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La carica dei “cosplayer”: tutti pazzi per i manga

Travestirsi da Goku o da Sailor Moon e imitarne i gesti alla perfezione è la moda made in Japan ormai arrivata anche in Italia. Viviana Francone e Massimo Barbera, organizzatori del Cosplay Challenge al Comicon di Napoli, cercano di spiegarci le dinamiche del mondo fantasy proiettato nella realtà.
A cura di Maura Corrado
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Miriam Lederne

Streghe, maghi e geishe. Folletti, pirati e marinai. Da Harry Potter a Sailor Moon, passando per Super Mario Bros e Guerre Stellari, hanno dato libero sfogo alla fantasia i tantissimi cosplayer che hanno partecipato alla XIV edizione del Comicon, il salone internazionale del fumetto in svolgimento (fino a domani) alla Mostra d’Oltremare di Napoli. Il Cosplay – il termine nasce dalla fusione delle parole inglesi “costume”, costume, e “play”, interpretare, ovvero divertirsi immedesimandosi nel proprio personaggio preferito, che sia un eroe dei fumetti, dei cartoni animati o dei videogiochi, cercando di imitarne gesti e comportamenti -, moda esplosa in Giappone negli anni Ottanta, ormai è una realtà anche in Italia, come spiegano ai microfoni di Fanpage Viviana Francone e Massimo Barbera, gli organizzatori del Cosplay Challenge. Gli appassionati di questo fenomeno di costume in Italia sono più di 5mila, equamente ripartiti tra uomini e donne. L’unica differenza tra i cosplayer giapponesi e quelli italiani è nella scelta dei personaggi: i primi, più puristi, impersonano solo eroi dei manga e dei cartoni made in Japan; i secondi, più fantasiosi, non hanno confini e spaziano dalle rockstar ai cabarettisti di ogni nazionalità.

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