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La taberna libraria nell’antica Roma: l’antenata delle nostre librerie

Anche nell’antica Roma i libri erano un business: molti secoli prima dell’avvento della carta stampata, gli antichi commerciavano in manoscritti rari e volumi. Per farlo, quale luogo migliore di una libreria: nel caso dei romani si parla di “tabernae librariae”, dei veri e propri punti vendita al dettaglio per gli appassionati di libri.
A cura di Federica D'Alfonso
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Le tabernae librariae nell'antica Roma: le antenate delle moderne librerie.
Le tabernae librariae nell'antica Roma: le antenate delle moderne librerie.

Molti secoli prima che la carta stampata facesse la sua comparsa in Europa grazie a Gutenberg, le librerie esistevano già. Furono gli antichi romani a dare un nome ai primi “fascicoli” di fogli di pergamena rilegati chiamandoli “liber” e ad “edere”, ovvero a copiare i manoscritti e a diffonderli, anticipando di parecchi secoli la fortuna del mercato editoriale. Non potevano, i romani, non pensare anche alle botteghe dove vendere questi preziosissimi oggetti: le librerie erano molto in voga nella Roma antica e, a ben vedere, non si discostavano troppo da quelle più moderne.

I romani amavano la lettura, e anche se in generale possedere libri era un lusso che apparteneva a pochi si ha notizia della nascita, già a partire dal IV secolo avanti Cristo, di moltissime biblioteche pubbliche: solo a Roma dovevano essercene, secondo le fonti, circa trenta, per un totale di trentamila volumi a disposizione dei cittadini. Ma perché non mettere su delle vere e proprie botteghe di “vendita al dettaglio”? Nascono così le tabernae librariae, le degne antenate delle nostre librerie.

L’Argileto e la taberna dei Sosii: le librerie più famose

Possedere un libro era un capriccio riservato solo ai più ricchi, o una necessità che apparteneva solo ai più dotti o ai grandi letterati dell’epoca. Nonostante il mercato di nicchia, moltissimi antichi commercianti trovarono la fortuna proprio grazie al commercio, e molto spesso alla riproduzione, dei libri: i più famosi sono stati senz’altro i privilegiati proprietari delle tabernae librariae dell'Argileto.

Conosciuto come “il quartiere dei librai”, l’Argileto sorgeva fra la Suburra e il Foro romano. Qui si recavano spesso poeti e filosofi come Orazio, Marziale e Seneca per acquistare libri, anche fra i più introvabili. Collocata al margine del centro amministrativo e commerciale della città, questa strada insieme alle sue tabernae letterarie è rimasta per molto tempo in cima alle preferenze dei bibliofili, anche se con una pressante concorrenza da parte della celeberrima taberna dei Sosii: forse la più importante e conosciuta della città, situata nel Foro accanto ai templi di Castore e Polluce.

Le tabernae librariae: dalla scrittura alla vendita

Ma come erano fatte queste tabernae per lettori? Erano, come tutte le altre tipologie di tabernae (e i romani ne avevano parecchie), aperte verso la strada, solitamente con un bancone a vista e scaffali per esporre la merce. Originariamente, soprattutto nelle grandi città, era solo il Foro ad ospitare questo genere di attività commerciali ma, pian piano, esse si diffusero capillarmente anche nelle strade “periferiche” come appunto l’Argileto.

I “tabernari”, antenati dei nostri librai, si dedicavano alle più svariate attività che potevano riguardare i libri: oltre ad ospitare anche gli autori delle opere che davano lettura delle proprie prodezze letterarie, molto spesso all'attività commerciale si affiancava quella della riproduzione delle copie dei manoscritti (delle vere e proprie “librerie editrici”) che potevano essere anche soltanto date in prestito. Per cifre niente affatto a buon mercato.

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