Le canzoni di Calcutta ormai sono un classico contemporaneo

Calcutta è diventato un classico contemporaneo della musica italiana e il suo ultimo tour lo ha confermato.
A cura di Francesco Raiola
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Calcutta (ph: Kimberley Ross)
Calcutta (ph: Kimberley Ross)

La carriera di Calcutta ha accompagnato, e in parte segnato, l'enorme cambiamento che la musica indipendente italiana ha vissuto negli ultimi anni. Quando esordì esisteva ancora quella che si definiva scena indie, che a modo suo aveva un bacino – seppur minore – alternativo al mainstream, oggi, invece, può tranquillamente rientrare nel nuovo concetto a maglie larghe di mainstream, parola che, non a caso, il cantautore scelse come titolo del suo album d'esordio. "Che cosa mi manchi a fare" e l'album che lo conteneva segnarono un momento, anticiparono di poco quel cambiamento che portò anche il cantautorato indie a diventare più popolare.

Calcutta riempiva i club, i palazzetti e lo stadio del Frosinone già prima, ma per chi ricorda il suo primo concerto a Napoli in un posto – stracolmo – da poche centinaia di persone (era il Lanificio 25, storico locale cittadino) continua a fare un certo effetto vedere il Palapartenope pieno in ogni ordine di posto, intonare tutte le sue canzoni, vedere gente urlare, piangere e, altro grande classico contemporaneo, fare videochiamate su alcune canzoni, così da coinvolgere anche chi non è riuscito a essere presente a un concerto i cui biglietti erano sold out da mesi. Seimila persone hanno occupato il palazzetto di Fuorigrotta, ultima tappa del relax Tour, dove era difficile trovare spazio anche dietro a tutto, là dove si creano spazi che aiutano a decomprimere, e invece niente.

Per una generazione, Calcutta è diventato, con soli tre album, un classico contemporaneo, quello che per le generazioni degli anni '70 e '80 erano i cantautori che hanno segnato la Storia del Paese. Ovviamente vanno fatte le debite differenze, lo sappiamo tutti, perché confrontare quella generazione con quella attuale non solo è impossibile, ma sarebbe sbagliato: altra musica, altro sistema musicale, altro contesto sociale e culturale. Però Calcutta ha creato una serie di canzoni e soprattutto una serie di espressioni diventate di proprietà comune, dalla Tachipirina 500 che se ne prendi due diventa mille, alla svastica fatta al centro di Bologna solo per litigare, fino all'attualissima "Guerra persa, non ero mai finito a letto con una di destra", il cantautore ha segnato comunque l'immaginario di un pezzo d'Italia che ama la musica.

Ovviamente ci sono i numeri a parlare, con l'album certificato oro in poche settimane e così due singoli, ovvero "Tutti" e "2 minuti", rispettivamente con 13 e 15 milioni di stream con le altre canzoni con svariati milioni di ascolti che lo hanno portato a esordire in testa alla classifica e dopo 9 settimane a essere ancora in top 5 della classifica FIMi degli album. Ma oltre ai numeri c'è la sensazione empirica, quella che si nota quando si va a un suo concerto: dopo "Coro", canzone che dà il via all'album e scritta assieme a Laurent Brancowitz dei Phoenix, il boato che accoglie "2 minuti" è impressionante. Nel caso specifico al Palapartenope di Napoli si rilevano volumi altissimi da parte dei fan, un volume altissimo che si ripete anche con "Cosa mi manchi a fare". È un pubblico eterogeneo, che unisce persone adulte a ragazzini, tutti uniti dal conoscere tutte le canzoni a memoria.

Un'altra cosa non scontata è come il pubblico canti le canzoni dell'ultimo album forse anche con più forza di quelle dei due album precedenti. Per alcuni artisti i dischi servono come scusa per giustificare un tour, si inseriscono i singoli e qualche canzone per passare ai classici del proprio repertorio. È vero che Calcutta è "giovane", con tre soli album alle spalle – oltre a un po' di featuring – ma tutte (nel senso che in scaletta ci sono tutte) le canzoni di Relax sono cantate a memoria, urlate, dedicate, tanto che il cantautore a volte si ferma a guardare e ascoltare a sua volta quello che succede sotto, in platea. Questi anni d'attesa gli sono serviti, oltre a scrivere canzoni, anche a migliorare la presenza vocale e quella sul palco, accompagnato anche da una band che scaldandosi pian piano, riesce a essere un plus, sottolineando anche quest'anima battistiana che non disdegna un po' di french touch contemporaneo di Relax, pronta anche ad assecondare la richiesta del pubblico, che chiede, visto il periodo, Natalios.

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