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Opinioni

L’arte salvata dai ragazzini: alla factory del Madre si sperimenta un nuovo modello di inclusione

Nel museo di arte contemporanea Madre di Napoli si sta sperimentando una una factory permanente di inclusione sociale per sostenere e far crescere la creatività dei più piccoli. Un modello di convivenza che l’altro giorno, nel cuore antico di Partenope, ha visto l’invasione di centinaia di ragazzini di diversa origine, estrazione e colore della pelle. In un’epoca dove si costruiscono muri, un museo pubblico sta cercando di abbatterli. Da Scampia e fino alla fine del mondo, passando per il centro antico di Partenope.
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È come una linea tracciata sulla sabbia, un confine apparentemente labile, che separa le interiora di un museo dal mondo esterno che lo circonda. Basterebbe un'onda per scavalcarlo e renderlo nullo, eppure troppo spesso non succede. È questo il tentativo che – finora un po' sottotraccia, per la verità, rispetto alla portata dell'iniziativa – sta cercando di realizzare nella calda estate partenopea il museo d'arte contemporanea Madre di Napoli, con la creazione di una factory permanente di inclusione per sostenere e far crescere la creatività dei più piccoli. Non solo un investimento sul "capitale futuro" di visitatori e appassionati, ma un vero e proprio modello di convivenza sociale che l'altro giorno, nel cuore antico di Partenope, ha visto scatenarsi l'invasione dei ragazzini di ogni età e provenienza, di diversa estrazione sociale, di diverso colore della pelle, di diversa religione. Da Scampia alla conquista del mondo, passando per il centro antico di Partenope.

Superare i confini e spingere l'onda del mare su quel confine arbitrario, cancellare la linea che separa il dentro dal fuori. Accade questo al Madre di Napoli, in un momento storico complesso, in cui fin troppi muri vengono invece innalzati. Non è affatto scontato che un museo di carattere pubblico – per di più di arte contemporanea – si intesti questa sfida, eppure sta accadendo. Laura Valente, musicologa e giornalista, presidente del Consiglio d’Amministrazione della Fondazione Donnaregina per le Arti Contemporanee, ente di governo del museo diretto da Andrea Viliani, ha ben chiara la visione ispiratrice di quest'iniziativa:

Ho voluto fortemente far nascere Il Madre per il Sociale, una factory permanente di inclusione per sostenere e far crescere la creatività dei più piccoli. Se  i musei e le istituzioni culturali – soprattutto quelle che percepiscono finanziamenti pubblici – non aiutano a comprendere il mondo che ruota attorno alle loro mura, e soprattutto a includerlo, non si realizza la loro reale vocazione. E' per questo che lavoreremo con  tutti i bambini, da Scampia a Chiaia, passando per Forcella, mettendo in comunicazione mondi che coesistono e che spesso entrano in conflitto,soprattutto quando si sentono minacciati da una convivenza forzata che non capiscono. Ora per tutti loro c'è un luogo in cui sentirsi comunità', il Madre. Nello spirito festoso che ha trasmesso Felice Pignataro, a cui è dedicato il percorso di Felice@Madre.

Felice@Madre: da Scampia con furore

Partire da Felice Pignataro, il più "prolifico muralista del mondo", come lo definì E. H. Gombrich, è un manifesto politico di ciò che "Madre per il Sociale" si pone come obiettivo. Quella comprensione del mondo che c'è oltre le mura di un museo. Non si poteva quindi non partire dall'esperienza del GRIDAS, associazione che Pignataro fondò con Mirella, la sua compagna, nel 1981 a Scampia, concretizzando le sue utopie nella realizzazione di murales e mosaici alla maniera di Antoni Gaudì, aggiunge una visione ideale più che mai urgente di questi tempi. Ancor di più se si considera la fitta rete di gruppi, associazione e cooperative che collaborano a quest'iniziativa. Oltre il GRIDAS – Gruppo Risveglio dal Sonno e con la collaborazione della giornalista Désirée Klain, l'altro giorno erano coinvolti gli operatori delle associazioni SkartAbelliamo, BandaBaleno, Dedalus, Centro Insieme, La Casa dei Cristallini, mentre con l'artista muralista RARO, i bambini hanno visitato la mostra Felice@Madre, con la quale per la prima volta le opere di Felice Pignataro sono state esposte in un museo, e partecipato ai laboratori a loro dedicati, animando il Cortile delle Sculture con i tamburi della Murga.

Il progetto Felice@Madre include anche un’inedita mostra, che proseguirà fino al 3 settembre, la Project Room e l’atrio del museo, ad esempio, accolgono materiali prodotti a partire dagli anni Ottanta che includono striscioni e teloni dipinti che rappresentano “storie” popolari, maschere di cartapesta e di poliuretano espanso – fra le quali spicca la struttura di San Ghetto Martire-Santo Protettore delle Periferie – sculture realizzate con materiali di riciclo, manifesti linoleografati e stampati in proprio. Opere e materiali che restituiscono il senso di un'arte in continuo dialogo e confronto con i fatti di cronaca e gli avvenimenti che hanno segnato, dal punto di vista sociale e culturale, la storia delle aree periferiche della città di Napoli negli ultimi decenni.

Un'alternativa alle Vele? Arriva dai bambini

Ma l'invasione dell'altro ieri è stato solo il primo passo. Con "Madre per il Sociale", infatti, il museo d'arte contemporanea della Regione Campania si affida ai bambini e alla loro energia creativa per costruire un'esperienza condivisa con una comunità sempre più allargata ed inclusiva. Per far diventare il museo diffuso, attivo, condiviso, partecipato, in ascolto e in relazione. Attraverso lo sguardo dei più piccoli.

Un'interessante occasione per comprendere il loro sguardo avverrà, infatti, alla fine del percorso di ricerca di Cécile B. Evans con i bambini che sarà suddiviso in tre fasi: partendo dalla visione delle riprese realizzate per l’occasione a Scampia, i partecipanti tra i 9 e gli 11 anni saranno invitati ad immaginare nuove forme di narrazione del contesto urbano da cui provengono, rielaborando suggestioni e ricordi sul tema della “casa” creando manifesti e brevi video messaggi con il linguaggio dei social media. I bambini saranno invitati a vivere il museo in un modo nuovo, sperimentale e interattivo, per lavorare sul concetto e l'esperienza individuale di “casa”, loro che provengono da alcune delle famiglie che dovranno trasferirsi dalle Vele di Scampia ai nuovi edifici costruiti per accoglierle in vista della pianificata distruzione di 3 delle 4 Vele.Il fine ultimo non è di esaminare la storia di un particolare edificio, ma di ragionare insieme su chi possiede davvero gli spazi nei quali sono stati prodotti i nostri ricordi e soprattutto di ridisegnare i network in cui viviamo ogni giorno, anche se non ci appartengono.

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Scrittore, sceneggiatore, giornalista. Nato a Napoli nel 1979. Il suo ultimo romanzo è "Le creature" (Rizzoli). Collabora con diverse riviste e quotidiani, è redattore della trasmissione Zazà su Rai Radio 3.
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