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La giornata internazionale del libro e del diritto d’autore: il 23 aprile si celebra il senso della lettura

Ricorre oggi, per iniziativa dell’UNESCO, la giornata internazionale del libro e del diritto d’autore: ripercorriamo il senso dell’iniziativa cui aderiscono moltissime città in tutta Italia e nel mondo.
A cura di Luca Marangolo
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Britain Shakespeare

Il 23 Aprile del 1616, lo stesso giorno, sono morti William Shakespeare e Miguel de Cervantes. Una delle coincidenze più suggestive della storiografia, forse. È per questo che l’UNESCO ha stabilito che oggi è “la giornata internazionale del libro e del diritto d’autore”.

L'iniziativa nasce, storicamente, nel 1926 in Spagna, per volere di Vincent Clavel Andrés (1888-1967) e solo una settantina d’anni dopo ha ottenuto questa caratura ‘mondiale’, grazie all’UNESCO. Quest’anno il titolo di capitale del libro è toccato a Bangkok, in Thailandia, ma le iniziative a livello planetario non si contano, coinvolgendo non più poche cittadine della Catalogna, ma istituzioni, scuole, fiere, intente a promuovere il gusto per la lettura e il concetto di autore.

Quest'anno  in molte città d'Italia sono stati organizzati dei "Flash book mob",  con degli happening in cui ognuno porterà in piazza il proprio libro preferito.

Ritratto di William Shakespeare
Ritratto di William Shakespeare

Val la pena ricordare che nell'universo lavorativo di Shakespeare il diritto d’autore non esisteva, e sarebbe forse suonato come un concetto stravagante, o comunque più adatto ad intellettuali classicisti come Ben Johnson. Ma tutte le opere di Shakespeare erano di proprietà delle compagnie che le rappresentavano, sempre bersagliate da continui, letteralmente continui atti di pirateria: edizioni corrotte, fatte con la complicità di attori che andavano a rivendere la parte imparata a memoria, e l’autore era visto alla stregua di un servitore di corte.

Miguel de Cervantes ebbe una sorte anche peggiore: viaggiò seguendo la corte di Filippo III per essere sostenuto dal suo mecenatismo ma, al contrario di quello che (forse) accadde a Shakespeare, non si arricchì mai un granché ed ebbe una vita misera. Entrambi sono morti il giorno di San Giorgio, patrono sia dell’Inghilterra che della Catalogna, e questo fatto è precisamente una di quelle cose che funzionano molto bene in quei processi di canonizzazione così importanti per la nascita di un autore.

Cervantes e Shakespeare sono, senza eccedere nel gusto per i paradossi, due fra le figure meno autoriali, per come ce le immagineremmo, della modernità, per lo meno calate nel tempo in cui vivevano: pennivendoli, uno un teatrante impegnato nel raccontare il lento disgregarsi dell’impianto monarchico assolutista dei Tudor e degli Stuart e l’altro un reduce della battaglia di Lepanto e cortigiano, fra i primi romanzieri dal talento squisitamente moderno. Questi due autori, però, possono essere almeno idealmente alle fondamenta di una teorica pila di libri che, lunga lunga, giunge fino a noi: sono concepiti come il modello autoriale per eccellenza.

turisti alla statua di Don Chisciotte
turisti alla statua di Don Chisciotte

Il diritto d’autore ed il senso dell’essere autori come qualcosa che debba essere tutelata da un ‘diritto’ sembra una acquisizione piuttosto recente, nata con la concezione della proprietà privata, teorizzata dal filosofo empirista John Locke, ma è un concetto dai confini incerti: un autore di un video di satira su Youtube in grado di condizionare l’opinione pubblica non è forse un autore? È veramente così semplice stabilire chi ha il diritto di essere preservato, retribuito e innalzato ad autore ‘di diritto’?

 Non si vuole certo affermare che non sia giusto tutelare e retribuire le persone per il loro lavoro, rimane tuttavia la sensazione di fondo che lo scambio simbolico, la circolazione dei libri, delle parole e delle idee, sia qualcosa che, oggi come in passato, ha a che fare solo di rimando con l’economia e con il diritto, e riguarda qualcosa di altrettanto basilare per gli uomini. Ed infatti su internet circolano tantissimi file, molti dei quali potrebbero essere appartenenti al nuovo ‘autore’, la cui immagine potrebbe andare a finire, da un momento all’altro, senza una ragione apparente, in cima alla pila di autori iniziata alle soglie del moderno con queste grandi autorità.

La verità è dunque forse che il diritto d’autore è una costruzione sociale che nasce per tutelare la fondamentale gratuità di uno scambio simbolico che andrebbe avanti e va avanti anche in assenza di tale tutela. In questa luce sembra quasi una sorta di strano male necessario, dovuto al fatto che la letteratura, come ogni altra cosa, nonostante la gratuità che la ispira, è trascinata in una vita sociale in cui tutto non può che essere soppesato in termini commerciali.

E tuttavia, proprio nella giornata del diritto d’autore e del libro andrebbe sottolineata la natura cruciale di tale gratuità di fondo della produzione letteraria, e che è l’unica ragione per cui essa va avanti: non va avanti per fini commerciali, non va avanti per fini autoriali, ma per qualcosa di più elementare e importante.

Vinicio Capossela a Genova in un suo storico reading di Herman Melville
Vinicio Capossela a Genova in un suo storico reading di Herman Melville

Se non fosse così non ci sarebbe bisogno di una giornata del libro e del diritto d’autore, prendendosi la responsabilità di convincere chi non legge a farlo, di convincere qualcuno che si trova obbligato ad andare a scuola ad imparare il nome di una sfilza di autori a memoria, come una sorta di purga stalinista o un’attività di disciplinamento. Una tale operazione perderebbe di senso e diverrebbe subito solo un atto di coercizione della società nei confronti delle menti più giovani, se non fosse chiaro il presupposto di fondo per cui quest’attività è essenzialmente fondata sulla partecipazione: un'attività che l’uomo può apprendere spontaneamente, che andrà avanti spontaneamente e a cui, se vogliono, in una qualche misura, tutti possono partecipare.

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