L’altro volto di Sanremo: Italo Calvino ambientò nella “città dei fiori” uno dei suoi romanzi più famosi

Sta per arrivare l’atteso appuntamento annuale con la canzone italiana: oggi inizia la sessantanovesima edizione del festival di Sanremo. Un evento importante, che ha accompagnato gran parte della storia italiana e che nasce in un luogo davvero molto particolare: conosciuta come la “città dei fiori”, Sanremo è divenuta famosa nell’immaginario comune per lo sfavillante palco dell’Ariston. Ma esiste un altro volto di Sanremo, inaspettato, che emerge dalle pagine di uno scrittore italiano fra i più importanti di sempre: Italo Calvino.
Nonostante la sua carta d’identità riportasse la dicitura “Santiago de Las Vegas, Avana, Cuba”, Italo Calvino aveva sangue sanremese e qui, da bambino, tornò per trascorrere l’infanzia e la prima giovinezza insieme ai suoi genitori. “Mi chiamo Italo Calvino. Sono nato a Sanremo. Sono tanto nato a Sanremo che sono nato in America”, diceva, restituendo la storia di una famiglia emigrata, e di un paese che all'epoca era poco più di una provincia agricola.
Esistono ancora molti luoghi, a Sanremo, dove Calvino trascorreva le giornate: come la Stazione Sperimentale per la Floricoltura, di cui suo padre Mario, a partire dal 1925, fu direttore. O il Liceo Cassini dove Calvino aveva avuto un compagno di banco d’eccezione: Eugenio Scalfari. A Sanremo Calvino conoscerà la vita, il cinema, la letteratura e anche la lotta: qui entra in contatto con la Resistenza, entrando a far parte della seconda divisione d’assalto partigiana “Garibaldi”. Ed è qui che uno dei suoi romanzi più autentici e ispirati nasce: il “Sentiero dei nidi di ragno” parla anche di Sanremo.
La Pigna, il cuore dell’anima di Calvino
Per arrivare fino in fondo al vicolo, i raggi del sole devono scendere dritti rasente le pareti fredde, tenute discoste a forza d’arcate che traversano la striscia di cielo azzurro carico. Scendono diritti, i raggi del sole, giù per le finestre messe qua e là in disordine sui muri, e cespi di basilico e di origano piantati dentro pentole ai davanzali, e sottovesti stese appese a corde; fin giù al selciato, fatto a gradini e a ciottoli, con una cunetta in mezzo per l’orina dei muli.
Il romanzo, pubblicato nel 1947, è considerato l’esordio letterario di Italo Calvino: un libro che nasce dall’esperienza reale della guerra, dalla lotta della Resistenza e da quella giovinezza passata ad osservare i vicoli della città vecchia di Sanremo. Il mondo che circonda il piccolo protagonista, Pin, è quello del quartiere Pigna, dove Calvino era solito passare insieme al fratello per raggiungere la scuola.

Qui, in questo luogo che ricorda tanto le creuze genovesi cantate da De André, Pin sperimenta l’amore e la brutalità delle relazioni umane, il parlare sconcio degli uomini e delle donne, le armi e l’esclusione da una vita che ancora non gli appartiene. Non è un caso che il luogo scelto da Calvino per iniziare la sua narrazione sia stato proprio questo quartiere, così diverso dalle rappresentazioni sfavillanti di Sanremo a cui siamo abituati: un mondo racchiuso in una scorza dura di miseria e disperazione, impenetrabile proprio come una pigna.
La Sanremo vecchia è per Pin un universo fatto di contraddizioni e di cose difficili da capire, dalle quali il piccolo protagonista si rifugia trovando nel “sentiero dei nidi di ragno” uno spazio tutto suo, dove compiere il suo destino di crescita solitaria:
È triste essere come lui, un bambino nel mondo dei grandi, sempre un bambino, trattato dai grandi come qualcosa di divertente e di noioso; e non poter usare quelle loro cose misteriose ed eccitanti, armi e donne, non poter mai far parte dei loro giochi. (…) Pin vorrebbe essere grande già adesso, o meglio, non grande, ma ammirato o temuto pur restando com'è, essere bambino e insieme capo dei grandi, per qualche impresa meravigliosa. Ecco, Pin ora andrà via, lontano da questi posti ventosi e sconosciuti, nel suo regno, il fossato, nel suo posto magico dove fanno il nido i ragni.