La Biennale di Venezia 2015: All the World’s Futures
Dal 9 maggio al 22 novembre 2015, anticipata rispetto al periodo consueto per coincidere con l’Expo milanese, la 56. Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia è pronta ad esplorare i futuri del mondo.
La Biennale di Venezia 2015
Articolata, come da tradizione, tra Giardini, Arsenale e vari spazi del centro storico di Venezia, con la mostra principale e i diversi padiglioni nazionali, l’Esposizione di quest’anno vede 89 partecipazioni nazionali, con 5 new entries di paesi presenti per la prima volta (Grenada, Mauritius, Mongolia, Repubblica del Mozambico, Repubblica delle Seychelles) e alcuni grandi ritorni dopo lunghe assenze (Ecuador, Filippine, Guatemala). Torna anche, per la seconda volta, il Padiglione della Santa Sede nelle Sale d’Armi in Arsenale, dove troviamo, come di consueto, il Padiglione Italia, quest’anno affidato al curatore Vincenzo Trione. In aggiunta, 44 Eventi Collaterali ufficiali arricchiscono l’offerta artistica dell’attesissima Biennale numero 56.
All the World’s Futures
Ad orchestrare la Biennale e curare la mostra principale è stato designato Okwui Enwezor, nigeriano classe 1963, formatosi in USA e già direttore di Documenta11 (2002). Il suo progetto veneziano si intitola All the World’s Futures, comprende 136 artisti (di cui 89 presenti per la prima volta) di 53 paesi diversi e conferisce a questo evento un’impronta impegnata, politica e dalle evocazioni comuniste. La Biennale compie 120 anni e, se col Palazzo Enciclopedico di Gioni nel 2013 analizzava le spinte interiori che portano alla creazione artistica, quest’anno con Enwezor osserva il rapporto dell'arte con la realtà esterna, con la storia e i fenomeni politici e sociali.
Arte come espressione dell’age of anxiety
Considerato che è in corso un’inquieta “age of anxiety”, si va ad indagare come le tensioni del mondo esterno sollecitano la sensibilità ed i linguaggi espressivi degli artisti. La domanda principale posta dall’esposizione è la seguente: in che modo gli artisti, attraverso immagini, oggetti, parole, movimenti, azioni, testi e suoni, possono raccogliere dei pubblici nell’atto di ascoltare, reagire, farsi coinvolgere e parlare, allo scopo di dare un senso agli sconvolgimenti di quest’epoca? Più sinteticamente: come reagisce l’arte all’attuale stato delle cose?
Il Capitale
Per tentare di ordinare ed esaminare l’inquietudine del nostro tempo espressa attraverso l’arte, Enwezor ragiona per filtri: la natura di alcuni lavori sottolinea la vitalità e la durata epica della Biennale, così come dell’arte, evento visivo, corporeo, uditivo e narrativo, non circoscritto nel tempo e nello spazio; altre opere partono dal concetto di giardino che strutturi il disordine della realtà globale. Il filtro principale, e in un certo senso il più invasivo, è quello di Das Kapital di Marx che, nel nuovo spazio dell’Arena, sarà letto tutti i giorni per l’intera durata della Biennale, con corredo di performance ed eventi a tema. “La natura del capitale è una preoccupazione diffusa della nostra epoca, il suo grande dramma”, spiega Enwezor: “tutti noi abbiamo letto e leggiamo Il Capitale, negli scritti e nei discorsi di coloro che lo hanno letto per noi, ma è fondamentale che un giorno venga letto alla lettera”.
Gli artisti
A riflettere su questi temi c’è un ampio corpus di nuove produzioni ma anche una rassegna di piccole e grandiose antologie di artisti storici: Bruce Nauman, Walker Evans, Hans Haacke, Fabio Mauri, Marlene Dumas, Pino Pascali, George Baseliz, Robert Smithson per citarne alcuni. I progetti speciali sono affidati, tra gli altri, a Olaf Nicolai, Jeremy Deller, Allora e Calzadilla, Kara Walker. Per la lista completa degli artisti della mostra centrale e dei padiglioni nazionali, per gli eventi collaterali e per tutte le informazioni pratiche, a questo link c’è il sito ufficiale della Biennale.
La critica
Nominati i Leoni d’Oro (El Anatsui ha vinto il Leone d’Oro alla Carriera) e iniziate le preview e le inaugurazioni, cominciano a circolare le prime opinioni e critiche sull’Esposizione veneziana: eccessivamente politica e terzomondista, espressione di un’utopia multietnica e anticapitalistica, troppo cupa, priva di visioni, ma anche giustamente e finalmente impegnata, profondamente teorica e al contempo emozionale ed entusiasmante. Dal 9 maggio tutto il pubblico potrà vedere, sentire e giudicare la nuova Biennale di Venezia.