Da luogo del potere assoluto a quello di contagio del Covid-19, l'Air Force One diventa in un attimo simbolo del mondo che cambia in fretta. Perché è vero che l'aereo del Presidente può resistere a un attacco atomico, ma non al Coronavirus. Questo 2020, che sarà ricordato per sempre come l'anno della pandemia che sconvolse l'umanità, vede aggiungersi a soli 33 giorni dalle elezioni presidenziali USA, che avranno riflessi enormi sui delicati equilibri geopolitici nei prossimi anni, la clamorosa notizia del contagio del presidente americano Donald Trump e sua moglie Melania. Secondo le ricostruzioni, infatti, a contagiare la coppia presidenziale sarebbe stata Hope Hicks che è stata al loro fianco sull'Air Force One, accompagnandoli prima a Cleveland e poi a Duluth, Minnesota, dove Trump ha tenuto un comizio. Viaggiando, come ricordano tutti i media mondiali, senza mascherina. Il virus si è quindi insinuato nel più sacro dei giacigli presidenziali, nella più inviolabile della stanza dei bottoni: l'aereo del Presidente.
Simbolo muscolare del potere più alto in grado al mondo, quello della presidenza USA, l'Air Force One è un velivolo straordinario, possiede 2 piani, come un normale Boeing 747, ma il suo interno è stato configurato secondo i bisogni del presidente. I suoi quasi quattrocento metri quadrati interni includono varie modifiche, l'Air Force One possiede contromisure di sicurezza e sarebbe a prova di attacco nucleare.
Di recente, poi, la grandeur di questo aereo e della sua simbologia fortemente caratterizzante la nostra epoca, è stata ancora più ingigantita dal nuovo progetto di aereo presidenziale, un Air Force One che vola a Mach 5, cioè a cinque volte più veloce del suono. Tre settimane fa, infatti, un’azienda statunitense della Georgia, aveva annunciato di aver concluso un contratto con la US Air Force per quanto riguarda lo sviluppo del nuovo aereo presidenziale. Le possibilità offerte da questo progetto sembrano essere realmente eccezionali. L’idea è quella di poter produrre un aereo in grado di partire da New York e raggiungere Londra in solamente mezz’ora.
Un tempo sufficiente a trasmettersi il Coronavirus, in ogni caso. Di sicuro è questo ciò che ci dice la vicenda di Donald Trump contagiato tra collaboratori: nessuno è invincibile, tutti siamo esposti al pericolo e alla fragilità dell'esser vivi. Purtroppo di questo monito sappiamo già che Donald Trump e quelli come lui sparsi ovunque nel mondo non ne faranno tesoro, ma noi non smetteremo di ripeterlo.