Leggere un libro senza aprirlo si può: l’invenzione del Mit
Chi non vorrebbe leggere tonnellate di libri senza aprirli. Sembra fantascienza e invece la tecnologia si avvicina a qualcosa di molto simile. Si tratta della recente invenzione del Mit, un nuovo sistema di imaging ideato dall'Università di Boston e della Georgia Tech. Siamo all'inizio di una rivoluzione che in un futuro non molto lontano potrà consentire la digitalizzazione dell'intero patrimonio letterario e divulgativo di ogni branca di disciplina o settore. Un domani le grandi biblioteche magari non avranno bisogno di temere disastri come incendi o alluvioni, se i testi verranno digitalizzati in questo modo tutto sarà consultabile oltre che sulla tradizionale versione cartacea anche digitalmente. Ciò non deve intristire i nostalgici della carta, è solo un modo innovativo per tutelare i contenuti.
La conoscenza universale a portata di clic: la prossima sfida
Sì, perché a lasciar ben sperare è stato il risultato ottenuto su una pila di fogli, il prototipo è riuscito a identificare con successo i caratteri riportati sulle prime nove pagine utilizzando le radiazioni terahertz. Bande in grado di riconoscere l'inchiostro dalla carta bianca emettendo brevissime sequenze che consentono agli studiosi di identificare esattamente le lettere scritte sui fogli, sfruttando le sacche d'aria che si creano nelle pagine della risma.
Quando la tecnologia aiuta a conservare la cultura
In particolare sono in funzione due tipi di algoritmi diversi, quello sviluppato dai ricercatori di Boston per acquisire le immagini dai singoli fogli accatastati, e quello del Georgia Tech, che interpreta le immagini distorte o incomplete, come le singole lettere. Al momento l'algoritmo sa dedurre correttamente la distanza dalla camera alla cima di 20 pagine impilate, ma oltre le nove pagine l'energia del segnale riflesso è talmente bassa che predominano le interferenze dei rumori di fondo. La ricerca è sulla buona strada per scannerizzare una quantità di pagine di certo più elevata.