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30 anni fa moriva Leonardo Sciascia, lo scrittore che “scoprì” la mafia in Sicilia

Il 20 novembre del 1989 moriva a Palermo Leonardo Sciascia. Lo scrittore di Racalmuto, simbolo dell’intellettuale impegnato, autore di alcuni grandi classici della letteratura italiana e parlamentare con i Radicali, se ne andò in seguito a complicazioni di una malattia che si portava dietro da tempo.
A cura di Redazione Cultura
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Se ne è andato il 20 novembre del 1989, da poche settimane il Muro di Berlino era caduto. Esattamente trent'anni fa. Leonardo Sciascia era nato nel 1921, a Racalmuto, in provincia di Agrigento. Dopo aver lavorato come maestro di scuola elementare, nella sua Sicilia, si trasferisce a Roma nel 1957, ma dopo un solo anno torna a Caltanissetta. Nel 1961, dopo che Einaudi diede alle stampare "Il giorno della civetta", iniziò a scolpirsi nell'immaginario degli italiani come il prototipo dello scrittore "engagé", impegnato, per il suo impegno contro la mafia. Motivo per cui, nel 1979, fu eletto deputato alla Camera tra le fila del Partito Radicale Italiano.

Leonardo Sciascia, l'autore per eccellenza alla "Maturità"

Dai posteri sarà ricordato per quello che è stato: un grande scrittore. Libro come "La scomparsa di Majorana", "Il giorno della civetta", "A ciascuno il suo" sono dei classici della letteratura italiana del ventesimo secolo. Non a caso, Sciascia è uno degli autori prediletti dalle tracce alla Maturità di ogni anno. Perché nello scrittore di Racalmuto, tra le sue pagine, c'è tutta l'essenza di ciò che è stato il Novecento italiano, almeno dal Dopoguerra in avanti.

Sciascia e la polemica sull'antimafia

Tra gli autori più citati, amati, odiati, discussi, Sciascia divenne suo malgrado, con quell'articolo dedicato ai "professionisti dell'antimafia" (espressione che nel suo editoriale del 1987 non usò mai), un simbolo in negativo, a maggior ragione quando l'oggetto del suo articolo polemico, il giudice Paolo Borsellino, morì ucciso alla mafia nel 1992, l'anno dopo l'omicidio Falcone. Non a caso Borsellino, durante l’ultimo discorso pubblico della sua vita, affermò:

Giovanni ha cominciato a morire il primo gennaio del 1988, se non forse l’anno prima, in quella data che ha or ora ricordato Leoluca Orlando: cioè quell’articolo di Leonardo Sciascia sul Corriere della Sera che bollava me come un professionista dell’antimafia, l’amico Orlando come professionista della politica, dell’antimafia nella politica.

La "scoperta" della mafia

Parole che pesarono (e ancora pesano) come pietre su Leonardo Sciascia, che tuttavia ha il merito indiscutibile di essere stato forse il primo scrittore ad affrontare apertamente la mafia "Il giorno della civetta" è la prima opera letteraria in cui viene esplicitamente affrontato il tema della criminalità organizzata in Sicilia. È un romanzo breve, composto di diciassette parti non numerate. Lo stesso Leonardo Sciascia ha affermato afferma: “Il giorno della civetta mi è stato ispirato dall’assassinio a opera della mafia, a Sciacca del sindacalista comunista Miraglia”. Il titolo è tratto dall’Enrico VI di Shakespeare, un cui passo fa da epigrafe al romanzo: “…come la civetta quando di giorno compare”.

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