La danza di Roberto Zappalà: I am Beautiful in prima assoluta al Teatro Abbado di Ferrara
Chiuso uno straordinario 2015 di successi in scena e riconoscimenti istituzionali quale la nomina ad uno dei tre Centri di Produzione di Danza in Italia riconosciuto dal MIBACT, Roberto Zappalà si apre all'anno nuovo con un nuovo titolo ed una serie di residenze artistiche in Sicilia per arricchirsi ed arricchire di danza contemporanea. Eh sì, proprio la danza contemporanea e la sua inestimabile bellezza sono il nocciolo della nuova storia del coreografo e dell'uomo-Zappalà. Dopo aver infatti ricevuto il Premio Danza&Danza per La Nona quale migliore produzione italiana dell’anno, la Compagnia Zappalà Danza non si è cullata sugli allori e si prepara a debuttare con un nuovo corposo spettacolo. Pensato per nove danzatori, I am Beautiful è stato realizzato sulle musiche originali a cura di Puccio Castrogiovanni e dei Lautari, che a Ferrara suoneranno dal vivo a braccetto con i danzatori. Il titolo dello spettacolo, I am Beautiful, è suggerito dalla scultura di Auguste Rodin che a sua volta è ispirata al primo verso di una poesia di Charles Baudelaire La Beauté: Je suis belle, ô mortels! comme un rêve de pierre. Il sogno di pietra si trasfigura nel movimento attraverso una grammatica coreutica pregna di corpi e movimenti, attraverso fremiti e sussulti. È la bellezza della danza contemporanea il soggetto della coreografia, dunque, una bellezza che si sposa, come di consueto nei lavori del coreografo, con la natia Sicilia. Uno spettacolo in cui Roberto Zappalà abbandona quasi del tutto la finzione drammaturgica, ogni orpello scenico, per esaltare fino in fondo il linguaggio della sua compagnia sulle note dei Lautari, musicisti che hanno saputo portare alla ribalta la musica tradizionale siciliana adattandola al gusto moderno. Le lingue in evidenza, i volti deformati, i corpi in disequilibrio all’interno di un disegno coreografico rigoroso tipico dell'autore siciliano, sono alcuni espedienti che aiutano a fare arrivare la danza direttamente alle corde dello spettatore che si aspetta di esserne oltremodo coinvolto. In I am Beautiful è la danza a parlare in prima persona attraverso il corpi dei danzatori, a dichiararsi bella, ad affermare se stessa e allo stesso tempo a rendersi conto che la bellezza che vorrebbe raggiungere non è mai una risposta o una soluzione ma sempre un interrogativo e una ricerca incessante. La bellezza del corpo considerato come santuario laico dell’umanità è un pensiero da difendere e incoraggiare in una contemporaneità dove bellezza, corpi e laicità sono sempre più oltraggiati.
Ripercorriamo insieme i Transiti Humanitatis di Roberto Zappalà
I am Beautiful è il quarto step e punto d’arrivo del progetto Transiti Humanitatis, avviato da Roberto Zappalà e la sua compagnia nel 2014, con importanti collaborazioni quali il Teatro Comunale di Ferrara, il Festival ImPulsTanz Vienna, il Teatro Massimo Bellini di Catania ed il Teatro Garibaldi/Union des Théatres de l’Europe, in cui si fa riferimento all’umanesimo, rimandando pubblico e critica agli studia humanitatis, ovvero gli studi che nel Quattrocento indicavano gli studi letterari volti a formare la persona, che nella traduzione di Roberto Zappalà sono gli studia del corpo e del gesto trasfigurati in un universo coreografico che mette il corpo e la sua naturale bellezza quale elemento fondante. I precedenti tre titoli dei Transiti Humanitatis sono, in rigoroso ordine cronologico, Invenzioni a tre voci (2014), creazione dedicata alla donna, Oratorio per Eva (2014), omaggio alla figura simbolica di Eva e La Nona (2015), ispirato all’ultima sinfonia di Ludwig van Beethoven, appena proclamato Premio Danza&Danza come Migliore Spettacolo dell’anno 2015. Tutti titoli volti alla ricerca ed allo studio assiduo sulla reciprocità tra la mente ed il corpo, appannaggio di un uso consapevole e culturale del secondo per l'ottimizzazione della prima e dello scambio reciproco delle rispettive energie. Proprio come ci spiega Roberto Zappalà, Il mio sentire, in questa fase della vita, è quello di tornare alla semplicità, ovvero su un gesto che indirizza all’idea lineare di contemporaneo. Il mio lavoro dunque si concentra su una coreografia plasticamente costruita, sebbene resa in quadri liberi al fine di rendere protagonista la danza. Il mio è una sorta di manifesto a favore della danza. L’elemento musicale, di fondamentale importanza, in questo spettacolo vedrà in scena una vera e propria band che interpreta un tappeto sonoro che possiamo definire ambient/folk molto percussivo.