Le parole del 2019: da trapper a sovranismo, come è cambiato l’italiano quest’anno
Il 2019 che sta per concludersi è stato un anno ricco di novità anche dal punto di vista linguistico. Un ambito, quello del linguaggio, che è utile tenere sotto controllo se si vuole comprendere come la cultura, la società e la politica cambiano costantemente anche se, spesso, impercettibilmente: nascono nuove parole e molte altre scompaiono, mentre altre tornano in auge pur essendo vecchie di secoli ma, a volte, cambiando significato. Da quelle dell’ecologia, a quelle del mondo social e della politica, ecco le parole più importanti del 2019.
La lingua italiana dei social: le parole più usate nel 2019
La lingua è fenomeno estremamente dinamico e cangiante. Ogni giorno le interazioni sociali, i cambiamenti politici e culturali contribuiscono a modificarla profondamente: molte parole scompaiono, portando con sé le realtà di cui si fanno portavoce, ma molte altre nascono ogni giorno. L’Accademia della Crusca, insieme a Zanichelli e Treccani, sono i più tenaci custodi di questa dinamicità lessicale: grazie al loro lavoro ogni anno riusciamo a comprendere come la nostra lingua, e quindi in un certo senso la nostra società, sta cambiando.
Ed ecco che, per questo 2019, scopriamo come un sostantivo femminile conosciuto già da tempo come “vocale” abbia drasticamente cambiato il suo uso, indicando nella quotidianità non più qualcosa di veicolato oralmente bensì, in modo più incisivo, il “messaggio vocale” al quale tutti, ormai, affidiamo le nostre comunicazioni telefoniche. Un mondo, quello della messaggistica istantanea, dei social e di internet in generale, fra i più creativi quando si parla di lingua: sono ormai attestati come parte integrante della lingua italiana termini come “cyberattivista”, “catfishing”, “instagramer” o “instagrammabile”, “influencer”, insieme a “hater”, “photobombed” e “addare” (evoluzione ancora più emblematica del già noto “friendare”).
Trap, cafonal e blastare: le parole “giovani” del 2019
Il linguaggio da forma al pensiero e, di conseguenza, alla cultura e alla società in cui viviamo. Soprattutto negli ultimi tempi, in un mondo sempre più complesso, ricco di contraddizioni e ambiguità, anche la lingua riveste un’importanza fondamentale quando si tratta di capire cosa ci accade intorno: per questo, se nel nostro vocabolario entrano parole come “terrapiattismo”, e con essa la convinzione che la Terra sia piatta, “antivaccinismo” o “felpolatria”, curiosa definizione che tenta di inquadrare ironicamente la deriva del costume politico italiano, insieme anche a “sarrismo”, è facile intuire anche in quale direzione la nostra società stia andando.
E, parlando di costume, il 2019 è stato anche l’anno in cui una contaminazione sempre maggiore di generi, tendenze e abitudini ha fatto entrare nel vocabolario italiano parole come “trapper”, riferita agli esponenti del sottogenere hip hop tanto di moda al momento, “blastare” al posto del più tradizionale “demolire”, “figaggine” e “binge watching”, inteso come abuso spropositato di programmi e serie tv. Nuovi ma ormai largamente usati anche “cafonal”, “skill”, e “vision”.
Le parole della politica nel 2019
Quando si parla di politica, soprattutto nel nostro Paese, l’emergere di nuove parole è pratica quotidiana. Guardando indietro a questo 2019 che sta per concludersi, il vocabolario politico è stato costellato di termini importanti, che hanno segnato tutti i maggiori dibattiti attuali su società, lavoro e diritti. Parola sovrana, non a caso, di questo 2019 è stata “sovranismo”: termine di certo non nuovo, ma che con le politiche nazionaliste e populiste affermatesi in tutta Europa ha assunto un rilievo non trascurabile.
Così come “benaltrismo”, termine attestato fin dal 2007 ma riconducibile ad un 2019 in cui la frase “parlateci di Bibbiano” ha spopolato, e il non molto distante, almeno in termini di tempi, “navigator”: figura emblematica delle politiche del lavoro di quest’anno. Anche in ambito giuridico e legislativo la lingua non ha risparmiato novità: pensiamo, in questo caso, al discusso “revengeporn” o, in italiano, “pornovendetta”, emerso con forza a seguito dell’approvazione della nuova legge contro il reato di “diffamazione sessuale”.
Ecologia e cambiamento climatico: il “verde” nel 2019
Il 2019 è stato un anno “verde”, caratterizzato dall'attenzione crescente alle tematiche ambientali grazie anche all'enorme seguito, conquistato soprattutto fra i più giovani, dell’attivismo della svedese Greta Thunberg. Parole come “ambientalismo” ed “ecologia”, non certo nate ieri ma conosciute ed usate in ambito scientifico almeno a partire dagli anni Sessanta, e locuzioni talvolta allarmanti come “cambiamento climatico”, “riscaldamento globale” ed “emergenza climatica”, sono tornate al centro del vocabolario politico internazionale con una forza e un’importanza senza precedenti.
Il lessico “ecocompatibile” è penetrato così nel profondo della nostra quotidianità da arrivare fino ai giovanissimi, e segnando così l’inizio di una nuova era: quella in cui il “clima” (parola antichissima, peraltro, conosciuta già dagli antichi greci) riveste un’importanza fondamentale per l’uomo tanto da iniziare a far conoscere ed utilizzare al grande pubblico parole come “emissioni”, “CO2”, “biodiversità”, “bioregioni”, “sinergismo” ed “ecotecnologia”. In questo caso però non si tratta di neologismi o novità: il vocabolario “green” che si è affermato sempre di più nel nostro linguaggio quotidiano ha soltanto ribadito la necessità di tornare a parlare di una tematica che, per sua stessa natura, è da sempre connessa all'essere umano.