Nell'Italia settentrionale, specie fra Emilia e Lombardia, questa parola è di casa: appartiene a quella galassia di termini regionali che descrivono le persone dappoco, sciocche, inette, specie giovani. Ma questa ha alcuni caratteri rilevanti. Basta pronunciarla per apprezzarne la sonorità corposa e gioviale, che riempie la bocca, e probabilmente proprio questa sonorità, insieme alla carica comica del significato che veicola, è stata il volano per gli onori della ribalta nazionale: un pisquano blocca la strada per venti minuti nel tentativo di parcheggiare, il pisquano dodicenne rompe lo smartphone costoso e i genitori pisquani glielo ricomprano, e la squadra di pisquani non vince ma caspita come sono simpatici.
Ora, forse il termine ‘pisquano', per la terminazione che ha e lo spregio che comunica (più enfatico e bonario che graffiante), richiama alla mente il villano, il marrano, termini non esageratamente distanti dal punto di vista del significato, eminentemente medievaleggianti, ed edulcorati nelle divertite fantasie sul passato. Quindi il pisquano si è, in modo curioso e improprio, scavato una nicchia a fianco di questi altri nomi, nei medesimi contesti e coi medesimi significati (peraltro con l'autorevole patrocinio di Feudalesimo e Libertà). Ma ci sta, sbavature di questo tipo sono parte del divertimento.
Visto questo quadro, ciò che sorprende è l'origine del termine, che non può essere medievaleggiante perché banalmente è nato nel dopoguerra (e che quindi in Lombardia ed Emilia è una tradizione popolare recente!). È attestato dagli anni '50, ed è un prestito adattato dall'inglese degli Alleati: anche il loro pipsqueak letteralmente descrive una persona giovane o insignificante, ed è stato semplicemente digerito in una forma italianissima dal vigore del dialetto. Tale termine ha un'origine onomatopeica, evocando all'orecchio uno squittio di un esserino debole; ed è comunque anche in inglese un termine recente, visto che è attestato soltanto dal 1910. Peraltro pare che questo termine avesse un'eco speciale nel dopoguerra perché nome di un sistema militare inglese di identificazione amico-nemico degli aerei: vie intricate di usi e significati, che ci danno un'idea di che cosa vuole dire che la lingua è di tutti.