La Sad, dal Festival al nuovo album: “Sanremo ha scatenato l’odio nei nostri confronti”
È innegabile come La Sad, il gruppo pop-punk formato da Matteo Botticini (Theo), Francesco Emanuele Clemente (Plant) ed Enrico Fonte (Fiks), sia stato quello più agile ad invertire la narrazione pre-Festival di Sanremo. Non solo attraverso la musica sul palco, anche se Autodistruttivo comprendeva un forte messaggio, il disagio di una generazione, quella a cui parlano. L'iniziativa con il Telefono Amico, la capacità di adattarsi al contesto televisivo senza dover per forza scendere a compromessi: la Sad ha cercato una chiave popolare senza per forza diventare pop. Odio La Sad, il loro secondo album uscito lo scorso 5 aprile, è molto più intimo di ciò che potrebbe sembrare una nuda risposta alle critiche: riflette attorno al concetto di crescita e autodeterminazione, di critica ma anche di fragilità. Un linguaggio che ha ispirato il pubblico, creando meno divisioni di quanto le varie generazioni coinvolte avrebbero voluto far pesare, e hanno fatto pesare, sui loro testi del passato. All'interno Donatella Rettore in Lamette, ma anche Rose Villain, gli Articolo 31, i BNKR44, Naska, oltre ai Pinguini Tattici Nucleari, con Riccardo Zanotti che aveva anche firmato il loro lavoro sanremese. Qui l'intervista a La Sad.
Com’è stata la risposta del pubblico agli instore?
Plant: Non ci aspettavamo questa risposta, sta andando benissimo. Avevamo già fatto qualche instore negli anni scorsi e abbiamo visto il cambiamento, la gente non riesce ad entrare, poi ci sono persone di tutte le età che cantano le nostre canzoni. Non solo quella di Sanremo.
Quando nasce l’idea del progetto Odio La Sad e quanto Sanremo ha influenzato nella scelta delle canzoni?
Theo: L’album lo stavamo già scrivendo prima che sapessimo di dover andare a Sanremo. Avevamo già un’idea di come costruirlo, anche se poi Sanremo ha scatenato proprio ciò di cui parlavamo nel progetto, l’odio nei nostri confronti.
Il titolo?
Plant: Forse è stata tra le ultime cose che abbiamo inserito.
Fiks: Nel momento in cui stava montando l’odio nei nostri confronti, quando siamo stati annunciati al Festival.
Venendo da tre percorsi artisti molto differenti, prima de La Sad, com’è cambiato il vostro approccio nel fare musica, nel mettere le vostre tre teste assieme?
Theo: Ormai siamo La Sad da quattro anni. Di conseguenza il processo creativo è sempre in evoluzione: magari nei primi periodi c’era un po’ di difficoltà, ma adesso siamo diventati una macchina perfetta.
Plant: Ci ha aiutato venire da ambienti musicali diversi, perché pian piano ci siamo influenzati.
In Non Lo Sai, c'è il racconto del rapporto tra giovani e adulti, in alcuni casi, figli e genitori. Com'è stato il rapporto con i vostri genitori, durante la gavetta e adesso che siete arrivati al successo?
Plant: Credo siano stati orgogliosi, soprattutto adesso che vengono agli instore e hanno visto ciò che abbiamo costruito. Inizialmente, come qualsiasi altro genitore al mondo, erano preoccupati dall'ambiente instabile del mondo della musica, poi hanno cominciato a scrivergli anche i genitori dei nostri fan e si sono resi conto di ciò che stiamo facendo. Adesso vengono anche agli instore.
Fiks: Credo che inizialmente abbiano sofferto, ma soprattutto con il Festival di Sanremo si sono resi conto dei nostri sforzi e adesso apprezzano ciò che facciamo e ci sostengono.
Invece nella canzone con i Pinguini Tattici Nucleari, c'è un'espressione utilizzata da Zanotti nel ritornello: "Stare bene significa stare meno peggio". È qualcosa in cui vi rivedete?
Fiks: Purtroppo è vero. Rispecchia molto ciò che pensiamo, ma anche l'obiettivo dell'album. La felicità ora è un momento di leggerezza: diventa uno spiraglio di luce per chi non ha la forza di andare avanti nella vita. Anche quello è un obiettivo della nostra musica.
Qual è la critica che vi ha colpito di più e che avete ribaltato con la vostra musica?
Fiks: In realtà tutte le critiche erano legate alla nostra apparenza, estrapolata dalla musica. Non c'è nessuna critica che si rivolgesse direttamente a noi, e così passo dopo passo, anche grazie a Sanremo, abbiamo conquistato il nostro pubblico e l'Italia.
Plant: Abbiamo avuto psicologi e persone che lavorano nell'ambito delle fragilità umane, come l'iniziativa con Telefono Amico, che ci hanno reso molto orgogliosi e ci hanno fatto capire che ciò che stavamo facendo era utile. Al di là delle critiche, abbiamo cantato della fragilità dei ragazzi, ma anche delle nostre, ed è stato molto utile ai nostri fan.
Vi sentite rappresentanti di un messaggio generazionale di disagio?
Fiks: Credo che abbiamo sofferto tanto, negli anni, un disagio che abbiamo cercato di trasferire nella musica. Non significa che adesso, dopo questa visibilità, questo disagio sia scomparso.
Theo: Siamo riusciti a rialzarci e sarebbe bello che molte persone, tra cui anche alcuni genitori, con il nostro esempio, comincino a dare fiducia ai propri figli e in ciò che credono.
C'è grande curiosità su che tipo di show avete preparato per gli appuntamenti dal vivo.
Fiks: Credo sia uno degli aspetti fondamentali della nostra musica. Sarà a metà tra la musica e lo spettacolo, ci saranno momenti in cui ci sarà bisogno di ridere e divertirsi, ma anche, boh, forse momenti in cui piangere. Non possiamo dire altro.
Il momento più divertente che avete vissuto negli ultimi mesi.
Fiks: Abbiamo vissuto quattro mesi molto compressi, molto ricchi di aneddoti e storie, fortunatamente eh. Credo non ci siamo mai fermati e adesso è difficile individuarne uno.
Theo: Io ce l'ho: quando abbiamo invitato nel van i Ricchi e Poveri, con delle maschere de La Sad. Ma loro sono più punk di noi, se le son prese per utilizzarle.