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Le gigantografie di Alessandro Tricarico per migranti, pescatori e uomini ai margini

Siamo tutti gente comune, ma dalla storia grandiosa. È la considerazione che ha spinto Alessandro Tricarico, artista visivo e fotografo di 34 anni che con le sue opere sta tappezzando i piccoli paesi e le città del Sud con le gigantografie di persone come tante, piccoli e grandi eroi della nostra quotidianità.
A cura di Redazione Cultura
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Alessandro Tricarico, fotografo e artista visivo, ha realizzato un totem all’ingresso di Foggia in ricordo dei sedici braccianti morti due anni fa, con un’immagine che rappresenta l’ultimo gesto che hanno compiuto poco prima di morire. Oltre 700 pannelli per un totale di quasi 800 metri quadrati. È solo uno dei lavori, costituiti da gigantografie, sparsi per la Puglia e nel nostro Paese. Perlopiù piccoli paesi del Sud, che raccontano un mondo di eroi marginali e quindi, a loro modo, ancor più epici. Anche perché, come ci spiega Alessandro:

Di questa stampa resteranno presto solo pochi brandelli cullati dal vento, proprio come le parole di questa eterna campagna elettorale.Si dice che “alle cose piace succedere” e, difatti, sono successe. La pioggia prima e il caldo poi ci ha fatto rimandare di un mese i lavori. In questo mese è successo anche che il sindaco di questa città, la mia città, sia passato in quota lega nord ed abbia “consegnato nelle mani” del suo capo di partito la suddetta città. La mia città. E allora anche io, che non sono nessuno, consegno questa città nelle mani spaccate di tutti i braccianti, nelle mani protese delle zingare fuori dai supermercati, in quelle delle puttane sfruttate in via bari e via san severo e a quelle dei barboni che si sfregano l’un l’altra dal freddo fino a consumarsi per cercare un po’ di calore. La consegno in tutte quelle mani che stringono ancora un briciolo di dignità, nella buona o nella cattiva sorte. Perché questa terra appartiene a chi la accarezza e non a chi se ne riempie le tasche per poi tirarla fuori all’occorrenza di comizio in comizio.

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Spiccano, tra i lavori del fotografo pugliese, le immagini dei lavori realizzati a Camini, piccolo paese dell’entroterra calabrese, dove vivono circa 400 abitanti. Di questi quasi un centinaio sono migranti. Ce le presenta così:

Questa è la storia di due bambini che non si sono mai conosciuti, Mohamed e Rorò.
Questa è una storia di due migrazioni avvenute a quasi 40 anni di distanza, a dimostrazione che la storia è un cerchio più che una linea temporale.
Rodolfo, detto Rorò, come tanti è dovuto emigrare in Germania per sperare in una vita migliore.
Mohamed invece è scappato dalla Siria circa 4 anni fa e dopo un calvario infinito, insieme alla sua famiglia, è arrivato a Camini.

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La seconda vita dei volti è quella a cui aspira Tricarico. Così ecco il Pantheon del Gargano, con il volto di Peppino, il primo di una serie di templi dedicati a divinità nostrane, semidei con pregi e difetti umani, ma ammantati da un’aura di misticismo.

Lui è Peppino, Dio della spuma di mare, delle stelle e protettore delle murene. Dio notturno, capace di grande misericordia e temibile vendetta. Dotato di forza sovrumana, con una carezza può spazzare via le nuvole e causare maremoti. Quando sorride, invece, le cicale si zittiscono negli uliveti.

Questo è il primo di una serie di templi dedicati a divinità nostrane, semidei con pregi e difetti umani ma ammantati da un’aura di misticismo.I luoghi scelti sono fuori dalle rotte turistiche, posti bellissimi che purtroppo sono poco conosciuti ai più. Tutti situati sul Gargano, promontorio sacro di natura e terra di miti e leggende. Tutto è nato un paio di mesi fa, da qualche parte ho letto la frase “tornare a mettere l’essere umano al centro”. Questo è tutto quello che ho da dire a riguardo: torniamo a mettere al centro l’essere umano.

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