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Le ‘Affinità elettive da De Chirico a Burri’ in mostra a Roma

De Chirico, De Pisis, Morandi, Casorati, Afro, Trombadori, Burri: tra gli artisti che hanno caratterizzato il primo ‘900 italiano, uniti dalle reciproche ‘affinità elettive’ in una mostra collettiva negli spazi della Galleria d’Arte Moderna di Roma, appena inaugurata e visitabile fino al 13 marzo. Un’esposizione di opere, realizzate tra gli anni ’20 e gli anni ’60, alcune delle quali in prestito dalla Collezione Magnani Rocca, custodite nella cosiddetta ‘Villa dei Capolavori’ di Mamiano di Traversetolo.
A cura di Silvia Buffo
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In riva al mare (1935)
"In riva al mare", opera di Mario Tozzi (1935)

La mostra, nella sede museale di via Francesco Crispi, nasce dalla volontà di accostare, ripercorrendo il filo rosso delle assonanze formali e figurative, alcuni capolavori della collezione parmense della Fondazione Magnani Rocca a quelli della collezione capitolina della Galleria d’Arte Moderna. L’esposizione, promossa dalla Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, è il frutto della collaborazione avviata nel 2015 con la Fondazione Magnani Rocca. Una selezione di circa quaranta opere della prestigiosa collezione parmense in dialogo con un numero analogo di opere della Galleria d’Arte Moderna, nello spirito di reciprocità tra le due istituzioni, entrambe impegnate nella valorizzazione del patrimonio artistico del Novecento italiano.

L’occasione nasce dalla volontà di presentare al pubblico romano alcuni dei capolavori della raccolta di Luigi Magnani, fondatore del museo parmense, sottolineando il valore e il prestigio culturale che lungo il corso del Novecento ha connotato la sua figura di mecenate illuminato, tra l’altro residente per lunghi anni nella capitale, aspetto illustrato con una sezione documentaria a lui dedicata all’interno della mostra. L'obiettivo è promuovere la conoscenza di questo importante patrimonio attraverso dialoghi, spesso non scontati, in cui protagonisti, ma anche artisti meno noti del Novecento, denotano affinità elettive.

turcato
"Rovine di Varsavia", opera di Giulio Turcato (1948)

Le opere della collezione Magnani trovano straordinaria affinità con quelle della collezione capitolina, che documenta con continuità gli sviluppi e tendenze dell’arte italiana post-risorgimentale e della prima metà del secolo scorso, con particolare riferimento al periodo tra le due guerre. Al capolavoro di Giorgio de Chirico, "L’enigma della partenza", una delle gemme della collezione Magnani, vengono accostate, ad esempio, alcune opere della collezione capitolina che della speculazione metafisica presentano spunti e rimandi formali; al nucleo parmense delle nature morte di Giorgio Morandi e di Filippo De Pisis, dei quali Luigi Magnani fu grande collezionista, viene giustapposto un vario panorama di opere della raccolta romana che negli stessi anni testimonia la ricerca formale svolta sul tema dell’oggetto sul piano, da parte di molti artisti italiani.

Da Marino Marini a Giacomo Manzù, da Ettore Colla a Leoncillo, da Mafai a Scialoja, da Gino Severini ad Alberto Savinio, i rimandi sono molteplici e interessano artisti di primo piano, solo per citare alcuni autori delle circa cento opere che figurano in mostra. L’esposizione sarà arricchita da opere provenienti dal Macro-Roma e dalla Casa Museo Alberto Moravia, si concluderà con una sezione di opere grafiche dedicata alle acqueforti di Giorgio Morandi e sarà interamente accompagnata, nelle sale della Galleria, da suggestioni musicali.

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