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La Madunina, storia e significato di uno dei simboli più famosi di Milano

Tutti i milanesi conoscono la celebre canzone di Giovanni D’Anzi, ma qual è la storia della statua più celebre di Milano?
A cura di Federica D'Alfonso
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Il Duomo di Milano. In cima alla guglia più alta, la "madunina".
Il Duomo di Milano. In cima alla guglia più alta, la "madunina".

Da oltre due secoli e mezzo la città di Milano vive e lavora all’ombra della “madunina”. Simbolo della città, al di là del suo significato più strettamente religioso, la celebre statua che orna la guglia maggiore del Duomo di Milano è entrata nell’immaginario comune come espressione più genuina dell’appartenenza culturale al grande capoluogo lombardo. Grazie alla letteratura ma soprattutto alla grande canzone popolare, la madunina è ancora oggi guardata e rispettata, e cela dietro il rivestimento dorato storie importanti.

La statua, alta 4 metri e interamente rivestita d’oro, fu realizzata nel 1769 da Giuseppe Perego e successivamente posta sulla guglia maggiore del duomo dall’architetto Francesco Croce. Con i suoi 108 metri di altezza totali per secoli il Duomo di Milano ha regnato incontrastato sui cieli della città. Una tradizione antica quasi quanto la madonnina vuole che nessun edificio potesse arrivare più in alto di lei: negli anni Trenta venne addirittura promulgata una legge che impediva agli edifici allora in costruzione di superare la guglia più alta del duomo.

Sguardo rivolto al cielo e braccia aperte per accogliere la benedizione di Dio sulla città, la bellissima madonna fu innalzata sul tetto della chiesa in pieno periodo illuminista con non poche critiche: addirittura Pietro Verri, fondatore del celebre periodico “Il Caffè”, scrisse che prima o poi l’intera chiesa sarebbe crollata sotto il peso dell’imponente statua o sarebbe stata colpita da un fulmine. Niente di tutto ciò si è mai verificato: anche con la nebbia, che trasforma la città in “una bella donna con la veletta”, l’imponente statua dorata ha continuato a svettare per oltre due secoli sulla città.

La canzone

Non si tratta soltanto di una statua. La Madonnina è simbolo indiscusso di una città che per molto tempo ha ricercato la sua propria identità culturale nella letteratura e nella musica. La più famosa espressione di tale ricerca è senza dubbio la canzone “O mia bella Madonnina”, scritta nel 1935 da Giovanni D'Anzi.

Una canzone esplicativa del rapporto fra la statua e l’animo più profondo della città, ma soprattutto significativa dal punto di vista storico: nelle strofe della canzone è infatti racchiuso tutto il complesso rapporto della società dell’epoca con le migrazioni e le migliaia di lavoratori provenienti dal sud Italia.

Si racconta che D’Anzi abbia scritto la canzone in una sola notte, ansioso di regalarla alla città che allora era letteralmente invasa dalle tante canzoni napoletane e romane che arrivavano insieme ai numerosi migranti del sud su quei “Treni del Sole” che collegavano Palermo a Torino e in vent'anni hanno portato a Milano circa 400 mila persone. A Giovanni D'Anzi veniva spesso richiesto, da una parte del pubblico, di suonare canzoni della tradizione napoletana o del sud Italia.

Tutti dicono che la canzone nasce a Napoli, afferma Giovanni D’Anzi, “e francament g'han minga tutti i tort. Surriento, Margellin, tucc'i popoli i avran cantà on milion de volt”. Ma era arrivato il momento di cantare anche Milano, non senza tralasciare quel fenomeno d’immigrazione che l’ha caratterizzata per molti decenni:

O mia bella Madonnina, che te brillet de lontan tutta d'ora e piscinina, ti te dòminet Milan sòtt a ti se viv la vitta, se sta mai coi man in man canten tucc "lontan de Napoli se moeur” ma poeu vegnen chi a Milan.

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