La storia di Ben John, il neonazista condannato a leggere Austen e Dickens
O David Copperfield o la galera: questo il bizzarro compromesso che Ben John, un militante di estrema destra 21enne dalle conclamate simpatie neonaziste proveniente da Lincoln, in Inghilterra, ha dovuto accettare per schivare la gattabuia ed evitare due anni di reclusione. Un'idea figlia dei giudici della Corte della Corona di Leicester, che hanno deciso di agire creativamente per plasmare una misura alternativa precedentemente inesplorata: leggere libri in cambio di sconti di pena. La sentenza, emanata ieri, ha suscitato scalpore in una parte di opinione pubblica britannica, ma ha creato indubbiamente un precedente importante: per questa via, infatti, i giudici del Lincolnshire hanno consegnato in eredità alle colleghe e ai colleghi che saranno chiamati a pronunciarsi su casi simili una lezione di incontestabile valore, restituendo a certa letteratura il valore pedagogico che merita; una lezione che, in un'epoca di post-verità e disinformazione galoppante, era forse stata abbandonata nel dimenticatoio.
Cosa sappiamo di Ben John
Nelle ultime ore, la grottesca vicenda di John sta stimolando riflessioni interessanti relative all'estrema facilità con cui, oggi, un giovane può imboccare i sentieri oscuri della radicalizzazione online. Per comprendere il retroterra che ha reso possibile trasformare un anonimo studente di criminologia della media borghesia inglese in un neonazista provetto, è necessario compiere un piccolo passo indietro. Nel 2020, dopo aver ricevuto alcune segnalazioni, la polizia del Lincolnshire ha esaminato un hard disk che John nascondeva in un calzino, rinvenendovi un tesoretto inquietante: nell'arco di appena tre anni, Ben aveva infatti accumulato un patrimonio di paccottiglia neonazista sconfinato. Tanto per rendere l'idea, il giovane era in possesso di quasi 70mila documenti ispirati al suprematismo bianco, tra cui la mini-guida conosciuta come Anarchist Cookbook (un manuale d'istruzioni per la fabbricazione di molotov e altre bombe rudimentali che gode di buona fama negli ambienti underground legati all'estrema destra inglese) e un piano dettagliato di indicazioni necessarie alla realizzazione di un "attentato perfetto". Niente di nuovo, verrebbe da dire: ripercorrendo la cronaca nera dell'ultimo decennio, infatti, è facile comprendere come si tratti della classica "cassetta degli attrezzi " di cui ogni zoomer radicalizzatosi online entra in possesso prima di sprofondare definitivamente in una tana del Bianconiglio costellata di pregiudizi, xenofobia e continui incentivi reazionari.
I precedenti di Ben John
John non era sconosciuto alle cronache giudiziarie: era giunto per la prima volta all'attenzione degli agenti antiterrorismo inglesi nel 2018, dopo aver pubblicato sui social una lettera intitolata Eternal Front – Lincolnshire Fascist Underground, rivendicando con orgoglio la propria appartenenza a un gruppo neonazista della sua città e riservando pesanti offese nei confronti di immigrati, omosessuali e altre minoranze; in quell'occasione, la Corte stabilì la prescrizione di cure psichiatriche al giovane, ma non fu sufficiente: John ha continuato a insinuarsi nel sottobosco dell'estrema destra britannica, fino ad accumulare una quantità di materiale filo-nazista talmente ingente da giustificare l'intervento delle forze speciali della Counter Terrorism Policing East Midlands.
La decisione dei giudici inglesi
"I contenuti di cui John si nutriva sono repellenti. È materiale strettamente collegato ad Hitler, al fascismo. Ma c’era anche una notevole quantità di letteratura contemporanea. Per questo mi sono convinto che si tratta di un giovane in lotta con le sue emozioni", ha spiegato al Guardian Timothy Spencer, il giudice che ha pronunciato la "sentenza di condanna". "Non è affatto una causa persa, ed è capace di vivere una vita normale e in grado di aiutare la società", ha aggiunto il giudice. Non sappiamo se la lettura di Orgoglio e pregiudizio o Oliver Twist sarà sufficiente per riportare John sui binari del rispetto per i principi democratici (anche perché il secondo titolo è stato recentemente tacciato di antisemitismo e, più in generale, secondo alcuni critici, l‘intera opera di Dickens sarebbe scandita da pregiudizi razziali), ma forse, arrivati a questo punto, tentare non nuoce: nel migliore dei casi, potremmo ritrovarci con qualche emulatore di Breivik in meno.