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La mostra di Van Gogh a Milano: l’uomo e la terra secondo Vincent

Apre oggi a Palazzo Reale la grande mostra dedicata a Van Gogh: fino all’8 marzo 2015, in un allestimento suggestivo e avvolgente, saranno esposti a Milano disegni, dipinti e lettere del tormentato artista olandese.
A cura di Gabriella Valente
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“Continua sempre a camminare tanto e ad amare la natura, perché è così che si impara a capire sempre meglio l’arte”. Queste parole scriveva Vincent al fratello Theo nel 1874.

Paesaggio con covoni e luna che sorge, 1889 © Kröller–Müller Museum, Otterlo
Paesaggio con covoni e luna che sorge, 1889 © Kröller–Müller Museum, Otterlo

A Van Gogh e alla sua concezione della natura, della terra, dell’uomo e dell’arte è dedicata la nuova esposizione di Palazzo Reale, aperta al pubblico da oggi fino all’8 marzo 2015. Provenienti in gran parte dal Kröller-Müller Museum di Otterlo, ma anche da altre istituzioni come il Van Gogh Museum di Amsterdam e da importanti collezioni private, 47 opere dell’artista olandese sono raccolte ora a Milano per l’attesissima mostra Van Gogh. L’uomo e la terra.

Come anticipa il titolo, l’evento focalizza l’attenzione sul rapporto del pittore con la natura, sul suo interesse per la terra, per l’affinità tra i cicli della vita umana e quelli della natura. Il tema è perfettamente chiarito da Kathleen Adler, curatrice della mostra: “Nella vita di Vincent, eternamente in movimento, precario, tormentato, incapace di mettere radici, di adeguarsi alle convenzioni della società e in perenne conflitto anche con la famiglia, esiste un unico legame costante e indissolubile: quello con la terra e le sue fatiche”.

Contadino che brucia le erbacce insieme a suamoglie, 1883, Caldic Collectie, Wassenaar
Contadino che brucia le erbacce insieme a sua
moglie, 1883, Caldic Collectie, Wassenaar

Su questo stesso concetto si sviluppa l’allestimento della mostra firmato dall’architetto giapponese Kengo Kuma che ha ricoperto di iuta lo spazio espositivo, ad evocare con le superfici ondulate di stoffa le linee ondulate della pittura di Van Gogh, la morbidezza e il calore dei suoi paesaggi e, più matericamente, l’organicità e l’odore della terra. Un’esperienza immersiva e avvolgente dunque per il visitatore che camminerà in un percorso di tessuto, in penombra, dove solo i quadri sono ben illuminati e sembrano fluttuare sospesi nel vuoto.

Ritratto di Joseph Roulin, 1889 © Kröller–Müller Museum, Otterlo
Ritratto di Joseph Roulin, 1889 © Kröller–Müller Museum, Otterlo

Sei sono le sezioni della mostra: L’uomo e la terra, Vita nei campi, Il ritratto moderno, Nature morte, Le lettere, Colore e vita. Dai primi disegni, passando per i ritratti e le nature morte, fino alle esplosioni di colore dei paesaggi più tardi, l’esposizione milanese documenta l’inesauribile, sincero e vitale interesse di Van Gogh per il mondo contadino, perché, secondo l’artista, è lì che risiede il senso della vita e delle cose, in quel mondo rurale e nelle sue creature semplici e pure. Così, la vita contadina, il lavoro nei campi, i personaggi che popolano gli ambienti rurali sono per l’artista i soggetti prediletti, in quanto espressione dei veri valori. È in questo senso che vanno letti i disegni e i dipinti di attività contadine, le nature morte e i ritratti che sono in mostra, ritratti che l’autore stesso commentava così: “ci sono facce moderne che verranno guardate ancora a lungo, che forse verranno rimpiante cent’anni dopo”. A proposito di un dipinto come I mangiatori di patate, Van Gogh spiegò: “Ho proprio voluto fare in modo che la gente pensi che queste persone, che stanno mangiando le loro patate alla luce di una piccola lampada, abbiano vangato la terra con le stesse mani che allungano nel piatto, perciò il dipinto trasmette l’idea del lavoro manuale e che questi contadini abbiano guadagnato onestamente il loro cibo. […] Non voglio assolutamente che tutti lo ammirino o lo approvino senza sapere perché”.

La vigna verde, 1888 © Kröller–Müller Museum, Otterlo
La vigna verde, 1888 © Kröller–Müller Museum, Otterlo

Non mancano nella mostra di Palazzo Reale i famosi paesaggi dai colori squillanti, le linee ondulate e le pennellate pastose, quei paesaggi ispirati dal soggiorno nel sud della Francia, in Provenza, dove l’artista ebbe a dire: “Il Mediterraneo ha un colore come gli sgombri, cioè cangiante, non si è mai sicuri se sia verde o viola, non si è mai sicuri se sia azzurro, perché un istante dopo il riflesso cangiante ha assunto una tinta rosa o grigia”; quei paesaggi inconfondibili della maturità a proposito dei quali Van Gogh scriveva: “Più divento brutto, vecchio, meschino, malato, più mi voglio vendicare creando colori brillanti, ben combinati e risplendenti”.

A raccontare l’arte, il pensiero, le opere dell’olandese è l’artista stesso attraverso le sue lettere (in gran parte inviate al fratello Theo) che a Palazzo Reale sono citate nelle didascalie o esposte in mostra: un elemento decisamente appassionante, a tratti illuminante, che permette di conoscere da vicino, dall’interno quasi, l’arte di Vincent, la sua poetica, le sue idee sulla pittura e sull’esistenza, il tutto mentre si ammirano le sue opere.

Van Gogh. L’uomo e la terra sembra potersi spiegare proprio con le parole dell’artista: “Cosa altro si può fare, pensando a tutte le cose la cui ragione non si comprende, se non perdere lo sguardo sui campi di grano?”.

Immagine principale: Vincent van Gogh, Autoritratto (particolare), 1887 © Kröller-Müller Museum; Otterlo

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