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La ‘Gioconda Nuda’ è di Leonardo da Vinci: svelato l’autore del misterioso disegno

Un piccolo disegno conservato al Museo Condè di Chantilly, in Francia, è stato trasferito in gran segreto al Louvre. Le analisi confermerebbero che dietro quel carboncino sia nascosta la mano del genio rinascimentale.
A cura di Redazione Cultura
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Un carboncino, denominato Monna Vanna, conservato al Musèe Condè di Chantilly, è stato trasferito qualche settimana fa in gran segreto al Louvre per essere analizzato e studiato. L'ipotesi, ormai quasi certa, è che quel semplice disegno della "Gioconda Nuda" sia opera di Leonardo da Vinci. Gli studi sull'opera vanno avanti con una serie di analisi: riflettografia, raggi infrarossi, luce rasente, radiografia, fluorescenza ai raggi X.

Nei laboratori del Centre de Recherche et de Restauration des Musées de France, che occupa un'ala del palazzo del Louvre, da oltre un mese si sta lavorando alacremente per dare risposta certa alla domanda che da tempo aleggia attorno al mistero della "Gioconda Nuda":c'è  la mano di Leonardo dietro quel piccolo disegno?

Dopo gli esami di questi giorni, il disegno sarà esposto nel 2019 in occasione dei 500 anni dalla morte di Leonardo da Vinci. Il disegno appartiene alla collezione donata nel 1897 da Henri d'Orléans, duca d'Aumale e finora non aveva mai lasciato il Musée Condé di Chantilly.

Secondo "Le Figaro" il disegno sarebbe databile tra il 1485 e il 1638. Sono rilevati una serie dettagli che confermerebbero che si tratta di un originale e non di una copia, come supposto in passato. I ricercatori del Louvre ritengono plausibile ipotizzare che l'opera di Chantilly sia stata realizzata nella bottega di Leonardo. Ancora non è chiaro se sia stato realizzato prima dopo il dipinto più famoso della Gioconda.

La tela ha dimensione 72 centimetri per 54, secondo Mathieu Deldicque, curatore del patrimonio del museo Condè, può in ogni caso essere associato al nome di Leonardo da Vinci con sicurezza già almeno in parte. Sulla restante incertezza, con ogni probabilità, saranno i prossimi studi a confermarlo, in attesa nel 2019 di poter ammirare l'opera da vicino.

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