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La “zampogna”: l’origine greca della parola che racconta l’amore del dio Pan per una ninfa

Si tratta di uno dei simboli che scandiscono le festività natalizie: l’immancabile suono della zampogna accompagna da sempre il Natale, ma la sua origine è molto lontana dalle celebrazioni cristiane. Questo strumento nasce infatti nell’antica Grecia e al suo nome è legato quello di Pan, il dio metà uomo e metà capra: ecco la vera origine della “zampogna”.
A cura di Federica D'Alfonso
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La zampogna è uno dei simboli tradizionalmente associati al Natale. Ma qual è l’origine del suo nome e, soprattutto, si tratta davvero di uno strumento musicale riconducibile alla sacralità della festa cristiana? A ben guardare la sua storia, infatti, si scopre che la zampogna pochissimo ha a che fare con la spiritualità natalizia e che il suo suono, in antichità, accompagnava ben altri tipi di celebrazioni.

Soprattutto nel Sud Italia, in Calabria e Campania, la tradizione legata agli zampognari è molto forte e radicata: esistono decine di declinazioni dello strumento musicale che comunemente chiamiamo “zampogna”, e ogni regione ha un suo corredo di rituali e simbologie legate al tipico suono malinconico e nostalgico che spesso, ormai in tutta la penisola, accompagna le festività natalizie.

L’origine greca della “zampogna”

Musée de l'Oise, Beauvais: una sirena intenta a suonare uno strumento molto simile alla zampogna (XIV secolo).
Musée de l'Oise, Beauvais: una sirena intenta a suonare uno strumento molto simile alla zampogna (XIV secolo).

Ma qual è l’origine di questo particolarissimo strumento musicale? Un indizio in questo senso ci viene dato dall'etimologia del nome: si tratta di un termine derivato dal greco che a sua volta è poi passato nel latino come “symphonia”. Un’origine che si perde nei miti e nelle leggende degli antichi, che per primi diedero un nome al “suono”, e alla musica. Oggi si tratta di un termine attestato anche nell'italiano, che indica il tipico strumento a fiato composto da un otre di pelle e da una o più canne, ma nei dialetti volgari veniva chiamata “sampogna”.

La storia di questa parola ci dice molto sul vero significato di questo simbolo natalizio: oggi il suono degli zampognari scandisce il calendario delle celebrazioni del Natale, ma in passato la sua forte valenza simbolica nulla aveva a che fare con la festività cristiana. Prima che nel Medioevo, anche grazie al Cristianesimo, si diffondesse in tutta Europa assumendo caratteristiche diverse (esemplare è il caso della cornamusa, diretta discendente della zampogna), questo strumento era considerato il discendente diretto del flauto del dio Pan.

La “sampogna” indicava infatti uno zufolo di canne, simile agli auloi greci e a quello che i romani chiamavano “utriculus”: uno strumento legato alla simbologia del dio Pan, il cui suono aveva il compito di accompagnare le celebrazioni pastorali in suo onore che accompagnavano l’avvicendarsi delle stagioni. Un elemento che, come la musica stessa, legava le antiche popolazioni alla terra e alla sua forza generatrice, identificata nel dio metà uomo e metà capra figlio di Ermes e della ninfa Driope.

L’amore di Pan per la ninfa Siringa

"Pan che insegue Siringa", dipinto di Hendrick van Balen.
"Pan che insegue Siringa", dipinto di Hendrick van Balen.

Ed è proprio nel mito di Pan, uno dei più affascinanti ed antichi della grecità, che si ritrova anche l’origine, decisamente poetica, di questo strumento musicale. Una divinità potente, temuta dai pastori dell’Arcadia in quanto espressione della violenza selvaggia della natura e del suo potere distruttivo oltre che creativo: prepotentemente legato ai piaceri della carne, Pan amava vagare per i suoi boschi suonando lo zufolo e inseguendo le bellissime ninfe di cui, ogni volta, si innamorava.

È all'amore per una di queste che è legata l’origine del flauto di Pan e, di conseguenza, della zampogna: per fuggire dall'insistente e per nulla gradito corteggiamento del dio, la ninfa Siringa correva a perdifiato nel bosco. Giunta nei pressi di un canneto pregò suo padre, il dio dei fiumi Ladone, di trasformarla in una canna per non essere rapita da Pan. Ma il satiro, affascinato dal suono lamentoso che il vento faceva soffiando nel canneto, decise che non si sarebbe mai più separato da esso: tagliò sette pezzi e li unì, creando lo strumento musicale che porta il nome della sua amata e che mai lo abbandona.

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