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La “visione aumentata” di Candida Höfer alla Galleria Borghese

Tra i dipinti di Caravaggio e le sculture di Bernini, la fotografa tedesca espone gli scatti dedicati alla Galleria Borghese e alle sue collezioni.
A cura di Gabriella Valente
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Attraverso un’operazione artistica, meta-artistica, storica e filologica, con la mostra di Candida Höfer, fotografa tedesca della scuola di Bernd e Hilla Becher, la Galleria Borghese si racconta e collega il passato e il presente, l’antico, il moderno e il contemporaneo, la storia e l’arte.

Caravaggio, "Il ragazzo con la canestra di frutta", 1593-94
Caravaggio, "Il ragazzo con la canestra di frutta", 1593-94

Consideriamo, innanzitutto, la sede espositiva, che in questo caso è luogo ospitante e, insieme, soggetto della mostra. Non si tratta di un museo qualunque: la Galleria Borghese, nell’omonima villa romana, è la casa di capolavori inestimabili della storia dell’arte italiana. Sono esposti lì, per esempio, il celeberrimo dipinto de Il ragazzo con la canestra di frutta di Caravaggio e Amor Sacro e Amor Profano di Tiziano; è in quella che Canova definì “la villa più bella del mondo” che si trovano i più straordinari e famosi gruppi scultorei del Bernini, come Apollo e Dafne e Il ratto di Proserpina o la Paolina Borghese di Canova stesso. La prestigiosa collezione nasce in gran parte dalle committenze di Scipione Borghese che agli inizi del ‘600 acquisì numerosissime opere d’arte da esporre nelle ricche sale della propria dimora.

Veduta esterna della Galleria Borghese, Roma
Veduta esterna della Galleria Borghese, Roma

Prima di guardare alla mostra in corso nella villa, bisogna ricordare che, oltre ai capolavori dell’arte moderna, la collezione Borghese comprendeva numerose opere antiche, repliche romane di statue greche, oggi facenti parte della sezione archeologica del Louvre, dopo che nel 1807 Napoleone impose al cognato Camillo Borghese la vendita. Proprio quelle opere tra il 2011 e il 2012 sono eccezionalmente “tornate a casa” in occasione della grande mostra I Borghese e l’antico, con la quale si è temporaneamente ripristinata la collezione nel suo assetto originario.

Candida Höfer, "Villa Borghese Roma XVIII", 2012C-print © Candida Höfer/VG Bild-Kunst, Bonn © Candida Höfer by SIAE 2013
Candida Höfer, "Villa Borghese Roma XVIII", 2012
C-print © Candida Höfer/VG Bild-Kunst, Bonn © Candida Höfer by SIAE 2013

Ed ecco che giungiamo a Candida Höfer per la Galleria Borghese, mostra curata da Mario Codognato, Anna Coliva e Marina Minozzi, in corso fino al 15 settembre. Il progetto rientra nel ciclo Committenze Contemporanee che, con “lʼintento di stabilire un collegamento tra passato e presente tramite il comune concetto di committenza”, non propone confronti, ma chiede all’artista contemporaneo di suggerire nuove modalità di visione dell’antico. Così la Höfer, nota per i suoi iperreali scatti di sale di musei, biblioteche, stazioni e altri luoghi del pubblico ritratti privi di presenza umana, ha realizzato un lavoro strettamente site specific, proprio come lo erano le opere commissionate da Scipione Borghese nel ‘600: l’artista ha fotografato le sale della galleria durante la mostra I Borghese e l’antico, documentando il momento unico e irripetibile della ricomposizione della collezione originaria. Si tratta dunque di una mostra che racconta una mostra all’interno dei medesimi spazi, e lo fa con uno speciale sguardo d’artista, grazie al quale, sulla base della ricostruzione di un antico capolavoro dell’arte, nasce una nuova moderna opera.

Candida Höfer, "Villa Borghese Roma XIII", 2012C-print © Candida Höfer/VG Bild-Kunst, Bonn © Candida Höfer by SIAE 2013
Candida Höfer, "Villa Borghese Roma XIII", 2012
C-print © Candida Höfer/VG Bild-Kunst, Bonn © Candida Höfer by SIAE 2013

Le fotografie sono sette (una di esse sarà donata alla Galleria Borghese), di grande formato (180×200 cm circa), disposte in un breve percorso nella Sala del Lanfranco. Protagonisti degli scatti non sono solo i pezzi antichi tornati dal Louvre (riconoscibili da un plinto verde), ma le sale stesse del museo, gli affreschi, gli arredi, i decori, mai ‘animati’ da presenza umana. Grazie al peculiare stile di Candida Höfer, quei luoghi fissati nell’immagine acquistano un’incredibile aura di magnificenza, eternità e assolutezza: la tecnica dell’artista tedesca, sempre riconoscibile e d’effetto, prevede un’inquadratura semplice e una ripresa distanziata alla ricerca sia di una prospettiva totale che coinvolga tutto il possibile, sia di un distacco emotivo da ciò che è ritratto. Scattate rigorosamente con luce naturale, che dia maggiore caratterizzazione e riconoscibilità al luogo, le fotografie dell’artista dimostrano la sua maniacale ossessione per la perfezione e il dettaglio. L’assenza di qualsiasi presenza umana fa sì che l’osservatore possa avere un rapporto esclusivo con il luogo ritratto, come in una contemplazione solitaria. E quanto più il formato si allarga, tanto più diventano visibili dei frammenti e dei particolari altrimenti invisibili: per un eccesso di artificio, di analisi e perfezione tecnica, la verosimiglianza della foto viene quasi intaccata, per restituire, più che la realtà, un’iperrealtà sospesa.

Nella mostra alla Borghese, di fronte alle fotografie esposte, vediamo impresso sulle due dimensioni lo spazio tridimensionale che stiamo abitando in quello stesso momento. Ma, sorprendentemente, lo vediamo più vero del vero, in tutto il suo sfarzo e la sua ricchezza; soprattutto, lo vediamo meglio e di più, attraverso lo sguardo contemporaneo della Höfer che immortala i luoghi con la sua potente “visione aumentata”.

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