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La Resurrezione di Piero della Francesca fu dipinta e “tagliata” per essere trasportata

Il capolavoro iconico simbolo della cittadina di Sansepolcro, in provincia di Arezzo, non fu dipinto sulla parete, dove si trova sin dal Cinquecento, ma fu tagliato e trasportato con un trasporto a massello, il primo in età moderna.
A cura di Redazione Cultura
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Dettaglio da la "Resurrezione" di Piero della Francesca
Dettaglio da la "Resurrezione" di Piero della Francesca

La straordinaria Resurrezione di Piero della Francesca, capolavoro iconico del maestro quattrocentesco e simbolo della cittadina di Sansepolcro, in provincia di Arezzo, non fu dipinta sulla parete della Sala dei Conservatori della Residenza, come si è sempre pensato, dove si trova ora e dove faceva mostra di sé già a metà Cinquecento.

"Ora ne siamo certi, fu dipinta altrove e poi trasportata qui", ha dichiarato Cecilia Frosinini, direttore del settore Conservazione Dipinti Murali e stucchi dell'Opificio Pietre Dure di Firenze e responsabile del progetto di restauro avviato due anni fa.

In pratica, il muro originario fu tagliato e trasportato dov'è ora. Si tratta, ha riferito la studiosa, "di un trasporto a massello, probabilmente il primo in età moderna, realizzato peraltro con una tecnica diversa da quella che conoscevamo e che poi impiegò il Vasari".

Ciò che quindi resta da scoprire è la collocazione originale del capolavoro e sui motivi del suo spostamento. Sul giallo è al lavoro un'esperta archivista, Paola Regeni, che sta setacciando gli archivi a caccia di soluzioni. L'ipotesi più accreditata, dato il peso della muratura, è che la collocazione originale non doveva essere lontana da quella attuale, forse semplicemente un'altra sala dello stesso palazzo o addirittura un altro muro della stessa stanza. Il trasporto, sempre stando alle ipotesi, sarebbe avvenuto presto, entro i primi cinquant'anni dalla realizzazione dell'opera.

Avviato due anni fa, grazie a fondi del comune di Sansepolcro e soprattutto al generoso contributo di un privato, Aldo Osti, ex dirigente della Buitoni oggi in pensione che ha donato 100 mila euro per la salvezza del dipinto, il lavoro del team di esperti guidati dall'Opificio delle Pietre Dure si concluderà entro il 2017.

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