La rivoluzione culturale di Papa Francesco: “Liberare la Madonna dalla mafia”
"La devozione mariana è un patrimonio religioso-culturale da salvaguardare nella sua originaria purezza, liberandolo da sovrastrutture, poteri o condizionamenti che non rispondono ai criteri evangelici di giustizia, libertà, onestà e solidarietà". È il messaggio, nemmeno troppo velato, che papa Francesco ha inviato alla Pontificia accademia mariana internazionale (Pami) che da oggi studierà i fenomeni criminali e mafiosi per "liberare la figura della Madonna dall’influsso delle organizzazioni malavitose". A riferirlo oggi è Avvenire. Il quotidiano di ispirazione cattolica scrive dell'istituzione di un dipartimento, all’interno della Pami presieduta da padre Stefano Cecchin, che avrà il compito di studiare il modo affinché si eviti la "strumentalizzazione della figura della Vergine da parte dei boss e dei clan criminali presenti nel nostro Paese: dalla Lombardia alla Calabria".
In Vaticano un centro studi su religiosità e criminalità
Un Dipartimento di analisi, studio e monitoraggio, a cui sono stati chiamati anche esperti esterni, rappresentati da magistrati, esponenti delle forze dell’ordine e della società civile. Nel mirino naturalmente i troppi "inchini" delle statue ai boss nelle processioni e la presenza dei clan nelle feste patronali.
L'anatema di Bergoglio: "I mafiosi sono scomunicati"
L'istituzione del centro studi che avrà questo delicato compito è uno degli atti più concreti seguiti all'anatema che più volte, Bergoglio, ha lanciato nel tentativo di spezzare il malsano rapporto tra criminalità e religione, in particolare a creare scalpore fu il suo intervento del 2014 quando nella piana di Sibari, in Calabria, pronunciò parole inequivocabili: "La Chiesa deve dire di no alla ‘ndrangheta. I mafiosi sono scomunicati". Il tema del rapporto tra religiosità e criminalità è un tema culturalmente sentito e complesso, spesso nutrito in tutti quei centri piccoli e grandi del nostro Paese, da un rapporto spesso confuso, talvolta complice e silenzioso, tra esponenti dei clan e rappresentanti della chiesa a livello locale.