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La Cappella Sistina “in mostra” a New York: il Giudizio Universale è a grandezza naturale

Oltre trenta gigantografie ad altissima risoluzione portano la grande arte rinascimentale a New York: gli affreschi della Cappella Sistina saranno esposti fino a luglio nel Westfield World Trade Center.
A cura di Federica D'Alfonso
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Il Giudizio Universale di Michelangelo in mostra a New York
Il Giudizio Universale di Michelangelo in mostra a New York

Gli splendidi affreschi della Cappella Sistina “volano” a New York: la mostra “Up Close: Michaelangelo’s Sistine Chape” ha inaugurato lo scorso 23 giugno, riscuotendo già un enorme successo nella Grande Mela. Grazie alla fotografia digitale ad altissima risoluzione e ad un allestimento pensato ad hoc per l'ambientazione contemporanea del Westfield World Trade Center, la teologia visiva di Michelangelo Buonarroti continua ad affascinare milioni di visitatori. Anche oltre oceano.

Certo, l'emozione di poter ammirare le volte affrescate da Michelangelo dal vivo non ha eguali, ma tramite l'allestimento curato nei minimi dettagli dalla storica dell'arte Lynn Catterson e agli scatti del fotografo Erich Lessing, ai newyorkesi sembrerà di essere volati, improvvisamente, in Italia.

L'allestimento presso il World Trade Center
L'allestimento presso il World Trade Center

La mostra, aperta fino al 23 luglio, espone 34 riproduzioni degli affreschi della Cappella Sistina fotografati ad altissima risoluzione e poi trasposti su tela: le grandiose scene de "La creazione di Adamo" e del "Giudizio Universale" sono riproposte a grandezza quasi naturale.

Un colpo d'occhio stupefacente, se pensiamo che gli affreschi michelangioleschi sono esposti nella cornice della struttura contemporanea del World Trade Center, progettata dall'architetto Santiago Calatrava e conosciuta nella Grande Mela anche come “Oculus”.

Gli affreschi di Michelangelo esposti presso l'"Oculus"
Gli affreschi di Michelangelo esposti presso l'"Oculus"

Con questa mostra, la contemporaneità dialoga con la classicità non solo dal punto di vista espositivo: una storia che ha molti punti in comune, quella della costruzione del gigante contemporaneo di New York e quella degli affreschi della Cappella Sistina. Entrambe le opere, l'Oculus di Calatrava e il Giudizio Universale di Michelangelo, vengono salutate con pesanti critiche all'indomani della loro realizzazione (avvenuta a circa cinque secoli di distanza): la prima, troppo simile “alla carcassa di un tacchino dopo il giorno del Ringraziamento” secondo il New York Times, la seconda definita “oscena” e “blasfema” dal Concilio di Trento.

La rappresentazione della fine dei tempi e della venuta di Cristo venne censurata, e in parte ricoperta da Daniele da Volterra che per questo si guadagnò il nome di “Braghettone”, coprendo i nudi più eclatanti nascosti nell'affresco ma lasciando inalterata la gran parte delle figure. Per quanto riguarda l'Oculus, dal giorno della sua inaugurazione, il 3 marzo 2016, è bastato poco affinché divenisse centro artistico e culturale di New York: ruolo riconfermato da questa mostra assolutamente da non perdere.

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