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Le edicole sacre a Napoli: come nasce questa usanza? Grazie ad un prete del Settecento

In realtà l’origine di questa pratica è molto più antica, e risale ai romani. Ma fu padre Rocco, un frate domenicano originario di Massalubrense, che nel Settecento regalò ai napoletani la celebre usanza di venerare le edicole sacre disseminate in città: il motivo, una necessità pratica piuttosto che spirituale.
A cura di Federica D'Alfonso
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Una delle centinaia di edicole votive della città di Napoli.
Una delle centinaia di edicole votive della città di Napoli.

Napoli ha cinquecento cupole e migliaia di edicole sacre (oltre ad una dedicata a Maradona, ovviamente): dai Quartieri Spagnoli al Porto, passando per il Centro Antico, questa antichissima usanza che unisce sacro e profano è ancora sotto gli occhi di tutti. Anche se l’origine antica, di derivazione romana, è nota, grazie anche ai reperti rinvenuti a Pompei, quasi nessuno conosce l’uomo a cui si deve la diffusione delle celebri edicole votive partenopee: si tratta di padre Rocco.

Siamo alle soglie del Settecento quando Matteo e Anna Starace giungono a Napoli con il figlioletto ancora in fasce da un piccolo paese vicino Massalubrense. Loro non lo sanno, ma quel figlio diventerà famoso nel Regno: ordinato domenicano, Gregorio Maria Rocco inizierà a frequentare gli alti ambienti di corte, divenendo molto apprezzato ed influente soprattutto per le sue appassionate prediche capaci di risvegliare la pietà e i sentimenti religiosi dei nobili.

Di lui si inizierà a dire che fosse “l’uomo del Popolo presso la Corte e l’uomo della Corte presso il Popolo. Arbitro della plebe presso il Sovrano, e arbitro del sovrano presso la plebe”: il domenicano ebbe uno stretto rapporto sia con Carlo III che con il suo successore Ferdinando IV, influenzando notevolmente le loro decisioni in fatto di opere pubbliche. Fu sua, infatti, l’idea di costruire l’Albergo dei poveri e di dotare la città di un cimitero, oltre che quella di fondare in città numerosi ospizi per ragazze e minori in pericolo.

Le edicole: un’idea che viene dagli antichi Romani

Un'edicola votiva dedicata alla Madonna situata a Piazza Bellini, nel centro antico della città.
Un'edicola votiva dedicata alla Madonna situata a Piazza Bellini, nel centro antico della città.

Ebbene, riprendendo un’usanza in effetti molto più antica, padre Rocco trovò anche il modo di risolvere il grave problema dell’illuminazione della città: sfruttando il forte sentimento religioso (a volte molto più vicino alla superstizione che alla fede) del popolo, il domenicano suggerì di posizionare delle immagini sacri sulle mura delle abitazioni e negli angoli delle strade più buie, con l’invito ad accendere delle candele per dimostrare la devozione verso l’immagine raffigurata. Tale pratica, nelle lungimiranti intenzioni di padre Rocco, doveva servire soprattutto a scoraggiare i malintenzionati, che in questo modo non godevano più del favore delle tenebre per derubare o ammazzare le proprie vittime.

Si tratta in realtà, nel caso delle edicole votive, di un’usanza molto più antica: era fin dall'epoca dei romani che le immagini sacre erano una costante nelle strade o sulle mura delle abitazioni dei più facoltosi, servendo come monito nei confronti dei miscredenti ma anche come fonte primaria d’illuminazione della città. Se oggi all'interno delle edicole troviamo San Gennaro e Sant'Antonio, in epoca romana si trovavano i “Lares”, ovvero gli antenati divinizzati che erano oggetto di un culto molto sentito.

Lo stesso nome “edicola” viene dal latino, quale diminutivo dell'aedes, ovvero il piccolo tempio che era presente in quasi tutte le case degli antichi romani. Chissà se padre Rocco conosceva questa usanza antichissima e, in effetti, profondamente radicata nel paganesimo: nonostante ciò, il suo suggerimento divenne ben presto una pratica diffusissima in tutta la città, visibile e famosa ancora oggi come uno dei tratti distintivi del fascino e della bellezza di Napoli.

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