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La riforma dei musei vista da Paolo Baratta, presidente della Commissione di valutazione

Lo scorso agosto il Mibact ha nominato i venti nuovi direttori dei Musei italiani. Ad oggi, molti hanno già ufficialmente iniziato i lavori, e molte sono le domande e le aspettative nei confronti di un cambiamento, nella gestione e valorizzazione dei beni culturali, che lo stesso Franceschini ha definito epocale. Ne ha parlato direttamente ai microfoni di Fanpage.it il presidente della Commissione selezionatrice, Paolo Baratta.
A cura di Federica D'Alfonso
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I nuovi direttori dei musei nominati lo scorso agosto dal Mibact sono ormai una realtà. Molti i pareri contrastanti, e tante le domande a proposito di questo cambiamento che il Ministro Franceschini stesso ha definito epocale. La nomina dei venti dovrebbe rappresentare una svolta nell'approccio del Ministero alla gestione dei beni culturali e della loro valorizzazione. Lungo il processo di selezione, con oltre 1200 domande presentate in pochissimo tempo. Una Commissione creata ad hoc ha lavorato alla valutazione delle domande e dei profili dei candidati, indicando infine tre nomi per ciascun museo: il Ministro Dario Franceschini ha scelto i sette direttori dei musei di prima fascia, mentre il Direttore generale Soragni ha fatto i nomi dei direttori degli altri tredici di seconda fascia. Il risultato, nomi giovani, qualificati e dal respiro internazionale: i nuovi vertici dei più importanti poli museali del paese hanno tutti fra i quaranta e i cinquant'anni, con esperienze accademiche notevoli. Dieci donne e dieci uomini, sette stranieri e quattro italiani di ritorno da incarichi all'estero: al di là dei numeri, molto anche in termini qualitativi sembra possa cambiare con la nomina dei direttori. Paolo Baratta, che ha presieduto la Commissione di valutazione, ha parlato ai microfoni di Fanpage.it, spiegando cosa effettivamente cambierà nel sistema musei italiano.

I 20 nomi sono passati innanzitutto sotto il vaglio della Commissione di valutazione, composta da docenti universitari, storici dell'arte e dirigenti di importanti musei internazionali. A presiedere i lavori Paolo Baratta, economista, più volte ministro e attuale Presidente della Biennale di Venezia: una scelta che ha tenuto conto di differenze ed è stata fatta nel rispetto delle singole professionalità partecipanti, quella fatta dalla Commissione, dichiarava Baratta già lo scorso luglio.

La scelta dei direttori, anche di nomi internazionali, testimonia una volontà di crescita e sviluppo nell'ambito della gestione dei beni culturali: si passa da un'amministrazione operata da funzionari ministeriali ad una gestione di più ampio respiro ma autonoma, culturalmente e scientificamente. Bloccare il processo di commercializzazione da parte di realtà esterne, e rendere i servizi museali all'avanguardia e in linea con le politiche internazionali. Tutto questo, nel progetto del Mibact di nominare i nuovi venti direttori.

"Oggi gli italiani conoscono i nomi dei direttori dei musei", dice Baratta: fino ad oggi il sistema museale italiano è stato una struttura rigida, chiusa in se stessa e priva di quell'autonomia necessaria per sviluppare attività e ricerche. Il sistema dei direttori dei musei ha invece come scopo proprio quello di permettere al museo di crescere come struttura, una struttura che non solo "contiene" le opere d'arte, ma cresce autonomamente come centro di studi e di proposte culturali valide. E a chi quando si parla di "management culturale" pensa ad una forma nuova ma commercializzabile di cultura, Paolo Baratta risponde così:

Non si tratta di introdurre elementi commerciali. Si tratta al contrario di evitare che i musei diventino soltanto carne per uso commerciale da parte di terzi. Questa riforma blocca il processo di commercializzazione dei musei.

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