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La sofferenza ispira gli artisti a creare capolavori? Il mito è sfatato da uno studio

Il mito che l’artista sofferente sia più produttivo è stato sfatato dall’esperta Kathryn Graddy: le opere elaborate da pittori dopo un lutto non sarebbero le migliori e sarebbero vendute per molto meno. Un lavoro creato dopo la perdita di una persona cara avrebbe meno probabilità di essere esposto in gallerie e il valore della vendita all’asta calerebbe del 50 per cento, in confronto alle opere elaborate l’anno dopo la morte di un amico di un artista o di un parente.
A cura di Silvia Buffo
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Un ritratto di Pablo Picasso.
Un ritratto di Pablo Picasso.

L'accademica Kathryn Graddy, docente di economia presso la Brandeis University, Massachusetts, ha esaminato le date di morte di parenti e amici stretti di artisti, 33 francesi e 15 americani. L'esperta ha dedotto che i pittori in questione non produrrebbero i loro migliori lavori in seguito alla morte di una persona cara, sfatando il mito della ‘sofferenza ispiratrice' e ne deduce che gli artisti che soffrono sulla scia della morte di una persona cara non solo, in questa fase, non producono i loro migliori lavori, ma non riescono neanche a venderli particolarmente bene.

La Graddy puntualizza:

"Questi risultati sono coerenti con gli studi di psicologia sui legami fra umore e creatività ma con l'idea popolare che la sofferenza aumenti necessariamente la creatività artistica. Gli artisti che lavorano dopo un evento del genere sono, in media, meno creativi che in altri periodi della loro vita".

Nudo Blu
Nudo Blu

Nel 1901, Carlos Casagemas, un caro amico di Pablo Picasso, si uccise e molti storici dell'arte ritengono che questo evento abbia inaugurato il cosiddetto ‘periodo blu', in cui l'artista catalano dipinse opere cupe e monocromatiche, ritraenti  figure ai margini come esiliati, detenuti, mendicanti, persone del circo, disperati. A Parigi Picasso e Casagemas frequentavano giovani emigrati, poeti e artisti squattrinati fra cui c’era anche la bella Germaine Gargallo, una ragazza in cerca di fortuna. Casamages si innamorò di lei avviando un estenuante tira e molla che mandò Carles in crisi che già soffriva di crisi maniaco-depressive e abusava di droghe.

La sera del 17 gennaio 1901 Casagemas chiese a Germaine di sposarlo ma lei lo respinse e a quel punto Carles si suicidò. La notizia raggiunge Picasso che era rientrato momentaneamente in Spagna, l'artista incominciò a esserne ossessionato da un dolore insopportabile. Dopo la morte di Carles, Picasso si concentrò nella produzione di tele in cui a prevalere erano i toni del blu, cariche di inquietudine esistenziale e malinconia.

Picasso è un buon esempio per sfatare il mito della sofferenza produttiva negli artisti, basti pensare a "La Gommeuse", un dipinto periodo blu, venduto al prezzo record di $ 67.5milioni. Il punto è che il suo quadro più caro venduto all'asta è un altro, "Les Femmes d'Alger", dipinto più di mezzo secolo dopo, che è stato venduto all'asta per oltre $ 100 milioni di più lo scorso maggio a New York, esattamente per 179 milioni di dollari. L’opera è la più cara al mondo fino ad oggi, scalzò di gran lunga i «Tre studi di Lucien Freud» dipinto nel 1969 da Bacon andato all’asta nel 2013 per 142,4 milioni.

La docente Graddy ha detto a The Independent:

"Questo non è un risultato triste, questo è un risultato felice. Sarebbe terribile se si dovesse patire un lutto o una morte solo per essere più creativo e produttivo"

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