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“La città ideale” di Adalberto Libera al Mart di Rovereto

Fino all’8 settembre 2013, il Mart (Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto) rende omaggio attraverso fotografie, disegni, modelli, tempere, video e relazioni tecniche, all’architetto Adalberto Libera, uno dei grandi protagonisti del rinnovamento dell’architettura italiana.
A cura di Clara Salzano
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“Isolata, esclusa, la casa Malaparte di Libera è un paradossale oggetto che si consuma in solitudine, pieno di storie senza risposta. Un relitto sulla roccia, dopo il ritiro delle acque. Un sarcofago di voci segrete, sussurranti di fati ineluttabili. Questa casa: relitto sulle acque di un'epoca di caos: potente, triste, nostalgica, come tutti i relitti, restano nella mente, interrogativi inquietanti…”, così John Hejduk descriveva Villa Malaparte a Capri di Adalberto Libera sulle pagine di Domus nell’aprile del 1980. La Villa Malaparte incagliata tra i faraglioni di Capri e i pini marittimi, sola davanti al Mediterraneo e dominata da una scalinata e da una terrazza che si lancia nel vuoto del mare e del cielo. Quella casa rossa, bassa, quasi nascosta tra le rocce ma impossibile da non vedere è diventata il simbolo di un mondo che stava terminando tragicamente e l’inizio di una fase nuova, attenta al paesaggio, alle sue curve e ai linguaggi della materia antica che ritroviamo tra Capri e Napoli. Con questa casa Adalberto Libera realizza uno dei capolavori dell'Architettura Moderna.

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Adalberto Libera sul terrazzo della pensione in Via del Corso a Roma, 1928, fotografia. (immagine Mart Rovereto)
Adalberto Libera sul terrazzo della pensione in Via del Corso a Roma, 1928, fotografia. (immagine Mart Rovereto)

A 50 anni dalla morte (e 110 dalla nascita) del maestro Adalberto Libera, il Mart dedica una retrospettiva a uno dei protagonisti della cultura architettonica italiana del Novecento con una mostra intitolata “La città ideale”. Con questa mostra il Mart si pone l’obiettivo di rileggere e attualizzare l’eredità dell’architetto trentino. Adalberto Libera ha ricoperto un ruolo fondamentale nella diffusione dell’architettura razionalista italiana, sia come fondatore del M.I.A.R. (Movimento Italiano per l’Architettura Razionale), e sia per la realizzazione a Roma di importanti opere pubbliche come il Palazzo postale all’Ostiense e il Palazzo dei Ricevimenti e dei Congressi all’E42 o il Padiglione Italiano all’Esposizione Internazionale di Chicago del 1933.

Adalberto Libera, Palazzo dei Ricevimenti e dei Congressi all’E42 di Roma, 1942
Adalberto Libera, Palazzo dei Ricevimenti e dei Congressi all’E42 di Roma, 1942

L’esposizione offre un nuovo punto di vista sull’opera di questo grande maestro dell’architettura moderna: il curatore della mostra, l’architetto Nicola Di Battista, ha scelto infatti di approfondire il lavoro di Libera attraverso la selezione di alcuni progetti tra i più significativi, la cui lettura, sorprendentemente inedita, intende attualizzare le modalità di formazione di uno stile. In questo modo è ripercorsa la storia professionale di Adalberto Libera, con particolare attenzione al periodo di formazione e agli esordi, dove più forte risulta la sua volontà di proporre un linguaggio moderno e internazionale, attraverso l'interpretazione degli indirizzi del Razionalismo europeo.

Provi, insomma, l’osservatore a leggere i disegni di Adalberto Libera come altrettanti “ragionamento visivi” e non mancherà di fare molte altre scoperte che un atteggiamento contemplativo (estetico) o calcolante (logico) non gli avrebbe in nessun modo saputo dischiudere.

(Pietro Montani, I ragionamenti visivi di Adalberto Libera. Nota sulla funzione del disegno in architettura)
Adalberto Libera, Progetto per il Palazzo dell’Acqua e della Luce, 1939
Adalberto Libera, Progetto per il Palazzo dell’Acqua e della Luce, 1939

L’allestimento della mostra, a cura dell’architetto Giovanni Maria Filindeu, organizzata attorno a 14 grandi riproduzioni delle vedute prospettiche dei progetti selezionati, aiuta il visitatore ad entrare come protagonista nell’architettura di Adalberto Libera, coglierne gli aspetti più legati alla composizione e assumerli come valori assoluti da interpretare nell’attualità. Dotato infatti di una eccezionale abilità nel disegno, Libera usa rappresentare i propri progetti con magistrali vedute prospettiche, quasi sempre di spazi interni, alcune conservate e altre andate perdute e di cui si hanno oggi solo le riproduzioni fotografiche in bianco e nero. Queste prospettive sono capaci da sole di raccontarci il progetto senza l’ausilio di altri elaborati ed è per questo che Di Battista ha deciso di renderle protagoniste di tutta l’esposizione.

Allestimento espositivo – rendering 2, architetto Giovanni Maria Filindeu
Allestimento espositivo – rendering 2, architetto Giovanni Maria Filindeu

La mostra si apre con uno spazio organizzato intorno a grandi riproduzioni di progetti selezionati. Per ognuno sono anche esposti materiali d’archivio originali, quali schizzi, foto, pubblicazioni d’epoca e relazioni tecniche redatte dallo stesso Libera. Le aree successive ospitano diverse sezioni: la prima dedicata a disegni realizzati in tutto l’arco della sua vita; la seconda a una raccolta di tempere originali che illustrano alcune sue architetture, la terza ai progetti a pianta centrale, un’altra a video. L’ultima stanza è interamente dedicata alla “città ideale”, una sorta di paesaggio riassuntivo dell’Italia, in cui l’architetto trentino esprime con grande chiarezza un’idea di architettura capace di mettere in relazione il contesto storico con le forme della città moderna.

Adalberto Libera, La città ideale, sd
Adalberto Libera, La città ideale, sd

Della sua generazione Libera è forse il più razionalista, perché la sua personalità lo rende affine ai grandi maestri europei del Movimento Moderno (è invitato da Ludwig Mies van der Rohe all'esposizione di Stoccarda del 1927 per il Werkbund); egli infatti aveva l'impulso a trasferire nell'architettura un mondo ordinato secondo categorie universali quali: la semplicità, l'integrità, l'essenzialità e la durata che in architettura si palesano attraverso uno stile di purezza classica e di perfetta corrispondenza tra geometria e costruzione. Libera è dunque uno di quegli autori che non si smetterebbe mai di scoprire e studiare, sofisticato e discreto ma insieme lucido nell’immaginare una modernità a misura d’uomo.

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