Ventimila aule da reperire in un mese, anche meno. È l'arduo compito che spetta al mondo della scuola da qui fino alla partenza del nuovo anno per far sì che gli studenti tornino tra i banchi dopo il lungo periodo di sospensione dovuto al lockdown. Le linee guida elaborate dal ministero e sottoscritte dalla ministra Azzolina parlano chiaro in fatto di distanziamento e numero di studenti per classe. Motivo per cui in queste ore l’Associazione nazionale presidi ha lanciato l’allarme: "sarà necessario allestire 20 mila aule alternative per un totale di circa 400 mila studenti, circa il 5% del totale".
Da qui la pubblicazione, a breve di avvisi pubblici nei diversi comuni per il reperimento "di spazi alternativi dove poter allestire le aule per ospitare le classi che dovranno fare lezioni nei luoghi alternativi al proprio istituto“. A riferirlo è stata Cristina Giachi, responsabile Scuola dell’Associazione Nazionale Comuni Italiani (Anci). Prevista, dunque, nei limiti delle risorse disponibili, l'adesione di musei, cinema, b&b e persino qualche appartamento privato.
Passata l'emergenza e risolto (ammesso che si riesca) la questione degli spazi per l'inizio dell'anno andrà vista in un'altra maniera oltre la mera necessità di aule dove poter effettuare la tradizionale didattica. Anche perché, se da questa vicenda c'è da imparare qualcosa, è rendersi che così com'era strutturata nella sua logistica e nell'organizzazione degli spazi, la scuola italiana (non tutta, ma mediamente) non funzionava affatto. Ed è un eufemismo.
Detto ciò, sarà fondamentale, una volta trovata la disponibilità di istituzioni, come i musei pubblici e privati sparsi nei comuni dello stivale (luoghi dove di norma gli spazi non mancano) ragionare su come integrare questi luoghi e renderli qualcosa di più di semplici parcheggi per studenti fuori dalle tradizionali mura scolastiche. Più utile sarebbe, invece, provare a immaginare una scuola pubblica in grado di integrare l'insieme di conoscenze e di possibilità e accrescimento, di cui questi luoghi sono custodi e promotori, all'interno del curriculum di ogni studente italiano. Anche perché – ne scrivevamo già qualche mese fa qui – un modo più integrato di concepire gli spazi alternativi della didattica potrebbe rivelarsi fautore di un positivo corto circuito anche sotto il punto di vista economico per quelle strutture, come teatri, cinema e per l'appunto musei in forte difficoltà a causa delle restrizioni dovuta alle misure anti-Covid.