Leonardo Da Vinci: un falso da 150mila sterline
Shaun Greenhalgh, è stato definito da Scotland Yard come uno dei migliori falsari del mondo, a partire dai primi anni '80. Ha falsificato opere d'arte, per il valore di oltre un milione di euro, fin quando nel 2007 non fu arrestato dalle forze dell'ordine che misero un punto alle contraffazioni. La sua fama di falsario è incomparabile, è riuscito a riprodurre opere d'arte della portata di Gauguin, nota anche la storia di una statuetta egizia, che il Museo di Bolton acquistò per 600mila euro.
Greenhalgh, il falsario britannico, ha trascorso quattro anni e otto mesi in prigione per la sua abilità straordinaria di falsificare opere d'arte: come racconta nella sua autobiografia, quando si dichiara autore de "La bella principessa". Oggi, a 54 anni, Greenhalgh trasporta bidoni di rifiuti e non può materialmente contraffare nulla, eppure continua a far parlare di sé, insinuando dubbi ingombranti fra gli esperti, che cercano di demolire le sue dichiarazioni con non poca difficoltà.
"Il ritratto di Bianca Sforza" fu attribuito a Leonardo Da Vinci da Martin Kemp: questo è accaduto pochi anni fa, quando il piccolo dipinto, a gesso e inchiostro su pergamena, fu quotato circa 150 milioni di euro. La storia de "La bella principessa" è davvero intricata di per sé: nel 1998 fu venduta per circa 20mila sterline da Christie's, riconosciuta come un'opera dei primi anni del XIX secolo ispirata a Leonardo. Dopo una decina di anni fu datata 1496 e rivalutata per 150 milioni, coincidenza era l'anno in cui si sposava la figlia di Ludovico Sforza. Proprio su queste controversie di appartenenza fa gioco la solidità dei dubbi insinuati dal falsario.
Shaun Greenhalgh fa risalire la realizzazione a quasi 30 anni fa, al 1987, quando l'uomo lavorava in un supermercato di Bolton e decise di dipingere una delle cassiere. Questo è ciò che rivela nella sua autobiografia, adesso in stampa, "A Forger's tale", lasciando intendere che l'elegante ragazza non sarebbe Bianca Sforza, figlia di Ludovico il Moro, andata in sposa e morta giovanissima a Galeazzo Sanseverino.
La bella principessa sarebbe una cassiera, la cui espressione austera ed elegante derivava dal suo carattere sicuro e pieno di sé, nonostante l'umile ruolo. Molte le curiosità sulla cassiera di Bolton, protagonista di un'opera quotato 150 sterline, ma il libro svela molto: si chiamava Sally e sul finire degli anni Settanta, Greenhalgh la incontrava spesso mentre faceva la spesa. "La bella principessa" sarebbe uno dei tanti capolavori prodotti nel suo laboratorio, a casa dei genitori anche loro accusati di collaborare nella vendita dei falsi.
I materiali per realizzare il falso sono strategici: da quanto sostiene Greenhalgh, un documento risalente al 1587 per realizzare la tela, un banco di età vittoriana come supporto l'uso dell'inchiostro alla maniera degli antichi Romani. Questi elementi riescono a mistificare le datazioni radiometriche, una competenza eccezionale che avrebbe fruttato un vero e proprio capitale e anche una mostra, nel 2010, al Victoria and Albert Museum di Londra, dedicata ai grandi falsi.
Gli esperti restano scettici e sono riusciti a verificare l'antichità della pergamena, confermando le corrispondenze di stile con Da Vinci e una impronta digitale che già rientra fra quelle che furono attribuite al genio italiano. Ciò che è certo è che il falsario Greenhalgh si è quanto meno assicurato un successo editoriale per la sua autobiografia, "Il destino di un falsario". Non capita tutti i giorni che una cassiera di supermercato diventi "La Bella Principessa".