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La storia di Oriana Fallaci: da cronista di guerra alle critiche dopo l’11 settembre fino alla sua morte

Oriana Fallaci è una delle giornaliste e scrittrici italiane più famose al mondo, fu partigiana, prima donna inviata di guerra e successivamente una delle scrittrici più criticate per le sue posizioni anti Islam. Fu compagna dell’oppositore politico Alexandros Panagulis.
A cura di Redazione Cultura
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Oriana Fallaci (ph Frederic REGLAIN/Gamma-Rapho via Getty Images)
Oriana Fallaci (ph Frederic REGLAIN/Gamma-Rapho via Getty Images)

Oriana Fallaci è una delle più note giornaliste e scrittrici italiane, nata a Firenze il 29 giugno del 1929, è morta a causa di un cancro ai polmoni il 15 settembre 2006 all'età di 77 anni. Figlia di dell'artigiano Edoardo Fallaci, e di Tosca Cantini, casalinga toscana di lontane origini catalane (trisnonna catalana) era la prima di quattro sorelle: Neera e Paola, anch'esse giornaliste e scrittrici, ed Elisabetta, che fu adottata. Da giovanissima si unì alla Resistenza grazie anche al padre, antifascista, facendo da staffetta – col nome di Emilia – durante la Guerra e successivamente fu la prima giornalista donna inviata al fronte, diventando un punto di riferimento per il giornalismo italiano fino alle polemiche che la coinvolsero dopo i fatti dell'11 settembre, a causa delle sue prese di posizione contro l'Islam. Il suo compagno storico fu il patriota greco Alexandros Panagulis, col quale fu fidanzata dal 1973 fino al 1976 quando il compagno morì e in questo periodo ebbe pure un aborto e proprio questo tema diede vita a uno dei suoi libri più famosi, ovvero Lettera a un bambino mai nato.

Gli inizi della carriera nel mondo del giornalismo

Il giornalismo fu un richiamo fortissimo fin da giovanissima, al punto che lasciò l'Università (prima Medicina, poi il passaggio a Lettere) per dedicarcisi, spinta dallo zio giornalista Bruno Fallaci e da Curzio Malaparte. L'esordio fu nel quotidiano fiorentino al Mattino dell'Italia centrale svariando nelle varie redazioni, dalla Cronaca al Costume, poi una controversia su un articolo si Togliatti fu il motivo dell'interruzione del rapporto col giornale. Si trasferì a Milano e l'ì cominciò a lavorare per Epoca, settimanale della Mondadori dove aveva lavorato lo zio, che prima le fece fare da correttrice di bozze e poi le fece scrivere articoli di moda. Era il 1951 quando pubblicò il primo articolo per L'Europeo e lì si trasferì definitivamente tre anni dopo, con una collaborazione che durò fino al 1977. E il mondo dello Spettacolo e del Costume in generale fu anche il primo passo per i suoi reportage, raccontando il dietro le quinte di Hollywood. Di ritorno dagli States incontrò il corrispondente Alfredo Pieroni, da lui ebbe il primo aborto e successivamente una depressione la portò a un tentato suicidio.

Il lavoro come corrispondente di guerra

Se nel 1961 scrisse un reportage sulla condizione delle donne in Oriente, da cui trasse il libro Il sesso inutile, fu nel 1965 che cominciò come corrispondente di guerra in Vietnam, dove sarebbe tornata altre volte, per raccontare la guerra, ponendosi in una posizione critica sia degli americani che dei Vietcong, raccogliendo le sue riflessioni nel libro "Niente e così sia". Furono la morte di Martin Luther King e Robert Kennedy a riportarla negli States nel pieno delle proteste studentesche e durante alcune proteste degli studenti universitari messicani contro l'occupazione militare del campus dell'UNAM rimase ferita da una raffica di mitra. Come corrispondente di guerra, come ricorda Wikipedia, seguì pure i conflitti tra India e Pakistan, in Sud America e in Medio Oriente.

Oriana Fallaci (ph LaPresse Archivio storico Anni 90)
Oriana Fallaci (ph LaPresse Archivio storico Anni 90)

L'incontro con Panagulis, compagno nel lavoro e nella vita

Il suo amore per la cultura ellenistica la portò, nel 1973 a conoscere Alexandros Panagulis, leader dell'opposizione greca ai Colonnelli, che lo avevano perseguitato, torturato e imprigionato. Restò con lui dall'uscita dal carcere alla sua morte, avvenuta in un incidente stradale nel 1976. Di lui, scrisse la stessa giornalista, rimase incinta ma dopo un litigio ebbe un aborto spontaneo, traendo da questa esperienza uno dei suoi libri più noti, Lettera a un bambino mai nato, anche se secondo il nipote Perazzi il libro fu scritto prima. Nel tempo che stettero assieme Fallaci e Panagulis indagarono sulla morte dell'amico comune Pier Paolo Pasolini, mentre sul compagno e sulla sua morte, che definì omicidio politico, scrisse Un uomo. In quel periodo cominciò anche la serie di interviste che la resero una delle giornaliste più conosciute al mondo, riuscendo a intervistare, tra gli altri, personaggi come re Husayn di Giordania, Võ Nguyên Giáp, Pietro Nenni, Giulio Andreotti, Giorgio Amendola, l'arcivescovo Makarios, Yasser Arafat, Hailé Selassié, Henry Kissinger, Federico Fellini, Indira Gandhi, Golda Meir, Muʿammar Gheddafi, Enrico Berlinguer, Lech Wałęsa e l'ayatollah Khomeini. Quest'ultima fu, senza dubbio, la più celebre, con al giornalista che lo definì "tiranno" e successivamente svestì il chador che aveva dovuto indossare prima dell'intervista, con l'ayatollah che abbandonò la stanza, completando la conversazione il giorno dopo.

I suoi libri dopo l'11 settembre tra approvazione e critiche

All'inizio degli anni '90 Fallaci si trasferisce negli Stati Uniti, a New York per la precisione, dove vive quando l'11 settembre 2011 due aerei di linea si schiantano sulle Torri gemelle, con l'attentato che viene rivendicato da Al Quaed; sull'onda di quell'attentato scrisse un articolo per Il Corriere della Sera, intitolato La rabbia e l'orgoglio che diventò anche un libro best seller. Un libro molto criticato, soprattutto per le sue posizioni anti Islam, ma anche per una serie di fallacie che erano presenti al suo interno e che fecero della giornalista un'icona della Destra italiana, pronta a salire sul carro anti musulmano. Libero, infatti, lanciò una raccolta di firme per cercare di convincere il Presidente della Repubblica a conferirle il titolo di senatrice a vita.

La scoperta del tumore e la morte a 77 anni

All'inizio degli anni 90 Fallaci scoprì di avere un tumore ai polmoni, lei che era una fumatrice incallita ma che attribuì la responsabilità di quel male più che alle sigarette ai fumi dei pozzi petroliferi che aveva respirato in Kuwait dove si trovava per seguire la Guerra del Golfo scoppiata nel 1991 tra Kuwait e Iraq che ne incendiò molti. La sua morte avvenne a Firenze a 77 anni. Aveva da poco lasciato la sua residenza a Manhattan per vivere gli ultimi giorni della sua vita a Firenze, dove atterrò con un aereo privato che le mise a disposizione Silvio Berlusconi. Morì nella clinica Santa Chiara e fu sepolta nel cimitero degli Allori, mentre gran parte della sua eredità librario fu ceduto alla Pontificia Università Lateranense di Roma.

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