La storia di Emmeline Pankhurst, l’eroina dei diritti delle donne
Il nome di Emmeline Pankhurst non è tra i più famosi fra le conoscenze storiche popolari eppure, soprattutto le donne di oggi, devono molto a questa signora inglese di Manchester nata nel lontano 1858: principale esponente del movimento delle suffragette, nei primi anni del ‘900 si battè strenuamente affinché in Inghilterra fosse concesso anche alle donne il diritto di voto, fino ad allora ad esclusivo appannaggio degli uomini. Della figura di Emmeline e della sua importanza storica si è parlato molto soprattutto negli ultimi tempi, in occasione dell'uscita di un film ispirato alla sua vita e dell'autobiografia dal titolo "La mia storia" pubblicata da Castelvecchi. In occasione della festa della donna, e per celebrare i 70 anni dal primo voto delle donne in Italia, il 10 marzo 1946, scopriamo chi è stata Emmeline Pankhurst.
Il voto alle donne: una lotta lunga secoli
Quella sul diritto di voto alle donne è una storia lunga che affonda le radici agli albori della modernità, con la Rivoluzione francese. Una prima richiesta del riconoscimento dei diritti infatti venne fatta proprio all'Assemblea degli Stati Generali, nel 1789, con i "Cahier de Doléances des femmes".
Negli stessi anni Olympe de Gouges pubblicava il suo romanzo "Le prince philosophe", iniziando ad agitare l'opinione pubblica sui diritti delle donne. Ma quando la sua azione entrò pesantemente in conflitto con il progetto politico di Robespierre, venne ghigliottinata. Contemporaneamente a quanto avveniva in Francia, anche nel Regno Unito si pubblicavano libri a sostegno della tesi della de Gouges: Mary Wollstonecraft pubblicò, nel 1792, "A Vindication of the Right of Women", mentre in tutta Europa iniziavano a formarsi i primi circoli femminili.
"Se solo fossi un maschio": la storia di Emmeline
Nell'autobiografia che ha ispirato anche "Suffraggette", il film di Sarah Gavron in questi giorni nelle sale, Emmeline racconta un episodio emblematico accaduto quando era bambina: i genitori le si avvicinarono per darle la buonanotte, e il padre, convinto lei che stesse dormendo disse: "Se solo fossi un maschio". Quelle parole la tormentarono per anni, e la bambina diventata donna capì ben presto il significato di quella frase nella società di allora: in Inghilterra le donne non contavano nulla.
Nel 1894 si ottiene il diritto al voto nelle elezioni locali: promotrice della Women's Franchise League, Emmeline fu una delle protagoniste di questo primo traguardo importantissimo. Successivamente, nel 1903, fondò la Women's Social and Political Union: il principale obiettivo era l'estensione del suffragio universale alle donne. Il movimento si collocava all'esterno di qualsiasi formazione partitica, e spesso fu messo in cattiva luce e screditato a causa delle "azioni di violenza" delle suffragette: irruzioni nelle sedi istituzionali, incendi di chiese o edifici abbandonati e sabotaggi a linee telefoniche.
Molte suffragette, tra cui la stessa Pankhurst, subirono arresti e violenze. Nel maggio del 1914 Emmeline Pankhurst viene arrestata davanti a Buckingham Palace mente tenta di portare una petizione al re Giorgio V: ma nel '18, finalmente, viene sancito il suffragio femminile anche per la camera dei Comuni. Al perentorio ammonimento di "rispettare la legge", Emmeline era solita rispondere:
Non possiamo rispettare una legge che non ci rispetta.