Le Polpette di Jacopo Masini: grande letteratura in un piccolo spazio
Le polpette di Jacopo Masini sono micro narrazioni, storie brevissime che dentro hanno un mondo potenzialmente infinito. Storie che toccano tutti i generi e tutti gli stili: fantascienza, horror, la fiaba, persino tempi comici di barzellette e filastrocche. "Polpette e altre storie brevissime", edito da Del Vecchio Editore, è una riedizione aggiornata del testo uscito nel 2010. L'autore parmigiano, classe 1974, riesce a condensare in poche righe tutte le emozioni che la grande letteratura sa regalare e presenta così la sua raccolta: "Se non leggo un po' tutti i giorni mi sembra di essermi perso qualcosa del mondo, visto che la letteratura ha il dono di portarti lontano nel tempo e nello spazio e di moltiplicare le nostre vite. Se non scrivo per un po' (ma non capita quasi mai), sto male, mi sento demoralizzato e non capisco perché, finché non mi ricordo che è un po' che non scrivo". Quelle che seguono sono alcune delle "polpette" più gustose tratte dal suo libro.
Gli estratti da Polpette e altre storie brevissime
– Guardami negli occhi, – disse lui.
– Ho paura del vuoto, – disse lei.
L'uomo che viveva lungo un piano inclinato si era innamorato della donna che pensava le cose al contrario.
Si incontrarono una sera all'imbocco del ponte che stava a metà del piano inclinato, ma la donna pensò che doveva andarsene anche se era appena arrivata e sebbene nel suo cuore desiderasse di restare.
Così, per la tristezza, l'uomo scivolò lungo il piano inclinato e si allontanò da lei.
"Sono felice", pensava al contrario la donna, mentre affioravano le prime lacrime.
L'uomo, giunto ormai al termine del piano inclinato, si lasciò andare, scivolando oltre il bordo dell'amore.
Vincenzo Lozzi era il settimo di tre fratelli. Per tutta la vita aveva dovuto dare delle spiegazioni a quelli che gli chiedevano come fosse possibile che mancassero tre fratelli per renderlo il settimo. Lui diceva sempre di non avere la spiegazione, ma che certamente doveva esserci, altrimenti non si capiva il senso di quella mancanza che si portava dietro sin da piccolo, da quando giocava a nascondino e non riusciva mai a fare tana agli ultimi tre.
– Raccontami una storia di paura, disse Veronica a sua madre.
– Sei sicura? – chiese la madre rimboccandole le coperte.
– Sì, mi piacciono le storie di paura.
– Va bene, – disse la madre. – Allora, ecco qua: non sono tua madre.
E spense la luce.
Per fregare la Morte Luciano Saletti si innamorava di almeno sette cose al giorno. Un giorno si innamorava, ad esempio, di una caviglia, di una canzone, di un palazzo. L'altro di una biglia gigante, di una panchina e di una bocca, e via di seguito.
Quando la Morte è arrivata lui ha aperto il sacco in cui c'erano le cose di cui si era innamorato, la Morte si è molto commossa e ha detto:
– Ti regalo ancora un anno.