La letteratura disegnata: fumetto ed architettura al Comicon 2013
Nella dialettica per una rinascita, la pars costruens non può che essere la cultura. Si salutano le nebbie dell’inverno e la cupezza dei suoi brevi pomeriggi, si indossa un vestito nuovo e siamo pronti per il risveglio di primavera. E da quindici anni, a Napoli, la primavera della cultura risiede al Comicon, manifestazione che è diventata un simbolo di costruzione: da fenomeno laterale destinato ad una nicchia di appassionati del fumetto è arrivata ad essere una full immersion tra le arti sempre più attesa, come dimostrato dal boom di presenze quest’anno, con oltre diecimila ingressi soltanto per l’inaugurazione.
Nell’indagine sulle convergenze tra il fumetto e le altre arti, che nelle scorse edizioni ha esplorato musica e letteratura, per l’allestimento a pieno regime concentrato interamente presso la Mostra D’Oltremare, non si poteva non parlare di architettura. “Building Comics: architettura della letteratura disegnata” è il titolo della mostra principale, alla quale rimanda anche la locandina, in cui una torre-stazione futuristica, abitata dalle icone classiche della Nona Arte, sovrasta il classico paesaggio partenopeo. Una splendida collettiva delle architetture di fantasia più note, partendo dalle tavole di Antonio Sant’Elia, classe 1888, da Winsor McCay, che immaginava la città nei primi del ‘900, a Sottsass, Moebius, la Gotham City di Bolland e Gary Gianni, fino agli spazi in cui Devilman distende le sue ali nei disegni di Go Nagai. E ancora, estratti da “Ines, la ragazza pneumatica” di Roberto Baldazzini, fino ai lucidi scenari londinesi dalla matita di Bruno Brindisi.
La tavola di una graphic novel, così come la bozza di un progetto di design, sono entrambe rappresentazioni di un io che si pone
al centro di un mondo e lo disegna, che siano le sue prospettive realistiche, ipotetiche o del tutto immaginarie. Attraverso la china o un software, la creazione di universi è del tutto affine. Lo vediamo nei lavori dei due ospiti principali del Comicon, François Schuiten, e Joost Swarte, ai quali sono dedicati i due lati principali della sala. Schuiten, innovatore del fumetto belga, è autore della celebre serie "Les Cités obscures" pubblicata in 12 paesi, in cui universi paralleli racchiudono stili architettonici differenti, in corrispondenza delle caratterizzazioni psicologiche dei personaggi e delle storie. Architetto e grafico olandese, Swarte è il fondatore della casa editrice Oog & Blik, negli ultimi anni autore delle copertine per il New Yorker, nonché di meravigliose vetrate istoriate come quelle del Tribunale di Arnheim, in riproduzioni esposte alla mostra.
Ma per il grande pubblico le architetture immaginarie, sospese tra magia e realismo, sono inevitabilmente quelle Disney. Nei disegni di Blasco Pisapia, sono esposti i criteri di omogeneità per una corretta rappresentazione di Topolinia e Paperopoli. L’omaggio alla Disney prosegue con la presenza di uno dei disegnatori più apprezzati degli ultimi decenni, Giorgio Cavazzano, in occasione della pubblicazione del Topolino n. 3000, il 22 maggio 2013. L’esplorazione di un’affinità naturale si conclude con “Futuro Anteriore: Archireality”, box nel quale si può assistere allo spettacolo della creazione dal vivo di progetti architettonici, per un’utenza particolarmente interessata alla pratica.
La tentazione di onorare anche il proprio territorio, nella figura del padrone assoluto del suo Olimpo, motiva la mostra “Diego Armando Maradona: 11 tocchi nel fumetto”, in occasione della pubblicazione BeccoGiallo dell’opera dell’emergente Paolo Castaldi, racconti tra biografia e poesia del più grande calciatore di tutti i tempi.
Sono i “Fantasmi del Louvre”, ad opera del fumettista e regista francese Enki Bilal, a colpire di più: fotografie scattate ai capolavori del museo parigino sulle quali sono state dipinte dall’artista altre figure, senza alcun ritocco digitale, in un incrocio tra arte e fotografia, realtà e creazione artistica dissacrante ma di grande effetto.
Uno sguardo anche ai 30 anni di Valvoline, il gruppo italiano inizialmente composto da Brolli, Carpinteri, Igort, Jori, Kramsky e Mattotti, che dalle pagine dell’Ater diedero il via alla rivoluzione del fumetto nostrano, con un uso pittorico del colore, forte come la spregiudicatezza dei temi, per un effetto finale decisamente perturbante, punto di non ritorno per la Nona Arte in Italia.
Non solo orde di cosplayers al culmine del loro entusiasmo, anche se indubbiamente questa festa è per loro. Come ci conferma Claudio Curcio, alla direzione del Comicon da sempre, il Salone non è più soltanto dedicato al fumetto, ma è una quattro giorni in cui convergono anche musica, editoria, dibattiti, videogames, star comics mondiali per la gioia degli appassionati da tutto il Sud Italia. Una primavera della cultura che inevitabilmente coinvolge direttamente i giovanissimi, ma che offre tantissimi spunti anche ai curiosi, che nel fumetto riescono a trovare innumerevoli rimandi all’universo intero delle arti visive.