La città ideale? È fatta interamente di LEGO
L'artista danese Olafur Eliasson ha pensato di creare, per la sua nuova installazione a Manhattan, una città interattiva. Chiunque può inserire attraverso costruzioni LEGO ciò che più crede sia necessario per rendere perfetta la città. Cosa ne viene fuori? Apparentemente uno spazio ideale, dove c'è posto per le idee di tutti e ognuno ha un piccolo pezzo di metropoli costruito esattamente secondo le sue direttive e che rispecchia le sue necessità.
L'idea è quella di ritornare un po' bambini e, attraverso i LEGO, coinvolgere le persone a sentirsi parte di un cambiamento, di qualcosa che può crescere con l'apporto di tutti. Insomma, creare una città utopica. Per il modello base, Olafur Eliasson si è affidato ad importantissimi nomi dell'architettura, come Renzo Piano, una delle eccellenze italiane, e lo statunitense Steven Holl.
Sulle loro strutture il pubblico sarà incoraggiato a modificare con le proprie idee la città, così da vederla crescere man mano che il contributo di tutti si manifesta. c'è tempo fino al 30 settembre per chiunque voglia recarsi a Manhattan. La città "work in progress" si trova nella West Side, nella sezione compresa tra la 10th Avenue e West 30th Street.
D'altronde, l'idea di una città ideale ed utopica è costantemente presente nella nostra storia. Dall'arte alla letteratura, si è sempre sentito il bisogno di parlare della città, di questo luogo in cui si svolge la vita delle persone, e di come fare per renderlo perfettamente vivibile. Da Vitruvio, che nel "De architectura" intendeva la città ideale come organizzazione prospettica dello spazio e misura della progettazione architettonica, a Tommaso Campanella, che ne "La Città del Sole" fa narrare a Colombo di aver scoperto un luogo perfetto, in cui l'importanza primaria è sia spirituale che materiale. La costruzione architettonica di questo luogo è a cerchio, figura geometrica che rimanda alla perfezione.
Ma anche l'arte è piena di riferimenti dell'idealizzazione di un nucleo urbano. Siamo infatti tra il 1480 e il 1490 quando un autore ancora ignoto dipinge la "Città ideale", conservata nella Galleria Nazionale delle Marche, Urbino. Nel Rinascimento le teorie di Vitruvio vengono riprese, dando importanza alle proporzioni, alla prospettiva, e alla netta scansione degli spazi in maglie ortogonali. Nel Medioevo, c'era stato Ambrogio Lorenzetti, che mostrando Siena nel ciclo di affreschi "Gli Effetti del Buon Governo", dava la sensazione che una città ideale fosse il frutto di un'eccellente amministrazione del territorio, e non una questione meramente architettonica.
Poi la città è diventata la protagonista della vita, lo sfondo urbano in cui accadevano cose, in cui le persone vivevano le loro emozioni. Così Gustave Caillebotte l'ha resa la "prima donna" del suo "Rue de Paris, temps de pluie" (Parigi in un giorno di pioggia), dove la capitale parigina fa da sfondo all'inizio della Belle Époque. E poi ancora Escher, che con la sua "Relativity", ci ha insegnato a guardare in diverse direzioni, a seguire diversi punti di vista. E proprio Escher è stato trasformato da Andrew Lipson e Daniel Shiu, due appassionati di costruzioni, in LEGO, rendendo concreto quello che l'artista olandese aveva cercato di immaginare.
La città ideale, dunque, in sé e per sé non esiste. Esiste il concetto di essa, e l'utopia di poterla realizzare, perché ogni individuo ha un'idea diversa di come realmente dovrebbe essere. Ciò che più si avvicina alla sua realizzazione è stata proprio l'idea di Olafur Eliasson, il cui progetto metterà insieme tutte le proposte e gli spazi ideali di ogni persona che vorrà partecipare all'iniziativa. Ciò che ne verrà fuori sarà caotico, disorganizzato, forse contraddittorio. Ma l'utopia ce lo consente. E anche i LEGO.