorso 2 settembre il cdr aveva spiegato in una nota che "i mancati rinnovi dei contratti a termine, l’assenza di un piano editoriale, il massiccio utilizzo di collaboratori esterni, la confusione per lo sviluppo sul web e il giudizio sprezzante sulla redazione definita ‘sovradimensionata' e ‘sproporzionata' ci inducono a riprendere le protesta". L'assemblea spiega che "aveva sospeso il pacchetto di cinque giorni di sciopero affidato al Cdr dopo la traumatica sostituzione del direttore Enrico Bellavia dando fiducia e credito alle rassicurazioni dell’editore e del direttore sul perimetro occupazionale e sulla salvaguardia dell’identità dell’Espresso" ma ritenendo che questi presupposti fossero venuti meno proclamava "un giorno di sciopero per la giornata di domani martedì 3 settembre, con l'obiettivo di impedire l'uscita del numero in edicola venerdì 6 settembre" chiedendo, infine, "garanzie occupazionali e la presentazione scritta di un dettagliato piano editoriale che includa mansioni, perimetro occupazionale e strategie per lo sviluppo e la tutela della testata".

L'editore e il direttore, in una nota congiunta, avevano risposto negando le accuse e rivendicando l'impegno "non solo economico, a tutela della testata; lo sforzo finanziario già apportato e reiterato nel budget per il sostegno futuro del giornale; il processo di risanamento aziendale in corso per garantire la corretta gestione e tenuta della Testata" ritenendo il tono del comunicato di protesta tale da generare preoccupazione.

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