La scultura giapponese buddhista approda a Roma per la prima volta
21 opere dal periodo Asuka al periodo Kamakura, risalenti al VIII-XIV secolo sono protagoniste di una mostra dedicata alla scultura giapponese, lignea e buddhista. Opere emblematiche che documentano un'arte inserita all'interno di una stagione storica gloriosa, che ancora oggi ha molto da insegnare. La mostra è organizzata da Bunkachō, l'Agenzia per gli Affari Culturali del Giappone, insieme a l'Azienda Speciale Palaexpo, e in collaborazione con Alma Mater Studiorum-Università di Bologna, la Scuola di Psicologia e Scienze della Formazione e il Dipartimento di Scienze dell'Educazione, grazie anche al prezioso supporto di MondoMostre.
Il legno come materia prima e la grazia come supremo valore espressivo
La scultura buddhista approdò dalla Cina al Giappone, passando per la penisola coreana, tra il VI e il VII secolo ma fu solo a partire dal X secolo che vide uno sviluppo sostanziale, nei temi e nelle forme rispetto ai modelli continentali. La sua massima espressione sta nel tardo periodo Heian del 794-1185, l’epoca della corte imperiale di Kyoto. In questa fase la grazia è il valore supremo, le cui linee armoniose si plasmano dalla semplicità della materia prima legno. A seguire, dopo la vittoria del potere militare sulla corte, a partire dall’epoca Kamakura del 1185-1333, emerse un tipo di scultura realistica e vigorosa, essenziale nelle forme, specchio degli ideali samuraici e della filosofia buddhista zen.
Dalla semioscurità dei templi giapponesi alla mostra romana
Sono esposte per la prima volta in Italia ventuno opere summe, per un totale di 35 pezzi, che spaziano dal periodo Asuka del VII-VIII secolo al periodo Kamakura del 1185-1333. Per tradizione sono considerate come immagini di culto e molte di queste opere sono difficilmente trasportabili poiché in Giappone non è facile avervi accesso. Sono immerse nella semioscurità di templi e santuari o custodite in collezioni di grandi musei nazionali.
Una formidabile potenza creativa, un'arte assoluta
Si tratta di una scultura lignea e fiorente anche nella tradizione occidentale, che si avvale di una tecnica suprema nella tradizione buddhista in cui lo scultore non si confronta con nessun altra stagione dell'arte ma si emancipa da ogni canone riportando un'espressione assoluta e unica nelle proprio opere. La forza di quest'arte inedita mette le fondamenta di una cultura solidissima e carica di spiritualità. Il visitatore italiano potrà fondersi in questa atmosfera instaurando un dialogo serrato con essa in un incontro dal carattere quasi meditativo.
La meditazione e l'azione, la quiete e l'ira
Ogni opera evoca un differente stato di consapevolezza, e diversi sentimenti che sfumano dalla meditazione all’azione, dalla quiete all’ira, dalla comprensione alla paura. In atto in queste opere è una costante ricerca spirituale. La scultura esposta a Roma documenta la storia di scuole di buddhismo e insegnamenti, riti e templi, e ogni figura rappresenta ha una carica emotiva a sé, come la calma e semplicità estreme che si avvertono nel sorriso che affiora sul volto assorto di un enigmatico Buddha in meditazione.