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La più antica città greca d’Italia? È Cuma, ma i suoi misteri sono ancora tutti da scoprire

Scoperta agli albori del Seicento, l’antica città di Cuma nasconde ancora tante domande: un luogo magico, sede della mitica Sibilla, ed estremamente importante anche per i romani, questa fu la prima colonia greca d’Occidente. Gli archeologi però sono ancora a lavoro per comprenderne i misteri.
A cura di Federica D'Alfonso
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Il celebre antro della Sibilla, a Cuma.
Il celebre antro della Sibilla, a Cuma.

Un nome evocativo, simbolo di un territorio accogliente e aspro allo stesso tempo. Due volte più grande di Pompei, la prima colonia a diffondere nel resto della penisola la cultura e la lingua greche: è Cuma, la più antica e misteriosa città greca d’Italia. Luogo magico, sede della Sibilla e dei vaticini dell’oracolo, quest’antico insediamento è ancora sconosciuto per metà: gli archeologi sono ancora al lavoro per riportare alla luce l’enorme necropoli.

La sua fondazione, a metà fra storia e leggenda, risale all'VIII secolo a. C.: furono gli Eubei, popolazione proveniente dalla Calcide, ad approdare per primi sulle coste campane attirati, secondo varie versioni della leggenda, dal fragore di tamburi o dal volo di una colomba. E fu proprio la costa ad ispirare ai greci il nome della loro nuova patria: la chiamarono Cuma, da “kýmē”, che vuol dire “onda”.

La cultura greca si fuse però quasi immediatamente con quella etrusca, e successivamente con la latina, tanto da far divenire Cuma il punto di riferimento religioso dei miti di fondazione romani: lo stesso Enea, giunto sulle coste campane, si reca dalla Sibilla per conoscere le sorti del suo popolo in terra italica.

Un luogo magico: l’antro della Sibilla

Gian Domenico Cerrini, "Apollo e la Sibilla Cumana" (XVII secolo), Gemäldegalerie, Berlino.
Gian Domenico Cerrini, "Apollo e la Sibilla Cumana" (XVII secolo), Gemäldegalerie, Berlino.

Ed è proprio il mito della Sibilla ad essere sopravvissuto perfino alla storia della stessa città: il celeberrimo antro scavato nel tufo è avvolto ancora oggi dal mistero, nonostante non siano mai state rinvenute prove certe che in questo luogo si svolgevano effettivamente i riti divinatori e in cui i fedeli si recavano per ricevere il vaticinio del dio Apollo. Anzi: gli archeologi affermano che si tratti di un tunnel difensivo, scavato nella roccia, che doveva collegare Cuma agli altri punti militari strategici della costa.

La Masseria del Gigante e la necropoli, ancora da scoprire

Bassorilievo scoperto a Cuma raffigurante dei legionari romani nelle loro tipiche armature.
Bassorilievo scoperto a Cuma raffigurante dei legionari romani nelle loro tipiche armature.

Oltre all’antro della Sibilla, Cuma cela ancora sotto gli strati accumulati dal tempo le sue meraviglie: i primi reperti vennero rinvenuti nel XVII secolo, ma fu solo durante l’epoca borbonica che il lavoro di bonifica del territorio diede i frutti più importanti. Fu proprio qui che vennero portati alla luce i resti della cosiddetta “Masseria del gigante”, un edificio di culto edificato intorno al I secolo. Attorno alla zona della Masseria vennero scoperte numerose necropoli, alcune delle quali ancora sepolte per metà: un territorio antico, quello di Cuma, sul quale gli archeologi sono ancora a lavoro.

In particolare quelli del Collège de France, che sono attualmente al lavoro sul luogo per continuare un lavoro iniziato due secoli fa: recentemente, durante l’estate, sono emersi dagli scavi nuovi locali affrescati appartenenti proprio alla necropoli. In particolare, una tomba è apparsa particolarmente ben conservata: scavata probabilmente nel II secolo a. C., la sepoltura nascondeva un magnifico affresco raffigurante alcune figure maschili nude intente a versare vino da una brocca.

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