Se sei un maschio o una femmina sotto i quarantacinque anni e di recente hai scaricato un'app di dating sul tuo smartphone, quest'articolo ti riguarda. E ti riguarda anche se sei un uomo che clicca YouPorn e i siti di escort arrivando a un passo dal contattarne una (ma prima di farlo, guarda caso, sei già scarico). Se poi sei una di quelle donne che negli ultimi mesi ha preferito impiegare il tempo libero aggiornando il profilo facebook a scapito del sesso col proprio partner allora riguarda anche te. Per tutti voi, infatti, c’è una notizia: la sessualità è morta e la colpa è anche un po' vostra. Ma non buttatevi giù, le cose miglioreranno. Anche perché non possono andare peggio di così.
La vegliarda aveva centodieci anni. Molto per un essere umano in particolare, molto poco per l’essere umano in generale. Ai due estremi di questa vita due epoche attraversate da sconvolgimenti tecnologici e conoscitivi senza precedenti. La prima, nel 1905, annus mirabilis per la rivoluzione operata nella fisica moderna dalle teorie di Albert Einstein, nel campo dell'arte con la nascita dell'espressionismo e per la pubblicazione de I tre saggi sulla teoria sessuale del quarantanovenne dottor Sigmund Freud. L'impatto di questo volume sulla cultura dell’epoca fu a dir poco straordinario. Anche se trattava questioni già circolanti negli ambienti accademici, Freud ebbe il merito di conferire organicità a quei contributi che con L'interpretazione dei sogni costituiranno il nucleo fondamentale della teoria psicoanalitica.
Perversioni sessuali, sessualità infantile e pubertà. Ovviamente la comunità scientifica mise al bando quest'opera, ma oggi sappiamo che con la sua pubblicazione è nato il discorso pubblico “pertinente al sesso” in Europa, cioè nel mondo. Da quel momento in poi nessuno ha affrontato la sessualità, direttamente o indirettamente, senza farvi riferimento. Wilhelm Reich, la Scala Kinsey, ma nemmeno il cast di Ultimo tango a Parigi, la redazione di Chi lo ha visto?, la farfalla di Belen, il CEO di Meetic e persino la chiesa cattolica attualmente riunita nel Sinodo sulla famiglia. E siamo al 2015, l’anno in cui la sessualità tirò le cuoia. E non per colpa dei vescovi. Ma per colpa vostra, che avete meno di quarantacinque anni e andate a letto con lo smartphone.
Pare, infatti, che di recente la pietra tombale sia stata deposta da uno dei più influenti studi sui comportamenti sessuali nel mondo, il NATSAL – National Survey of Sexual Attitudes and Lifestyles, in cui si spiega che dagli anni '90 a oggi gli inglesi (e c'è da scommetterci che il discorso vale per tutti gli occidentali) avrebbero ridotto la loro attività sessuale da cinque sessioni mensili a tre. A quanto pare, la curva si sta inabissando proprio nella fase storica in cui teoricamente le opportunità di attivare la nostra sfera sessuale dovrebbero essere maggiori. Insomma, negli ultimi tempi non c'è indagine che non metta in relazione questa sorta di arretramento della sessualità, che per più di un secolo abbiamo considerato centrale nella vita umana, con il ruolo che il web e le interazioni sui social network stanno giocando nelle nostre esistenze. A ciò aggiungerei la proliferazione di una pornografia che ha “ha perso la sua qualità narrativa”, prendendo in prestito le parole che Don DeLillo in Cosmopolis riservava al denaro, e al bombardamento di stimoli sempre più perniciosi che costellano l'educazione sessuale degli adolescenti.
Sesso, sesso e ancora sesso. Sesso ovunque, tranne che nelle nostre stanze e con il nostro corpo. Roba da far rivoltare le ceneri del povero Freud nella sua urna al crematorio di Golders Green. Ma se qualche statistica non fa primavera (la sola quantità di rapporti consumati o dichiarati non può essere essere considerata una spia rilevatrice dello stato della sessualità nei nostri tempi) e la critica all'alienazione del web è antistorica, il problema sta nella morte del discorso pubblico sul sesso, soppiantato dal suo marketing e al più dai discorsi di qualche santone mediatico. Paradossalmente solo la chiesa cattolica, grazie al suo dibattito interno riversato come viscere di un harakiri sulla tempesta informativa in cui siamo immersi, sembra ne stia svolgendo uno. Quindi come al solito la verità sta altrove. E forse più semplicemente nel 2015 ci troviamo in una di quelle pieghe della storia in cui le scorie prodotte dalla prima generazione nata e cresciuta in rete sono più tossiche di quanto lo saranno in futuro.
Come il motore a scoppio di ieri era più inquinante di quello dell'oggi e quello del domani sarà pulito e basato su energie rinnovabili, anche la sessualità ai tempi della connessione H24 in futuro troverà forme meno “inquinanti” di stare al mondo. Speriamo di fare prima dell'industria automobilistica. O almeno questo è il sogno. Chissà il dottor Freud, dalla sua attuale dimora di Golders Green, come lo interpreterebbe.