La fotografia deve ritornare a emozionare: una tecnica dell’800 cattura la luce invisibile
Kurt Moser, fotografo altoatesino ha riscoperto l'ambrotipia, la fotografia su lastre di vetro nero, una tecnica di fine ‘800 capace di catturare luce "invisibile" all'occhio umano. Immagini del tutto differenti da quelle digitali di oggi. I ritratti più suggestivi sono quelli dei contadini sudtirolesi, che appaiono come fotografie rubate durante viaggio nel passato. Ma oggi Kart ha in serbo una nuova tappa per il suo progetto "lightcatcher": allestire un vecchio camion russo Ural 6×6 e poter utilizzare un obiettivo gigantesco e rarissimo 1.780 mm della Nikon, del quale in tutto il mondo esistono solo 5 o 6pezzi.
In viaggio verso le Dolomiti, i contadini protagonisti di immagini senza tempo
Si metterà in viaggio per immortalare le Dolomiti e la parte posteriore del camion sarà attrezzata di una cabina in alluminio resa completamente buia, verrà creata un'apertura per l'obiettivo e al suo interno verrà montato uno slot per lastre di 120×150 cm. Per aiutarlo in questo meraviglioso ma difficile percorso possiamo sostenerlo qui poiché è in corso un crownfunding ancora per pochi giorni.
Kurt Moser racconta della sua grande impresa a Fanpage.it:
Ho scelto l'ambrotypia perché a mio parere è l'unico sistema che mi permette di usare un linguaggio fotografico molto sottile e particolare, le foto che creo sono dei pezzi unici, non possono essere riprodotti, essendo dei positivi su lastre di vetro nero! Ciò dona alla fotografia l'importanza che merita, specialmente in un periodo di "inquinamento fotografico". Io riesco a fare al massimo una foto al giorno e coinvolgo le persone, in questo caso l'ultima generazione di contadini delle Dolomiti, nel processo di una tecnica antica e dimanticata. Per loro è un evento fare una foto, per un po' vengono distratti dai loro masi e rimangono tutto il giorno con noi nel nostro atellier. Indossano i loro migliori vestiti e sono fieri di essere fotografati.
Allontanarsi dall'inquinamento fotografico: il ritorno alla vera emozione
Mai come in questo momento l'inflanzione delle immagini ha raggiunto il suo apice, suscitando anche reazioni nauseanti oltre che scetticismo nell'osserservare una foto. Poiché non si utilizzano esclusivamente tecniche bensì è in atto una vera e propria mistificazione delle immagini attraverso l'uso e l'abuso di fotoshop e invece, perché sia piena di verità, una foto richiede manodopera. Aggiunge Kurt Moser:
Insomma, la fotografia in questo modo ha dinuovo una certa importanza. Poi c'è la manodopera, ci si sporca le mani e il risultato è una lastra enorme di vetro nero con una foto in argento puro che dura per l'eternità. Siccome lavoro su lastre grandi 50x 60 cm devo usare delle ottiche del 1850/1900 di lunga focale e il risultato sono dei portrait quasi tridimensionali, con una profondita di campo quasi zero (si parla di millimetri). Una fotografia che si distingue chiaramente da quella effettuata con qualsiasi altro sistema.
Valorizzare l'unicità del tempo senza la bugia di fotoshop
Con l'antica tecnica dell'ambrotypia Kurt si riesce a catturare il tempo in un momento davvero unico e irripetibile ripristinando la nobile funzione originaria della fotografia e rifuggendo il fake. Solo così si può tornare alla vera emozione nel guardare una foto.
Continua Kurt Moser:
Il messaggio è di valorizzare il tempo! Tornare alle origini della fotografia e restituirle tutta la sua importanza. Io non faccio 3753 foto delle quali una è buona e se non fosse la faccio diventare buona con fotoshop. Io faccio una foto che sia paragonabile ad un ritratto d autore. Una volta uno dei contadini, dopo aver passato l'intera giornata in atellier e dopo avermi raccontato delle storie stupende della sua vita, mi ha detto una frase che non dimenticherò mai: "Le tue foto non dicono bugie". Che emozione…