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Il caso di Sean Diddy Combs

La madre di Diddy lo difende: “Mio figlio non è il mostro che stanno dipingendo, sono tutte bugie”

Dopo le accuse e l’arresto del rapper Sean Combs lo scorso 16 settembre con le accuse di stupro, favoreggiamento alla prostituzione e. traffico sessuale, anche la madre Janice si è esposta a protezione del figlio: “Mio figlio non è un mostro”.
A cura di Elena Betti
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Sean e Janice Combs (Getty Images)
Sean e Janice Combs (Getty Images)
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Sean Combs è in carcere dallo scorso 16 settembre, accusato di violenze, stupri, traffico sessuale e favoreggiamento alla prostituzione. Dodici denunce ufficiali e altre 120, 60 uomini e 60 donne, che dovranno essere depositate entro i prossimi 30 giorni dall’avvocato Tony Buzbee. Un caso enorme, che non sembra coinvolgere solo Diddy ma anche tanti altri divi di Hollywood. Buzbee stesso ha infatti annunciato che dopo che avrà depositato le 120 denunce farà uscire anche una lista dei complici di Diddy che hanno partecipato agli abusi o che sapevano ma in 30 anni non hanno mai parlato – gli abusi sembrerebbero essere iniziati nel 1991. Le accuse ci sono, ma il processo non è ancora iniziato e anche se non c’è ancora una sentenza, la reputazione di Sean Combs sta già pesantemente risentendo degli eventi. Ora la madre Janice ha deciso di esporsi in favore del figlio: “Non è il mostro che stanno dipingendo”, ha dichiarato al The Hollywood Reporter.

Le parole della madre di Diddy

Ieri – domenica 6 ottobre – Janice Combs, tramite il suo avvocato Natalie G. Friggers, ha espresso la sua devastazione per le accuse mosse contro il figlio. Secondo lei quella che l’accusa sta costruendo è una “narrazione creata da bugie”. "Testimoniare quello che sembra un linciaggio pubblico di mio figlio prima che abbia avuto l'opportunità di dimostrare la sua innocenza è un dolore troppo insopportabile per essere espresso a parole", ha raccontato Janice. Il figlio si trova in carcere dal 16 settembre e gli è stata negata l’uscita su cauzione nonostante la proposta di alcune garanzie oltre a 50 milioni di dollari. L’inizio della fine per Diddy sono state le accuse della ex fidanzata Cassie Ventura, una vicenda che Janice Combs ha deciso di commentare affermando che il figlio abbia sbagliato a negare di aver “perso il controllo contro la ex fidanzata” in un hotel. Da lì, secondo la madre, per Diddy si è scatenato un effetto domino che ha portato a questo punto. “Come ogni essere umano, mio figlio merita di avere il suo giorno in tribunale, di condividere finalmente la sua parte e di dimostrare la sua innocenza", Combs avrà infatti la possibilità di parlare in tribunale il prossimo 9 ottobre.

Janice e Sean Combs (Getty Images)
Janice e Sean Combs (Getty Images)

Secondo la madre di Diddy le accuse sono tutte bugie

Secondo la donna le accuse sarebbero solo bugie montate ad hoc contro il figlio dopo il caso di Cassie Ventura. "È davvero straziante vedere il mondo rivoltarsi contro mio figlio così rapidamente e facilmente per bugie e idee sbagliate, senza mai ascoltare la sua versione o dargli l'opportunità di presentare la sua", poi ha aggiunto: "Queste bugie lanciate contro di lui sono motivate da coloro che cercano un guadagno finanziario e non giustizia. Le false accuse di violenza sessuale impediscono alle vere vittime di violenza sessuale di ottenere la giustizia che meritano”. Secondo la madre, inoltre, il governo federale starebbe usando queste bugie per perseguire suo figlio. “La parte peggiore di questo calvario è vedere il mio amato figlio essere spogliato della sua dignità, non per quello che ha fatto, ma per quello che la gente sceglie di credere di lui".

Cassie Ventura e Diddy (Getty Images)
Cassie Ventura e Diddy (Getty Images)

La vicenda di Cassie Ventura commentata dalla madre di Diddy

"Non sono qui per ritrarre mio figlio come perfetto perché non lo è. Ha commesso errori nel suo passato, come tutti noi", ha detto Janice aprendo la discussione anche alle accuse depositate lo scorso anno da Cassie Ventura, ex fidanzata di Diddy. La ragazza lo accusava di stupro, abusi e violenza fisica, ma Combs aveva negato tutto. Una posizione che poi è venuta meno quando è emerso un video in cui il rapper aggrediva la fidanzata in un hotel. La madre, dopo aver difeso il figlio a spada tratta, si era scusata. "Mio figlio potrebbe non essere stato del tutto sincero su certe cose, come negare di essere mai diventato violento con un'ex ragazza quando la sorveglianza dell'hotel ha dimostrato il contrario", ha dichiarato Janice Combs. "A volte, la verità e la menzogna si intrecciano così strettamente che diventa terrificante ammettere una parte della storia, specialmente quando quella verità è al di fuori della norma o è troppo complicata per essere creduta. Questo è il motivo per cui credo che il team legale di mio figlio abbia scelto di risolvere la causa dell'ex fidanzata invece di contestarla fino alla fine, con conseguente effetto rimbalzo poiché il governo federale ha usato questa decisione contro mio figlio interpretandola come un'ammissione di colpa".

Le accuse rivolte a Combs

I documenti pubblicati dopo l’arresto e le indagini dei federali riportano accuse molto gravi: "Per decenni, Sean Combs ha abusato, minacciato e costretto le donne e le altre persone intorno a lui a soddisfare i suoi desideri sessuali, proteggere la sua reputazione e nascondere la sua condotta. Per fare ciò, Combs si affidava ai dipendenti, alle risorse e all'influenza del suo poliedrico impero commerciale che guidava e controllava”. A breve inizierà il processo – il prossimo 9 ottobre – e se Combs dovesse essere condannato potrebbe avere una pena minima di 15 anni di carcere fino all’ergastolo. La madre si dice preoccupata dell’andamento della vicenda giudiziaria: "Molte persone che sono state ingiustamente condannate e successivamente scagionate. Gli è stata tolta la libertà non perché fossero colpevoli dei crimini di cui erano accusati, ma perché non corrispondevano all'immagine di quella che questa società considera una ‘brava persona'. La storia ci ha mostrato come le persone possano essere condannate ingiustamente a causa delle loro azioni o errori passati".

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